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Terzo volume dell'opera omnia di Giovanni Franzoni


34384. ROMA-ADISTA. Il papa ribadisce che l’inferno c’è ed è "eterno". Così, parlando nella parrocchia della borgata romana di Fidene, il 25 marzo 2007, Benedetto XVI, ha affermato: "Gesù è venuto per dirci che ci vuole tutti in paradiso e che l’inferno, del quale poco si parla in questo nostro tempo, esiste ed è eterno per quanti chiudono il cuore al suo amore". Concetto ripreso e ribadito nella sua enciclica Spe salvi del 30 novembre 2007. Ma nella Chiesa cattolica romana si levano le voci di quanti/e negano quest’affermazione, e non per essere diventati atei, ma proprio perché, come credenti nel Dio di Gesù Cristo, ritengono che sostenere la dannazione eterna significhi affermare una contraddizione che distrugge Dio stesso. Tra queste voci, vi è quella di Giovanni Franzoni, di cui è appena uscito Il diavolo mio fratello. L’addio alla dannazione eterna (Edup, Roma 2008, pag. 318, € 20, il volume è acquistabile anche tramite la nostra agenzia), volume nel quale egli sostiene appunto che, se anche una sola persona – sia pure per sua libera e inflessibile opposizione, nella vita terrena, all’amore, alla verità e alla giustizia – precipitasse in un inferno eterno, Dio stesso sarebbe eternamente infelice in quanto per sempre perderebbe una sua creatura. Naturalmente, argomenta Franzoni, per gli umani è impossibile comprendere come si compongano, nell’aldilà, somma giustizia e somma misericordia, perché impenetrabile è il mistero di Dio e insondabile il modo con cui Egli, rispettando la volontà del "dannato" (diavolo o persona umana), lo possa sollecitare fino ad abbandonarsi al suo amore. Quest’ipotesi, ovviamente, presuppone il fermo rifiuto di una tesi fondamentale della dottrina ufficiale: chi muore nel peccato mortale rimane "pietrificato" per l’eternità nel suo no a Dio.









L’Edup (Edizioni dell’Università Popolare) sta pubblicando – con un’impresa che terminerà tra qualche anno – l’opera omnia di Franzoni, cioè libri in gran parte già pubblicati, e ora ri-editi, riuniti in volumi che contengono gruppi di scritti dedicati allo stesso tema. Sono usciti, per ora, tre volumi: nel 2006, prima Le cose divine e, subito dopo, I beni comuni, che raccolgono quanto l’autore ha scritto sugli Anni Santi del 1975 e del 2000, e sulla destinazione per tutti dei beni che sono di tutti (sulla terra, nel sottosuolo, nei mari, nello spazio); e, ora il terzo volume della serie, che raccoglie Il diavolo mio fratello e Le tentazioni di Cristo, pubblicati da Rubbettino editore nel 1986 e nel 1990, e poi Il ritorno di Leviathan, testo inedito del 2007.



Ne Il ritorno di Leviathan Franzoni cita quanto detto dal papa nel 2007, ma ritiene del tutto discutibili quelle affermazioni, che ripropongono poi la "dottrina tradizionale" della Chiesa cattolica. La questione, dunque, è come valutare questa dottrina. Malgrado le reticenze ufficiali, sottolinea l’autore, la storia della Chiesa dimostra che sempre vi sono stati pensatori cristiani che si sono chiesti se e come sia possibile immaginare un Dio che punisce il peccatore per l’eternità. In particolare, lo scrittore si rifà al grande Origene – teologo del III secolo – il quale ipotizzò che il Signore, in un futuro noto a Lui solo, avrebbe compiuto l’apokatàstasis pànton, la restaurazione di tutte le cose, e allora tutti sarebbero stati salvati. Le riflessioni teologiche di Franzoni su tale problematica sono stringenti, e stimolano domande sulle quali egli invita anche la teologia ufficiale a riflettere, non più accontentandosi di risposte "ovvie" che tali, in realtà, non sono.




Le tentazioni di Cristo sono, tra le altre, quelle subite da Gesù nel deserto ma, poi, anche quelle affrontate dalla Chiesa lungo i secoli e alle quali, spesso, essa (ogni Chiesa) ha ceduto. I titoli di alcuni capitoli del libro indicano l’ampio ventaglio della riflessione di Franzoni: "Dio tenta l’uomo, l’uomo tenta Dio"; "La Chiesa, la voglia di essere come Dio"; "La metamorfosi della simonia. Il sistema concordatario". E la conclusione de Le tentazioni racchiude il senso di un discorso che dalla riflessione sull’eternità rimbalza sulla cronaca quotidiana: "Ci avvolge, di tanto in tanto, la tentazione di tacere, il dubbio che ogni impegno sia inutile, la sensazione che il potere ecclesiastico dominante sia troppo forte per essere non dico scosso, ma neppure scalfito. Ma, ritengo, bisogna superare queste difficoltà. Niente può oscurare il magistero insostituibile ed assoluto di Cristo crocifisso, sconfitto ed abbandonato. A quei chiodi deve tornare ogni credente, e debbono tornare le Chiese nel loro complesso, cioè come mistura inseparabile di istituzione e di carisma, se le comunità cristiane organizzate vogliono trovare senso e fondamento. (luigi sandri)

Fonte: Adista



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