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Gesù fu divinizzato più tardi nel II e III secolo del cristianesimo e fu proclamato persona divina, cioè la seconda della Trinità nel secolo IV, quando l’idea indiana della Trinità stessa e del Je-zeus Chrisna già era stata propagata e confusa insieme con l’idea del Divino Messia, redentore o liberatore sempre desiderato dagli israeliti ed aspettato quando si trovavano vinti dai loro stessi nemici ridotti in servitù sotto il gioco dei barbari. Tutte le nazioni cadute fanno altrettanto.

Perciò troviamo il Messia temporale della Palestina nel IV secolo già spiritualizzato e diventato la seconda persona della trinità indiana, cioè di quella Trinità impossibile ed assurda che fu sostituita al Jeuhoa di Mosè. E ciò avvenne per opera specialmente dei padri e dottori della Chiesa più antichi […] i quali disputavano fra loro col massimo ardore, scavalcandosi a vicenda con gli intrighi politici e con la propaganda religiosa- popolare per occupare i primi posti e le prime cariche nelle diverse chiese della cristianità e ciò con l’appoggio non solo morale e civile delle leggi romane, ma anche con quello materiale, prima delle masse popolari e poi degli imperatori, già fatti despoti e padroni con l’appoggio dei vescovi che avevano la libertà illimitata di formulare, discutere e decretare in concili ecumenici, ove intervenivano centinaia di vescovi e dottori, le cui decisioni potevano poi essere [emesse] come vere leggi della Chiesa pubblicate e propagate in tutte le province del romano impero […] e dovunque con la loro influenza religioso-politica potevano far rispettare e venerare con culto idolatrico esteriore i loro dogmi più strani, ridicoli, incomprensibili ed assurdi […] spinti dall’influenza e dal fanatismo religioso-politico, per opera specialmente di Atanasio (295-373 d. C.) [(1)] contro Ario, si lasciarono indurre e trascinare all’errore di formulare proposizioni e stabilire dogmi intorno all’ideale della divinità incomprensibile ed ignota, la quale non può essere determinata, né circoscritta, né definita senza cadere nell’assurdo, senza violentare le coscienze e produrre, come fu prodotto, l’enorme errore ecclesiastico-religioso e politico ad un tempo, di organizzare diversi concili, fra i quali il concilio ecumenico di Nicea e di Costantinopoli, nei quali furono condannate le dottrine moderatissime più liberali e meno intolleranti […] intorno alla divinità di Gesù Cristo […].

Questo fu il gran fatto, che lentamente condusse il cristianesimo sotto l’impero teologico-dogmatico-religioso-morale, cioè sotto il dominio della Chiesa Romana poi Vaticana. La quale dopo l’avvilimento delle chiese greche e asiatiche cadute sotto l’impero dei saraceni, maomettani, ottomani, turchi, ecc. divenne intollerantissima d’ogni vera libertà di coscienza e soprattutto della necessità di indipendenza della filosofia che è la scienza sovranamente e per se stessa libera, scienza che non sarebbe né potrebbe essere filosofia vera se fosse quella determinata da una chiesa qualsiasi, e tanto meno quella tutta teologica di un solo santo padre come, per esempio, di un san Tommaso o di un Papa qualsiasi con pretese all’infallibilità. […].

La religione esalta, insuperbisce e nel tempo stesso accieca, avvilisce e deprime; sull’altare un prete vice-Dio con ricchi e dorati paludamenti da un lato e dall’altro ai suoi piedi pochi stupidi cenciosi, che rappresentano il popolo illuso, destinato al paradiso o all’inferno! Ecco la conclusione di una religione! […]. Dopo la morte, in verità, non c’è più vita e non si risuscita; lo spirito senza vita è impossibile, com’è impossibile la vita senza corpo organico. […].
 
Leggendo i Vangeli è curioso vedere come i sacerdoti e i farisei credenti nel Dio d’Abramo temessero una resurrezione fittizia di Gesù, mentre Pilato, del tutto incredulo, rideva delle precedenti miracolose resurrezioni come quella di Lazzaro, il quale non era morto [infatti, era stato colpito da un episodio di “letragia” (frequentissima nella Palestina di quell’epoca)] né era stato sepolto, e quella del figlio della vedova di Naim, il quale o aveva fatto il morto per poche ore o era stato curato con l’oppio, d’accordo con i suoi parenti. […]. Non è presumibile che Gesù abbia creduto nella resurrezione dei corpi […] perché impossibile o assurda e contraria ai fatti più evidenti della natura. […].

Quando disse: nisi quis renatus fuerit denuo non potest videre regnum Dei; oppure nisi quis renatus fuerit ex aqua et spiritu sancto non potest introire in regnum Dei (Giov. III, 3-6), alludeva sempre ad una resurrezione morale, ad una vita politica nuova e laboriosa; alludeva ad un nuovo Regno messianico, che per voto generale e per impeto di popolo, poteva e doveva secondo lui sostituirsi a quello dei romani e dei loro alleati, i principi dei sacerdoti. Ed in conclusione, per dirla schiettamente, Gesù voleva una vita nuova più attivamente politica e più vigorosa, voleva non già una materiale resurrezione, ma una generale insurrezione, alla quale dovevano prendere parte tutte le dodici tribù d’Israele e tutti gli arabi e i popoli nomadi concertati insieme e prorompenti contro il governo degli stranieri, greci o romani che fossero. […].

Gesù dunque voleva in politica ciò che i romani, il sacerdozio giudaico e gli erodiani temevano maggiormente. Lo scopo dell’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, la proclamazione del nuovo Regno d’Israele, era più che manifesto; più che religioso, era profondamente politico. […].
[Modificato da kelly70 08/10/2008 20:16]



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)