APOCALISSE Controinformazione su Chiesa e Cattolicesimo

La prima contro-riforma

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    00 23/10/2008 23:43
    Marcione era un eretico?

    Se Marcione fosse stato soltanto un certo scrivano eccentrico, persone come il martire Giustino, Ireneo, e Tertulliano non si sarebbero occupati di lui. Infatti, egli si trasformò in una forza con la quale fare i conti come il suo Cristianesimo Paolino sparso ampiamente e profondamente. Il rapporto fra Marcione ed i capi cattolici del suo tempo è parallela in modo impressionante con i rapporti difficili fra Paolo e gli apostoli di Gerusalemme in Galati e 2 Corinti. C’erano tentativi iniziali di cooperazione ecumenica, ma non ha funzionato. La Chiesa Cattolica ha cercato di cooptare il Marcionismo alla fine del secondo secolo, come anticipato sopra, aggiungendo il materiale ai testi Paolini ed a Luca, armonizzando il Cristianesimo Paolino con il Giudaismo nel modo ancora familiare oggi, insistendo che il Cristianesimo era l’erede legittimo delle promesse del patto di Dio con Israele e il popolo Ebraico. Se avesse trionfato il Marcionismo, oso dire che avremmo visto rapporti Ebreo-Cristiani più pacifici visto che né l’uno né l’altro lato avrebbe percepito l’altra parte come una minaccia.


    Come ha risposto la Chiesa Cattolica allo Sputnik Marcionita di una sacra scrittura specificamente Cristiana? Dove Marcione ha abbandonato le sacre scritture Ebree  per la religione Ebraica e le ha sostituite con le scritture distintamente Cristiane, i vescovi Cattolici decisero di mantenere la Bibbia Ebraica, interpretata nuovamente in un modo Cristiano e di aggiungere ad essa un nuovo insieme di sacre scritture. Essi non ebbero obiezioni ad avere un insieme di libri che avrebbero parlato in modo evidente di fede e di pratica Cristiana. Si ricordi che essi li avevano già ed era solo una questione di renderle ufficialmente parte della Bibbia. Così hanno assunto il corpus Paolino, aggiungendo le Pastorali ed interpolando le altre per renderle in accordo con l’insegnamento Cattolico.
     
    Il vangelo di Marcione si è trasformato in nel nostro Vangelo di Luca aggiungendo i capitoli 1-3, il sermone della sinagoga di Nazareth, il figlio prodigo, la torretta di Siloe e il massacro di Pilato dei Galilei, “il discorso dei detti sapienziali” (della montagna), l’entrata trionfale, i coloni cattivi (vignaioli), la previsione del battesimo di spirito e l’ascensione. Per equilibrare e diluire Luca, hanno aggiunto Matteo, Marco e Giovanni, anche se Giovanni dovette essere rimescolato ed interpolato estesamente, come ha mostrato Bultmann, prima che potesse passare come ortodosso. Potrebbe attestare la scarsa importanza relativa dei Dodici il fatto che nessuno ha fatto alcun tentativo di attribuire neanche nomi apostolici ai racconti di Marco e di Luca. I vangeli sono tutti anonimi, non pseudonimi, essendo i quattro nomi convenzioni editoriali aggiunti una volta che la gente cominciò ad usare una raccolta di vangeli, generando la necessità di differenziarli: “Questa volta leggiamo dal vangelo secondo Matteo”. Forse ad un certo punto Marco e Luca furono tenuti nella stessa stima con Giovanni e Matteo come capi importanti, benché soltanto la congettura li identifichi con le personalità del Nuovo Testamento con quei nomi. È interessante che i due nomi maschili più comuni nell’impero romano risultavano essere Marco e Luca.


    Volendo ristabilire l’importanza dei dodici, i compilatori del Nuovo Testamento hanno fatto un tentativo ritardato di rappresentarli nel canone accanto a Paolo. Gli Atti degli Apostoli hanno cercato di cooptare Paolo e rendere Pietro il suo gemello, riunendo entrambi i lati, i devoti alla memoria di Paolo ed i devoti di quella di Pietro, così come anche implicare che i Dodici avessero svolto un certo ruolo importante. Se mai lo avessero fatto, le loro opere sarebbero state fra i Giudei Cristiani nella Palestina ed in gran parte dimenticati dopo il 70 AD/CE e la distruzione di Gerusalemme. Un gruppo di tre epistole anonime “dall’Anziano”, un maestro dei missionari che viaggiavano alla fine del primo secolo, fu attribuito gratuitamente a Giovanni, il figlio di Zebedeo. Due scritture spurie Pietrine (1 e 2 Pietro, di autori pseudonimi differenti) furono scelte dallo complesso molto più grande di opere Pietrine apocrife che sopravvivono oggi, comprese le due Apocalissi di Pietro, il Vangelo di Pietro, i Viaggi di Pietro, gli Atti di Pietro, la Predicazione di Pietro, la Lettera di Pietro a Filippo, la Lettera di Pietro a Giacomo, ecc. Le due Epistole favorite furono aggiunte, come lo fu una lettera da qualcuno chiamato Giacomo ed un altra da un Giuda. Giacomo era il fratello del Signore? Figlio di Zebedeo? Figlio di Alfeo? Qualche altro Giacomo? Nessuno lo sa. Comunque, questi documenti ci hanno dato il nocciolo del canone cattolico, anche se siano stati richiesti alcuni secoli per delimitare il suo esatto profilo.


     Traduzione da “Pre Nicene New Testament” di Robert M. Price




    La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
    Apocalisse Laica
    Le religioni dividono. L'ateismo unisce


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    00 23/10/2008 23:49
    L'invasione Marcionita: 1a parte

    La storia di un canone scritturale distintivo cristiano comincia con Marcione del Ponto nell’Asia Minore. Datato tradizionalmente al 140 AD/CE circa, Marcione in realtà può aver cominciato il suo ministero pubblico più presto, subito dopo l’inizio del secolo. Una tradizione antica rende Marcione l’amanuense (segretario) dell’evangelista Giovanni alla conclusione del primo secolo. Ciò probabilmente non è storicamente vero, ma nessuno avrebbe raccontato la storia se non avesse supposto che Marcione fosse in vita a quel tempo. Era una tendenza generale dei primi apologeti Cristiani attribuire date più tarde ai cosiddetti “eretici” per distanziarli dal periodo apostolico allo stesso modo che gli apologisti di oggi preferiscono una data più anteriore possibile per le Epistole ed i Vangeli.


    Marcione fu il primo Paolinista di cui abbiamo conoscenza. In seguito sarebbe stato un aspetto di un certo imbarazzo per i padri della Chiesa che i primi lettori e devoti delle epistole Paoline fossero stati gli Gnostici Marcioniti e Valentiniani. Non conosciamo alcun Paolinista prima di questi cristiani del secondo-secolo. L’esistenza di una Cristianità Paolina anteriore alla metà del primo secolo è semplicemente un'illazione, ammissibilmente una illazione naturale, l’attribuire la condizione di autore e le date implicate delle epistole Paoline al valore nominale come opere che rappresentano un'ala della Cristianità del primo-secolo. Ma è abbastanza possibile che la letteratura Paolina sia il prodotto dei movimenti Marcionita e Gnostico alla fine del primo e inizio del secondo secolo. Anche se gran parte delle epistole Paoline è genuinamente a partire dal primo secolo, il candidato più probabile per il primo collettore del corpus rimane Marcione. Nessun altro nel periodo di tempo rilevante relativo avrebbe avuto l'interesse o l'occasione. Nessuno era interessato in Paolo quanto Marcione. Perché? Fu perché egli condivideva con i suoi cugini teologici, gli Gnostici, la credenza che il vero Dio e padre di Gesù Cristo non fossero la stessa divinità del Dio di Israele creatore e fornitore della legge e delle scritture giudaiche.


    Come suggerisce Jan Koester, in questo credo Marcione forse è stato influenzato dallo Zurvanismo Zoroastriano, una dottrina dualistica. Marcione concordava che il Dio creatore fosse giusto e retto ma anche duro e retributivo. La sua apparente benevolenza non era che una funzione della sua arbitrarietà: Nerone avrebbe potuto rendere un verdetto con le dita su o giù secondo a come lo spingeva il capriccio, e così con il dio di Israele. Marcione riteneva le sacre scritture ebree storicamente vere e si attendeva che le profezie messianiche si adempissero da un re Davidico che avrebbe restaurato la sovranità Giudaica. Ma Marcione riteneva tutto questo strettamente irrilevante rispetto alla nuova religione della Cristianità. Nella sua visione, che egli sosteneva di aver derivato dalle epistole di Paolo, Gesù Cristo era il figlio e il rivelatore di un dio straniero che non aveva generato il mondo, non aveva dato la Torah a Mosé e non avrebbe giudicato l'umanità.
     
    Il padre di Gesù Cristo era un dio di perfetto amore ed onestà che non avrebbe punito nessuno. Attraverso Gesù e per estensione Paolo, il Dio Cristiano offriva agli esseri umani l'opportunità di essere adottati come suoi figli. Se fossero stati Gentili, questo significava una rottura con il paganesimo. Se fossero stati Ebrei, avrebbe comportato una rottura dal giudaismo e dalla Torah. Marcione predicava una moralità rigorosa. Ogni forma di sesso era peccaminosa. Generare bambini avrebbe prodotto più anime per vivere nella schiavitù al creatore. Marcione credeva che Gesù non avesse alcuna nascita fisica ma fosse apparso un giorno dal cielo in un corpo che sembrava essere quello di un trentenne, completo di un ombelico ingannevole, anche se non affatto umano: piuttosto un essere celestiale. Gesù aveva insegnato ed era stato successivamente crocifisso. I suoi dodici discepoli dovevano diffondere il suo vangelo di un dio straniero e della sua adozione di tutti coloro che fossero venuti a lui. Ma le cose erano andate male: i discepoli, stupidi e inclini a fraintendere come compaiono nel Vangelo di Marco, sottovalutarono la discontinuità della nuova rivelazione di Gesù con il loro Giudaismo ereditario, per cui combinarono i due. Questo era l'origine dell'eresia Giudaizzante di cui Paolo si occupa in Galati ed altrove.

    Marcione aveva notato una singolarità che la maggior parte dei cristiani non notano mai quando leggono il Nuovo Testamento: se Gesù aveva nominato i Dodici per succedergli e sembrava soddisfatto di loro, perché c’era una qualche esigenza di Paolo?
    E perché avrebbe dovuto arrivare ad offuscare gli altri nell'importanza? I Dodici, in gran parte, sono soltanto una lista di nomi. In contrasto, Paolo ha scritto lettere che hanno costituito la base di gran parte della teologia della chiesa. Marcione ha visto una risposta semplice: Gesù vide fino a che punto i suoi discepoli sarebbero andati fuori rotta e decise di reclutare un altro che riportasse il messaggio sul retto percorso. Questi era Paolo. Per invocare un modello ricorrente nella storia cristiana, si pensi a Martin Lutero, a Alexander Campbell, a John Nelson Darby, a Joseph Smith, a Charles Taze Russell, a Victor Paul Wierwille e ad altri. Tutti questi hanno creduto che la Cristianità originale e apostolica fosse stata corrotta da una mescolanza di tradizione umana e hanno creduto che avessero una nuova visione dei profili della originale, vera Cristianità e avrebbero potuto ristabilirli. Questo è quello che pensava Marcione già nella prima parte del secondo secolo. Non dovrebbe suonare tanto strano a noi. Come questi uomini successivi, Marcione sarebbe riuscito molto bene a lanciare una nuova chiesa, una che si sarebbe diffusa come incendio violento dappertutto nell'impero romano e oltre. Più considerevole è il fatto che il Nuovo Testamento fu una sua idea.

     

    Traduzione da “Pre Nicene New Testament” di Robert M. Price




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    00 23/10/2008 23:52
    L'invasione Marcionita: 2a parte

    La Chiesa Cattolica emergente, che si sarebbe sviluppata nella chiesa medioevale, che poi successivamente si sarebbe divisa in Cattolicesimo Romano ed Ortodossia Orientale, nel frattempo stava impiegando la struttura familiare dell’autorità della sacra scrittura e della tradizione. Dalla sacra scrittura si intese i Settanta, la traduzione Greca delle sacre scritture Ebree, compresi i cosiddetti libri apocrifi o deutero-canonici dei Maccabei, Giuditta, Tobia, Siracide/Ecclesiastico, la Sapienza, Baruch, l’Epistola di Geremia, Esdra, ecc. Questa era “la sacra scrittura”. Dall’altro lato, la tradizione era un corpo crescente di detti attribuiti a Gesù e le storie su di lui, così come i sommari della dottrina “apostolica” rappresentata in formule come il Credo degli Apostoli e sommari simili alla fine del secondo secolo da scrittori come Ireneo e Tertulliano, per nominarne due.

    C’erano un certo numero di scritture cristiane iniziali di vari generi (vangeli, epistole, atti apostolici, rivelazioni, manuali della chiesa) che furono scritti e circolarono più o meno ampiamente, ma inizialmente questi erano più
    espressioni della fede che la fonte o i criteri per la fede. Questo non vuol dire che non erano importanti. Si pensi alle scritture di Calvino e di Lutero: sono importanti per i Calvinisti ed i Luterani che ancora li studiano, ma i Calvinisti ed i Luterani non considererebbero le scritture sagge dei loro fondatori come sacra scrittura allo stesso livello con la bibbia. Ammissibilmente, la differenza nella pratica reale può volatilizzarsi, ma quella è solo la distinzione tecnica che è importante qui. La questione che ci interessa è precisamente come i primi scritti Cristiani riuscirono ad attraversare quella linea e unirsi alla categoria di sacra scrittura. I primi Cristiani Cattolici non avvertivano ancora l’esigenza di una nuova sacra scrittura poiché trovavano la bibbia dei Settanta adeguata ai loro bisogni fino a quando avrebbero potuto usare l’allegoria e la tipologia per vedere in esso un libro su Gesù Cristo e sulla Cristianità.


    Questa nuova interpretazione della sacra scrittura ebrea non era qualcosa che Marcione era disposto ad intraprendere. Egli insisteva su una lettura letterale e diretta dei Settanta, rifiutandosi di trattarla come una finzione ventriloqua e di far in modo che sembrasse parlare con accenti Cristiani. Theodoro di Mopsuestia (350-428) ebbe lo stesso atteggiamento, benché non fosse Marcionita. Marcione si accorse che le sacre scritture Ebree, lette in modo semplice normale, non avevano niente a che fare con il Cristianesimo. Anche se fosse mancata la sua fede in due Dei biblici differenti, si può vedere il suo argomento quando si pensa alle discussioni sforzate che sono state necessarie per fare in modo che vari passi del Vecchio Testamento suonasero come profezie di Gesù. Ed è ancor oggi comune sentire i Cristiani contrapporre il dio severo di Israele con il padre tenero di Gesù. Così Marcione rifiutò le sacre scritture Ebree. Non era che egli non ci credesse, perché ci credeva. Egli riteneva semplicemente che fossero le sacre scritture della religione di qualcun’altro e non coincidessero con il Cristianesimo come lo interpretava lui. Né era antisemita o persino anti-Giudaico. Per lui, il giudaismo era vero nei propri termini, veramente non la religione di Gesù Cristo o dell’apostolo Paolo.


    Senza i Settanta come sua sacra scrittura, Marcione ha avvertito l’esigenza di compilare un nuovo canone che avrebbe insegnato con autorità la fede e la morale cristiane. Egli conseguentemente raccolse le scritture Cristiane iniziali che riteneva servissero a questo scopo. Queste erano soprattutto le epistole Paoline tranne le Pastorali, la 1 e 2 Timoteo e Tito, perché queste ancora non esistevano, ma attendevano ancora di essere scritte come reazione a Marcione ed altri “eretici” nella metà del secondo secolo. Marcione ebbe versioni dei testi più brevi, anteriori ai nostri. Inoltre, aveva un libro che aveva conosciuto semplicemente come “il vangelo” che corrisponde ad una versione abbreviata del nostro Vangelo di Luca. Scrittori Cattolici decadi più tardi avrebbero sostenuto che egli avesse pubblicato e censurato i testi, tagliando il materiale che era servito a collegare il Cristianesimo con il suo retroscena Ebraico. Marcione senza dubbio ha fatto una certa pubblicazione, una critica testuale come sembrava a lui, ma sembra che gli apologisti Cattolici abbiano fatto molto più nel senso di riempire i testi con il loro proprio materiale aggiunto, sostenendo che le loro versioni erano originali e dovrebbero essere adottate invece del testo Marcionita. Marcione chiamò la sua sacra scrittura l’Apostolicon (“Libro dell’Apostolo”). Nelle sue rivendicazioni e contro-rivendicazioni degli avversari, noi cominciamo a vedere il rapporto inevitabile dei due argomenti gemelli di
    testo e canone, quali versioni di quali scritture sono autorevoli?



    Traduzione da “
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