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L'invasione Marcionita: 2a parte

La Chiesa Cattolica emergente, che si sarebbe sviluppata nella chiesa medioevale, che poi successivamente si sarebbe divisa in Cattolicesimo Romano ed Ortodossia Orientale, nel frattempo stava impiegando la struttura familiare dell’autorità della sacra scrittura e della tradizione. Dalla sacra scrittura si intese i Settanta, la traduzione Greca delle sacre scritture Ebree, compresi i cosiddetti libri apocrifi o deutero-canonici dei Maccabei, Giuditta, Tobia, Siracide/Ecclesiastico, la Sapienza, Baruch, l’Epistola di Geremia, Esdra, ecc. Questa era “la sacra scrittura”. Dall’altro lato, la tradizione era un corpo crescente di detti attribuiti a Gesù e le storie su di lui, così come i sommari della dottrina “apostolica” rappresentata in formule come il Credo degli Apostoli e sommari simili alla fine del secondo secolo da scrittori come Ireneo e Tertulliano, per nominarne due.

C’erano un certo numero di scritture cristiane iniziali di vari generi (vangeli, epistole, atti apostolici, rivelazioni, manuali della chiesa) che furono scritti e circolarono più o meno ampiamente, ma inizialmente questi erano più
espressioni della fede che la fonte o i criteri per la fede. Questo non vuol dire che non erano importanti. Si pensi alle scritture di Calvino e di Lutero: sono importanti per i Calvinisti ed i Luterani che ancora li studiano, ma i Calvinisti ed i Luterani non considererebbero le scritture sagge dei loro fondatori come sacra scrittura allo stesso livello con la bibbia. Ammissibilmente, la differenza nella pratica reale può volatilizzarsi, ma quella è solo la distinzione tecnica che è importante qui. La questione che ci interessa è precisamente come i primi scritti Cristiani riuscirono ad attraversare quella linea e unirsi alla categoria di sacra scrittura. I primi Cristiani Cattolici non avvertivano ancora l’esigenza di una nuova sacra scrittura poiché trovavano la bibbia dei Settanta adeguata ai loro bisogni fino a quando avrebbero potuto usare l’allegoria e la tipologia per vedere in esso un libro su Gesù Cristo e sulla Cristianità.


Questa nuova interpretazione della sacra scrittura ebrea non era qualcosa che Marcione era disposto ad intraprendere. Egli insisteva su una lettura letterale e diretta dei Settanta, rifiutandosi di trattarla come una finzione ventriloqua e di far in modo che sembrasse parlare con accenti Cristiani. Theodoro di Mopsuestia (350-428) ebbe lo stesso atteggiamento, benché non fosse Marcionita. Marcione si accorse che le sacre scritture Ebree, lette in modo semplice normale, non avevano niente a che fare con il Cristianesimo. Anche se fosse mancata la sua fede in due Dei biblici differenti, si può vedere il suo argomento quando si pensa alle discussioni sforzate che sono state necessarie per fare in modo che vari passi del Vecchio Testamento suonasero come profezie di Gesù. Ed è ancor oggi comune sentire i Cristiani contrapporre il dio severo di Israele con il padre tenero di Gesù. Così Marcione rifiutò le sacre scritture Ebree. Non era che egli non ci credesse, perché ci credeva. Egli riteneva semplicemente che fossero le sacre scritture della religione di qualcun’altro e non coincidessero con il Cristianesimo come lo interpretava lui. Né era antisemita o persino anti-Giudaico. Per lui, il giudaismo era vero nei propri termini, veramente non la religione di Gesù Cristo o dell’apostolo Paolo.


Senza i Settanta come sua sacra scrittura, Marcione ha avvertito l’esigenza di compilare un nuovo canone che avrebbe insegnato con autorità la fede e la morale cristiane. Egli conseguentemente raccolse le scritture Cristiane iniziali che riteneva servissero a questo scopo. Queste erano soprattutto le epistole Paoline tranne le Pastorali, la 1 e 2 Timoteo e Tito, perché queste ancora non esistevano, ma attendevano ancora di essere scritte come reazione a Marcione ed altri “eretici” nella metà del secondo secolo. Marcione ebbe versioni dei testi più brevi, anteriori ai nostri. Inoltre, aveva un libro che aveva conosciuto semplicemente come “il vangelo” che corrisponde ad una versione abbreviata del nostro Vangelo di Luca. Scrittori Cattolici decadi più tardi avrebbero sostenuto che egli avesse pubblicato e censurato i testi, tagliando il materiale che era servito a collegare il Cristianesimo con il suo retroscena Ebraico. Marcione senza dubbio ha fatto una certa pubblicazione, una critica testuale come sembrava a lui, ma sembra che gli apologisti Cattolici abbiano fatto molto più nel senso di riempire i testi con il loro proprio materiale aggiunto, sostenendo che le loro versioni erano originali e dovrebbero essere adottate invece del testo Marcionita. Marcione chiamò la sua sacra scrittura l’Apostolicon (“Libro dell’Apostolo”). Nelle sue rivendicazioni e contro-rivendicazioni degli avversari, noi cominciamo a vedere il rapporto inevitabile dei due argomenti gemelli di
testo e canone, quali versioni di quali scritture sono autorevoli?



Traduzione da “
Pre Nicene New Testament” di Robert M. Price




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