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    00 12/11/2008 01:24
    Per Ehrman, studioso di sacre scritture, i testi rivelano manipolazioni ed errori di trascrizione. Dalla parabola dell’adultera al lebbroso guarito.

    Di Marco De Martino
    Panorama 20/04/2006


    I Vangeli sono ricchi di parabole,ma poche sono note come quella dell’adultera. Si capisce dal libro di Giovanni, l’unico evangelista che racconta la storia, che quando i Farisei portarono la donna davanti a Gesù nel tempio fu per metterlo alla prova. Se Gesù avesse detto di lapidare la donna avrebbe violato il proprio insegnamento di misericordia, ma ordinare di lasciarla andare sarebbe stata una trasgressione della legge di Mosè. Come reagì Cristo è cosa ben nota: “ Chi è senza peccato scagli la prima pietra” disse, inducendo i presenti ad allontanarsi a uno a uno.

    Il problema è che questo episodio sarebbe stato aggiunto al Vangelo di Giovanni da anonimi scribi molti secoli dopo l’epoca di Cristo: nei manoscritti più antichi, dell’adultera non c’è menzione. A sostenerlo è un libro dal titolo programmatico, Misquoting Jesus ( Citare erroneamente Gesù, casa editrice HerperSanFrancisco ), che sulla scia del dibattito in corso da tempo tra gli storici delle sacre scritture sta scalando la classifica dei best-seller negli Stati Uniti. Non è la prima volta che l’autore, Bart Ehrman, affronta l’argomento della veridicità dei Vangeli.

    Responsabile del dipartimento di studi religiosi dell’Università della North Carolina, Ehrman ha già scritto 19 libri, molti dei quali sulle radici filologiche dei testi sacri. Nessuno però ha suscitato tanto scalpore quanto questo: analizzando gli errori e i cambiamenti che hanno portato nei secoli ai Vangeli che conosciamo, Ehrman racconta infatti anche com’è arrivato a perdere la fede. Come spiega Ehrman, i Vangeli sono giunti a noi attraverso il continuo lavoro di trascrizione degli scribi. Il frammento più antico, una parte del Vangelo secondo Giovanni, conservato nella biblioteca John Rylands di Manchester, risale al 125d.C. Attorno all’anno 200 datano invece le prime edizioni complete, opera del lavoro di copiatura di scribi che nel corso dei secoli hanno prodotto i circa 5.700 manoscritti che sono alla base del libro che conosciamo ora.

    E’ analizzando questi testi che Ehrman e altri studiosi della storia delle sacre scritture hanno trovato circa 200 mila differenze tra i testi più antichi e quelli successivi. Nella maggior parte dei casi si tratta si semplici errori di trascrizione, comprensibili se si pensa che il greco antico in cui sono scritti i papiri non ha né punteggiatura né lettere maiuscole. Talvolta però le divergenze sono talmente profonde da toccare il cuore stesso della fede cristiana.
    In tutta la Bibbia c’è per esempio solo un passaggio in cui si parla esplicitamente di Trinità, ma secondo Ehrman venne scritto da volenterosi uomini di Chiesa nel Sedicesimo secolo, per essere inserito poi in una delle prime edizioni del Nuovo Testamento di Erasmo da Rotterdam. Opera di anonimi sono anche i dodici versi finali del Vangelo di Marco. Proprio quelli in cui, dopo la morte, Gesù riappare a Maria Maddalena e agli apostoli. Nelle versioni più antiche del testo, Maria e le due donne che sono con lei nel sepolcro incontrano un giovane vestito di bianco che dice loro che avrebbero rivisto Gesù in Galilea, come lui aveva già preannunciato. “E’ possibile che chi ha fatto l’aggiunta pensasse in buona fede che si fosse persa una pagina dei papiri originali” spiega Ehrman. “Ma spesso i cambiamenti vennero apportati per ammorbidire un messaggio considerato troppo esoterico per essere capito”.

    Per le stesse ragioni secondo Ehrman è stato cambiato un dettaglio fondamentale della storia della guarigione del lebbroso, raccontata nel Vangelo di Marco. Nei primi manoscritti infatti Gesù, prima di toccare il lebbroso, non è mosso da compassione, come si legge nel testo attuale, ma da rabbia. “Spesso per semplice incompetenza e talvolta per aderire alla politica ecclesiastica del momento, gli scribi hanno di fatto banalizzato l’immagine di Cristo, che nel resto del Vangelo secondo Marco è un ribelle che si arrabbia molto, che ignora la sua famiglia, che strappa i suoi seguaci ai propri cari”.
    Ai suoi studenti Ehrman insegna a osservare le differenze tra i diversi Vangeli, che sono poi quelle da cui nacquero i suoi primi dubbi sulla manipolazione delle fonti storiche: “Nei libri di Matteo, Marco e Luca la natura divina di Gesù non è subito chiara ai suoi discepoli, in quello di Giovanni lo è sin dall’inizio, eppure proprio questo è il libro che si pensa sia stato scritto per ultimo”.
    Nel Vangelo di Marco la crocifissione di Gesù è un’agonia tristissima, tormentata dal dubbio di essere stato dimenticato da Dio. Ma nel Vangelo di Luca invece Cristo ha sempre il controllo della situazione, tanto da chiedere il perdono dei suoi carnefici, perché non sanno quello che fanno. “Quando gli scribi hanno apportato le modifiche si scontravano diverse teologie della croce” spiega Ehrman. “ Per una scuola di pensiero Gesù essendo divino non poteva soffrire, per un’altra era proprio il suo tormento che dimostrava la sua missione di portarci la salvezza”.

    Prima di diventare agnostico Ehrman era un fondamentalista evangelico: per lui la Bibbia era un testo da prendere alla lettera, che per definizione non conteneva errori. Al Moody bible institute, una istituzione religiosa di Chicago che vieta agli studenti di ballare o giocare a carte, Ehrman memorizzava i testi sacri: “ La lettura era una esperienza religiosa, un esercizio spirituale, una meditazione”. Ma se ora gli si chiede se furono solo gli errori e le manipolazioni scoperte ad allontanarlo da Dio lui risponde che c’era anche una ragione più profonda: “Vedendo quanto è stata cambiata la Bibbia nel corso dei secoli è naturale dubitare della sua natura divina. Ma a portarmi a non credere al suo contenuto è stata la mia incapacità di conciliare la sofferenza che esiste nel mondo con l’esistenza di Dio. Non sono stati gli scribi, ma la fame in Etiopia”.

    Fonte



    La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
    Apocalisse Laica
    Le religioni dividono. L'ateismo unisce


    Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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    Claudio Cava
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    Papa
    00 14/07/2010 02:29
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    “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
    Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer