00 02/12/2008 01:04
Così ho deciso. Ecco il mio testamento biologico

Poiché sono persuasa che il buon Dio non voglia assolutamente che le sue creature abbiano a soffrire inutilmente, e del resto anche se lo volesse io sarei ugualmente di parere contrario, qualora dovesse capitarmi d'ammalarmi di una malattia incurabile e di trovarmi in uno stato terminale, non desidero il prolungamento del mio morire.
Ritengo, infatti, sia più saggio volare subito in paradiso anziché star lì a soffrire come una cretina. Se invece dovessi venirmi a trovare in stato vegetativo, sono certa che del mio corpo non me ne importerebbe un fico secco, e quindi se qualcuno dovesse sentirsi gratificato nel coccolarlo come una bambola oppure nel curararlo come se fosse una pianta da annaffiare, faccia pure, ché mi fa sempre piacere compiere una buona azione.

Certo i medici devono essere certissimi che nel mio corpo non sia rimasto un barlume di coscienza e sensibilità, altrimenti preferisco che si sospenda ogni cura, ed anche alimentazione, idratazione, e ventilazione artificiale, giacché mi terrorizza il pensiero di trovarmi prigioniera in una statua di carne ed ossa senza la possibilità di comunicare; per me sarebbe un po' come risvegliarmi (Dio me ne scampi; che brividi, per la miseria!) nella bara, dopo la sepoltura.
Miriam Della Croce

La Stampa e Il Tempo del 29 novembre 2008

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La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
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