00 12/12/2008 20:27
Dopo quasi un mese dalla sentenza della Cassazione che ha ammesso la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione forzata per Eluana Englaro, non si riesce a trovare una clinica che permetta ciò. A causa del veto sulla Lombardia, da parte dello stesso presidente Formigoni, e di problemi in Toscana, Beppino Englaro e i suoi legali hanno tentato di rivolgersi all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, inutilmente.

La curatrice speciale di Eluana Englaro, Franca Alessio, parla esplicitamente di “prese di posizione, pressioni, intromissioni indebite” in vari luoghi, per impedire che si trovi una struttura dove ospitare la giovane.

“Ci sono persone che fanno ostruzionismo, posizioni ideologiche che vogliono prevalere rispetto a quello che è un diritto sancito dal potere giudiziario. Nonostante la sentenza sia definitiva, non si riesce ad attuarla: questo perché le strutture sono controllate a livello politico e il potere politico vuole prevalere su quello giudiziario”, continua Franca Alessio.

www.uaar.it/news/2008/12/10/caso-englaro-pressioni-ostruzionismo-non-trova-...



Eluana, no di Udine alla morte in clinica

«Pressioni per non applicare la sentenza»
MILANO — Non sarà a Udine l'ultimo viaggio di Eluana. Né all'orizzonte sembrano esserci nuove alternative. Almeno per il momento. A quasi un mese dalla sentenza della Cassazione che le ha confermato il via libera alla sospensione di alimentazione e idratazione artificiali, manca ancora una struttura dove metterla in pratica: «un hospice o altro luogo di ricovero confacente », condizione tassativa, secondo quanto decretato a luglio dalla Corte d'appello di Milano, per interrompere il trattamento che la tiene in vita attraverso un sondino naso-gastrico. Dopo gli stop di Lombardia (il presidente Formigoni ha posto il veto in tutte le strutture) e Toscana (le polemiche hanno sbarrato l'ingresso nell'hospice delle ex Oblate di Firenze), tramonta anche l'ipotesi di accoglierla all'ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, come conferma Gian Luigi Gigli, uno dei neurologi cattolici firmatari di un appello contro il decreto, proprio alle dipendenze della struttura: «Da quello che mi risulta non ha alcun fondamento l'ipotesi di un ricovero in un ospedale pubblico friulano ».

Sfuma così il ritorno in Carnia per Eluana, nella terra paterna, dove le si erano aperte le porte per un addio tra parenti a amici, grazie all'amicizia della famiglia Englaro con il senatore Ferruccio Saro e il presidente della Regione, Renzo Tondo. Un calvario apparentemente senza fine quello della donna in stato vegetativo da quasi 17 anni, che neppure la decisione della Suprema corte sembra aver portato in dirittura d'arrivo. E se prima del 13 novembre, la prospettiva era quella di far passare in giudicato il decreto della Corte d'appello, oggi i tempi risultano allungarsi oltre misura alla ricerca di un luogo adeguato. Non se ne fa una ragione la curatrice speciale di Eluana, Franca Alessio, nominata nel novembre 2005 dal Tribunale di Lecco, per la prima volta al cospetto del padre di Eluana, Beppino Englaro, nell'udienza del successivo 15 dicembre (si sono conosciuti lì): «Per adesso la struttura sanitaria non c'è — spiega l'avvocato —. Non sappiamo quanto tempo ci sarà ancora da attendere».

Un'attesa snervante, iniziata sin dallo scorso luglio: «Hanno impugnato il decreto della Corte d'appello quando eravamo già sicuri di poterlo mettere in atto — racconta Franca Alessio —: hanno tentato di mettersi di traverso e ci stanno provando ancora». «Prese di posizione, pressioni, intromissioni indebite »: un percorso a ostacoli, appunto, l'ultimo viaggio di Eluana. Se a luglio la strada per «realizzare le volontà» della ragazza, sembra essere finalmente sgombra dopo anni di battaglie legali, in agosto è la Procura generale di Milano, sollecitata da un appello firmato da 25 neurologi cattolici, capofila Gigli, a impugnare e chiedere la sospensione del decreto. Così da agosto si arriva all'11 novembre. I giudici delle sezioni riunite ascoltano le ragioni delle parti. Al termine delle dichiarazioni degli avvocati di Eluana, il procuratore generale della Cassazione stupisce chiedendo l'inammissibilità del ricorso milanese per «mancanza di legittimazione ». Dopo tre giorni, la Cassazione respinge il ricorso; per Beppino Englaro è il via definitivo: «Non voglio restare un minuto di più in questo inferno », dice a caldo. Ma il seguito va oltre l'immaginazione: quel minuto oggi è diventato quasi un mese.

E gli avvocati protestano: «Ci sono persone che fanno ostruzionismo, posizioni ideologiche che vogliono prevalere rispetto a quello che è un diritto sancito dal potere giudiziario — sottolinea Franca Alessio —. Nonostante la sentenza sia definitiva, non si riesce ad attuarla: questo perché le strutture sono controllate a livello politico e il potere politico vuole prevalere su quello giudiziario». Poche parole per il collega Vittorio Angiolini: «Siamo in uno Stato poco serio. Uno Stato serio garantirebbe l'esecuzione di una sentenza definitiva. Vedremo comunque se non riusciremo ad attuarla». La ricerca di una struttura non si ferma. «Non perdo la speranza di un esito positivo — precisa Franca Alessio —, non immagino proprio che non si trovi una soluzione». Una missione più che un incarico. Secondo le parole più volte ripetute da papà Beppino: «La storia di Eluana è un patrimonio per tutti: ci ha fatto capire fino a che punto può spingersi la medicina creando situazioni come quella di mia figlia, e fino a dove può arrivare l'ordinamento giuridico con una sentenza esemplare che lascerà un segno: ora niente sarà più come prima».

Grazia Maria Mottola
10 dicembre 2008

www.corriere.it/cronache/08_dicembre_10/ grazia_maria_mottola_eluana_englaro_c7b9cbd4-c688-11dd-a4cf-00144f02aabc.shtml



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