00 17/12/2008 21:19
I rapporti Vaticano-politica in Europa secondo uno studio americano
Chi rimpiange la Democrazia cristiana? La Chiesa di certo no. Da quando il partitone cattolico non c'è più, papa e vescovi scoprono d'essere più liberi e disinibiti. Vera forza extraparlamentare. Finalmente scatenata. C'era d'aspettarselo che finisse così. Perché, a ben guardare, la Chiesa i partiti cattolici non li ha mai né creati né amati. Se li è sempre trovati davanti .a dispetto suo.. E adesso che in Italia e in Europa man mano muoiono o si laicizzano, la Chiesa è felice di tornare al passato: nuda e cruda com'era più d'un secolo fa, quando non erano ancora nati né i .mondi cattolici. né le varie Dc nazionali a farle da scudo ma anche da impedimento. Sostiene questa rilettura ardita della storia un politologo americano della New York University, Stathis N. Kalyvas, in un libro dal titolo "From Pulpit to Party", dal pulpito al partito, stampato di recente dalla Cornell University Press.

Kalyvas mette in parallelo le vicende politiche di Germania, Austria, Olanda, Belgio, Italia. E tutto torna. La prima puntata della storia è a fine Ottocento. La Chiesa si vede attaccata nei suoi capisaldi, in primis la famiglia e la scuola, dai nuovi governi laici e anticlericali. E reagisce attivando i suoi fedeli al di fuori e contro le istituzioni, mobilitando la costruzione di un mondo cattolico alternativo Niente strumenti politici: in Italia ai fedeli cattolici la Chiesa proibisce persino di votare. Il sogno è di riconquistare lo Stato .dal basso...

Ma il sogno non si realizza. E anche l'associazionismo cattolico dà inciampo alla Chiesa. Tende a mettersi in proprio e a sfuggire al controllo della gerarchia. Che prende delle contromisure: in Italia scioglie l'Opera dei Congressi e scomunica il prete capopopolo Romolo Murri. È la seconda puntata della storia. Perdurando gli attacchi antiecclesiastici, per difendere la propria causa la Chiesa decide d'entrare nell'arena politica. Ma solo per via indiretta. Autorizza i fedeli a votare e incanala il loro voto sui notabili dei partiti moderati disposti a sostenere la causa cattolica in Parlamento. In Italia il patto Gentiloni, del 1913, è il più celebre di questi accordi di scambio.

Che hanno un successo sorprendente. In Italia e negli altri paesi entrano in parlamento plotoni di candidati procattolici. È da qui che nasce, tra i fedeli più attivi, l'idea di dotarsi d'un partito proprio. È la terza puntata della storia. Nell'arco di un ventennio, all'inizio del Novecento, sorgono in Europa i partiti cattolici. In Italia il Partito popolare, creato nel 1919 da don Luigi Sturzo.

Ma la Chiesa, questa, proprio non se l'aspettava né la voleva. Troppo incontrollabili, questi partiti. Peggio di tutti il Ppi, autonomo e .laico. più che mai. Appena può, infatti, se ne sbarazza. Nel 1924 ne ordina lo scioglimento e manda Sturzo in esilio. Anche la Dc, nel dopoguerra, la crea Alcide De Gasperi, non Pio XII. Che si fida poco persino delle organizzazioni cattoliche di massa, quando fanno politica: tipo i potenti Comitati civici di Luigi Gedda, che nel 1948 si mobilitano a far votare Dc. Passata l'emergenza, la Chiesa li cancella. E all'Azione cattolica, ai suoi più di 3 milioni di militanti, impone di tornare a far solo .scelta religiosa.. A costo di ridurla a un fantasma, com'è oggi.

E la Dc? Non ha fermato né il divorzio, né l'aborto. Ha perso l'anima. E infine anche il corpo. Meglio così. La Chiesa vuol far da sola. Dal partito è tornata al pulpito.


chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7095



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