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Crociate e Missioni

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    Utente Gold
    Madre Badessa
    00 27/02/2009 13:17
    La definizione che delle missioni offre il Decreto Conciliare " Ad gentes " è semplicistica e tutta tesa fin dall'inizio ad evitare ogni problema:
    Le iniziative particolari, con cui i divulgatori del Vangelo, andando nel mondo intero,svolgono il compito di predicare il Vangelo e di fondare la Chiesa in mezzo ai popoli e ai gruppi che ancora non credono in Cristo,sono chiamate comunemente "missioni"; esse si realizzano appunto con l'attività missionaria, e si svolgono per lo più in determinati territori, riconosciuti dalla Santa Sede.
    Se poi passiamo dai testi conciliari ai libri di teologia missionaria adottati nelle Facoltà di Missiologia delle Università pontificie in Roma ci troviamo davanti a stupefacenti affermazioni che al di là delle vaghe enunciazioni e dell'apologetica corrente, servono a delineare più realisticamente la vera natura dell'azione missionaria. Fra le tante scegliamo due citazioni particolarmente indicative che ci appaiono come eloquenti risposte a due domande cruciali che hanno percorso tutta la storia del monoteismo cristiano:

    1) E' possibile esportare il Vangelo senza esportare con esso la cultura occidentale?

    2) E' possibile esportare il Vangelo senza la coercizione e le guerre?


    La prima risposta appartiene al gesuita Padre Nkeramihigo che affrontando il tema di una corretta inculturazione del cristianesimo afferma senza mezzi termini la necessità dell'occidentalizzazione di ogni altra cultura:
    Se il destino del cristianesimo è stato storicamente legato al destino dell'Europa è normale, tenendo conto della specificità dell'incarnazione, che l'accettazione del cristianesimo sia legata a quella dell'Occidente e viceversa.

    Si afferma in pratica con molta semplicità e coerenza che: poiché la religione cristiana è nata e cresciuta dentro la storia e la filosofia dell'Occidente, in particolare nel triangolo culturale costituito da Gerusalemme, Atene e Roma, portare il cristianesimo equivale a portare la cultura occidentale.
    E' chiaro perciò che per accettare il cristianesimo ogni altra cultura dovrà perdere la propria identità entrando nell'area d'influenza dell'Occidente.

    La seconda risposta appartiene sempre ad un gesuita, Padre Shih,docente di Catechesi missionaria presso l'Università Gregoriana che affrontando il tema dei mezzi con i quali l'inculturazione evangelica si è storicamente prodotta afferma:
    "Avendo presente l'impossibilità per gli individui di una società tradizionale ad abbandonare la propria religione ancestrale e convertirsi ad una religione straniera quale quella cristiana riconosciamo un duplice contributo del colonialismo alla causa missionaria della Chiesa. Infatti sottomettendo la società indigena all'autorità del governo coloniale il colonialismo ne scioglieva ad un tempo il meccanismo di controllo sociale liberando per così-dire gli individui membri dalla pressione dei gruppi e dando loro un certo spazio libero per decisioni personali.

    Inoltre il colonialismo introduceva un nuovo metodo di produzione e un nuovo sistema economico. Con ciò esso forniva agli indigeni dei paesi colonizzati un'alternativa alla loro vita tradizionale assicurando così ai convertiti al cristianesimo la sussistenza e la sopravvivenza al di fuori dei loro gruppi naturali".
    In questo passo viene riconosciuto esplicitamente che è la coercizione in particolare quella con le armi e non certo la persuasione, che conduce alla conversione; si capisce così come il fatto che i missionari, al contrario dei crociati siano disarmati è solo una strategia di penetrazione dietro la quale vi sono sempre le armi dei militari e gli interessi dei mercanti.
    Emergono così dalle due citazioni riportate due tratti veramente reali dell'ideologia missionaria tutta costruita su un supposto comando divino ad esportare una verità assoluta in tutte le culture:

    1) Esportare la religione cristiana per esportare la cultura occidentale.

    2) Esportare questa cultura e questa religione attraverso l'uso delle armi.
    Aggiungiamo poi noi un terzo carattere che pone in evidenza l'aspetto economico dell'istituzione missionaria e i suoi legami con gli interessi espansionistici dell'Occidente:

    3)Esportare questa cultura e questa religione per ottenere il massimo utile dal capitale investito nell'opera di conquista.

    Nell'apologetica corrente del mondo missionario questi tre elementi che potremmo riassumere nella triade delle tre M: missionari militari mercanti sono funzionalmente separati per fare in modo che sulla figura del missionario, presentato come portatore disinteressato di fratellanza e civiltà converga l'appoggio economico e di opinione del popolo cristiano; in tal modo risultano così allontanati e rimossi gli aspetti spesso evidenti delle complicità e collusioni con il mondo degli interessi militari ed economici e si costruisce un ampia riserva di "buona coscienza".

    Riflettendo perciò sulla vera natura dell'ideologia missionaria possiamo comprendere che la caratteristica che distingue l'imperialismo cristiano da ogni altro imperialismo precedente, è che l'espansionismo militare ed economico è sospinto e giustificato, nonostante tutte le prove storiche in contrario da un vantato amore dell'altro oggi presentato anche sotto l'aspetto della difesa dei diritti umani; questo amore del prossimo mentre si enuncia si nega poiché consiste nel cambiare radicalmente la natura culturale di colui che si dice di amare imponendogli una cultura e una religione non sua.

    Il danno incalcolabile che l'ideologia missionaria ha provocato nel mondo è costituito dal fatto che sotto la copertura di portare la " vera" religione e la "vera" civiltà e con la costruzione di un fanatismo religioso spinto a volte fino al martirio ha collaborato efficacemente nel rendere effettivo il dominio esteso ormai su scala globale della razionalità tecnico-scientifico-economica; questo tipo di razionalità non solo è capace di far passare come interessi dell'umanità quelli di ben determinati gruppi di potere, ma è capace anche di compromettere l'avvenire e la sopravvivenza delle generazioni future con una serie infinita di guerre.
    Il paradosso fondamentale di tutto il monoteismo cristiano risulta così essere il seguente:
    la religione dell'amore del prossimo come afferma di essere quella cristiana, proprio attraverso l'istituzione missionaria è stata incontestabilmente la matrice culturale dei due più grandi genocidi che la storia dell'umanità ricordi, il genocidio degli indiani d'America e quello degli ebrei e tuttora, evocata dalla lotta al monoteismo islamico, si dispone a coprire ed esaltare le guerre attuali e future.


    Rodolfo Calpini

    www.abanet.it/papini/peccato/p14crociate.htm



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    Utente Gold
    Padre Guardiano
    00 27/02/2009 19:12
    RE

    Non c'è che dire. Ottima analisi che peraltro rispetta ed avalla la storia passata.
    L'ombra della croce è il paravento sotto il quale si compiono i più orrendi delitti.
    Il cristianesimo delle origini è una religione del singolo e non delle masse.
    Quando la religione viene istituzionalizzata si traforma automaticamente in stato teocratico,perde ogni segno di spiritualità sostituito questo dal desiderio di potere.
    Quindi missioni di potere, di egemonia e di prevaricazione.
    Non si scappa!!!!!E' così !!!!!!! [SM=x789071]



    omega [SM=x789056] [SM=x789056] [SM=x789056]






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    Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


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