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Ministro Gelmini su Radio Anch’Io: “Sostengo Chiesa, no ora di religione multiconfessionale”

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    Madre Badessa
    00 10/09/2009 21:31
    Il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, intervistata oggi dalla trasmissione Radio Anch’Io, si è espressa in sostanziale accordo con le recenti direttive della Chiesa sull’insegnamento della religione, affermando che “l’insegnamento della religione così com’è stato concepito vada salvaguardato. Non è un’ora di catechismo, ma un’ora di approfondimento dei contenuti e dei valori. Farla diventare un’ora in cui si insegnano altre religioni in maniera paritetica non è corretto”. Sull’eventualità che possa essere introdotto l’insegnamento religioso multiconfessionale nelle scuole, il ministro ha inoltre affermato: “questo non avviene nei Paesi musulmani, non capisco perché noi dovremmo rinunciare a quello che non è solo religione, ma è qualcosa che ha condizionato fortemente la nostra cultura, la nostra tradizione e la nostra storia”.

    Il ministro Gelmini ha ribadito che la richiesta della Chiesa di equiparare l’ora di religione agli altri insegnamenti è legittima, aggiungendo: “Nel nostro Paese la religione cattolica non può essere paragonata alle altre religioni. Ha una valenza maggiore, è praticata dalla stragrande maggioranza della popolazione e ha un passato attualissimo. Non la si può mettere sullo stesso piano delle altre religioni, che vanno comunque rispettate”. “L’ora di religione” ha aggiunto il ministro “non ha lo status delle altre materie, perché concorre in maniera indiretta alla valutazione dello studente, non provoca discriminazione per chi non la frequenta. Dà invece diritto a crediti come le altre materie opzionali”.

    Il ministro ha inoltre criticato l’”accanimento” di “questo laicismo esasperato, questo attacco alla religione che è il fondamento della nostra civiltà e del nostro paese. Non capisco perché si debbano creare insegnanti di serie A e di serie B. L’insegnante di religione cattolica deve avere gli stessi diritti degli altri insegnanti”.

    www.uaar.it/news/2009/09/10/ministro-gelmini-radio-anch-io-sostengo-chiesa-no-ora-religione-multiconfes...



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    Padre Guardiano
    00 10/09/2009 21:47
    RE

    Con tutto il rispetto per il contenuto delle mutande della Gelmini,devo dire che non vi può essere equipollenza fra due docenti di cui uno magari insegna fisica e uno che racconta caxxate!!!! [SM=p1420241]


    omega [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789054]


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    Max Cava
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    00 11/09/2009 20:28

    Non è un’ora di catechismo, ma un’ora di approfondimento dei contenuti e dei valori. Farla diventare un’ora in cui si insegnano altre religioni in maniera paritetica non è corretto”.



    Penso che la Gelmini abbia le idee un tantino confuse.

    Per prima cosa, se si volessero insegnare le grandi religioni in maniera paritetica... altro che "ora" di religione!

    Secondo, la questione non é "insegnare una o più religioni" ma, non insegnarne nessuna.

    Sarebbe a dire: informare i ragazzi sulle religioni esistenti e lasciarli decidere liberamente se vogliono approfondire o meno.


    Non è un’ora di catechismo, ma un’ora di approfondimento dei contenuti e dei valori.



    Questa é buona!

    Oggi, non so.

    Ma la "mia" ora di religione... era catechismo, eccome se lo era!

    E non era neanche facoltativa o, almeno, nessuno ci aveva detto che lo fosse.


    Massimo [SM=x789055]



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    00 12/09/2009 15:14
    Infatti ancora oggi l'ora di religione non è altro che catechismo e chi decide di non frequentarla può avere qualche problema anche nella scuola di mio figlio.



    "Secondo, la questione non é "insegnare una o più religioni" ma, non insegnarne nessuna.

    Sarebbe a dire: informare i ragazzi sulle religioni esistenti e lasciarli decidere liberamente se vogliono approfondire o meno."


    Questo invece credo sarebbe giustissimo e soprattutto ci sarebbero meno problemi razziali e meno intolleranza.



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    00 14/09/2009 06:29






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    snaplinx
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    00 14/09/2009 06:30

    Nella città calabrese l'anno precedente il record di ammessi con il 93 per cento

    Da Brescia a Reggio Calabria
    Così la Gelmini diventò avvocato

    L'esame di abilitazione all'albo nel 2001.
    Il ministro dell'Istruzione: «Dovevo lavorare subito»

     

    Novantatré per cento di ammessi agli orali! Come resistere alla tentazione? E così, tra i furbetti che nel 2001 scesero dal profondo Nord a fare gli esami da avvocato a Reggio Calabria si infilò anche Mariastella Gelmini. Ignara delle polemiche che, nelle vesti di ministro, avrebbe sollevato con i (giusti) sermoni sulla necessità di ripristinare il merito e la denuncia delle condizioni in cui versano le scuole meridionali. Scuole disastrose in tutte le classifiche «scientifiche» internazionali a dispetto della generosità con cui a fine anno vengono quasi tutti promossi.

    La notizia, stupefacente proprio per lo strascico di polemiche sulla preparazione, la permissività, la necessità di corsi di aggiornamento, il bagaglio culturale dei professori del Mezzogiorno, polemiche che hanno visto battagliare, sull'uno o sull'altro fronte, gran parte delle intelligenze italiane, è stata data nella sua rubrica su laStampa.it da Flavia Amabile. La reazione degli internauti che l'hanno intercettata è facile da immaginare. Una per tutti, quella di Peppino Calabrese: «Un po' di dignità ministro: si dimetta!!» Direte: possibile che sia tutto vero? La risposta è nello stesso blog della giornalista. Dove la Gelmini ammette. E spiega le sue ragioni.

    Un passo indietro. È il 2001. Mariastella, astro nascente di Forza Italia, presidente del consiglio comunale di Desenzano ma non ancora lanciata come assessore al Territorio della provincia di Brescia, consigliere regionale lombarda, coordinatrice azzurra per la Lombardia, è una giovane e ambiziosa laureata in giurisprudenza che deve affrontare uno dei passaggi più delicati: l'esame di Stato.

    Per diventare avvocati, infatti, non basta la laurea. Occorre iscriversi all'albo dei praticanti procuratori, passare due anni nello studio di un avvocato, «battere» i tribunali per accumulare esperienza, raccogliere via via su un libretto i timbri dei cancellieri che accertino l'effettiva frequenza alle udienze e infine superare appunto l'esame indetto anno per anno nelle sedi regionali delle corti d'Appello con una prova scritta (tre temi: diritto penale, civile e pratica di atti giudiziari) e una (successiva) prova orale. Un ostacolo vero. Sul quale si infrangono le speranze, mediamente, della metà dei concorrenti. La media nazionale, però, vale e non vale. Tradizionalmente ostico in larga parte delle sedi settentrionali, con picchi del 94% di respinti, l'esame è infatti facile o addirittura facilissimo in alcune sedi meridionali.

    Un esempio? Catanzaro. Dove negli anni Novanta l'«esamificio» diventa via via una industria. I circa 250 posti nei cinque alberghi cittadini vengono bloccati con mesi d'anticipo, nascono bed&breakfast per accogliere i pellegrini giudiziari, riaprono in pieno inverno i villaggi sulla costa che a volte propongono un pacchetto «all-included»: camera, colazione, cena e minibus andata ritorno per la sede dell'esame.
    Ma proprio alla vigilia del turno della Gelmini scoppia lo scandalo dell'esame taroccato nella sede d'Appello catanzarese. Inchiesta della magistratura: come hanno fatto 2.295 su 2.301 partecipanti, a fare esattamente lo stesso identico compito perfino, in tantissimi casi, con lo stesso errore («recisamente» al posto di «precisamente», con la «p» iniziale cancellata) come se si fosse corretto al volo chi stava dettando la soluzione? Polemiche roventi. Commissari in trincea: «I candidati — giura il presidente della «corte» forense Francesco Granata — avevano perso qualsiasi autocontrollo, erano come impazziti». «Come vuole che sia andata? — spiega anonimamente una dei concorrenti imbroglioni —. Entra un commissario e fa: "Scrivete". E comincia a dettare il tema. Bello e fatto. Piano piano. Per dar modo a tutti di non perdere il filo».

    Le polemiche si trascinano per mesi e mesi al punto che il governo Berlusconi non vede alternative: occorre riformare il sistema con cui si fanno questi esami. Un paio di anni e nel 2003 verrà varata, per le sessioni successive, una nuova regola: gli esami saranno giudicati estraendo a sorte le commissioni così che i compiti pugliesi possano essere corretti in Liguria o quelli sardi in Friuli e così via. Riforma sacrosanta. Che già al primo anno rovescerà tradizioni consolidate: gli aspiranti avvocati lombardi ad esempio, valutati da commissari d'esame napoletani, vedranno la loro quota di idonei raddoppiare dal 30 al 69%.
    Per contro, i messinesi esaminati a Brescia saranno falciati del 34% o i reggini ad Ancona del 37%. Quanto a Catanzaro, dopo certi record arrivati al 94% di promossi, ecco il crollo: un quinto degli ammessi precedenti.

    In quei mesi di tormenti a cavallo tra il 2000 e il 2001 la Gelmini si trova dunque a scegliere, spiegherà a Flavia Amabile: «La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi, mio padre era un agricoltore. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare l'esame per ottenere l'abilitazione alla professione». Quindi? «La sensazione era che esistesse un tetto del 30% che comprendeva i figli di avvocati e altri pochi fortunati che riuscivano ogni anno a superare l'esame. Per gli altri, nulla. C'era una logica di casta, per fortuna poi modificata perché il sistema è stato completamente rivisto». E così, «insieme con altri 30-40 amici molto demotivati da questa situazione, abbiamo deciso di andare a fare l'esame a Reggio Calabria».
    I risultati della sessione del 2000, del resto, erano incoraggianti. Nonostante lo scoppio dello scandalo, nel capoluogo calabrese c'era stato il primato italiano di ammessi agli orali: 93,4%. Il triplo che nella Brescia della Gelmini (31,7) o a Milano (28,1), il quadruplo che ad Ancona. Idonei finali: 87% degli iscritti iniziali. Contro il 28% di Brescia, il 23,1% di Milano, il 17% di Firenze. Totale: 806 idonei. Cinque volte e mezzo quelli di Brescia: 144. Quanti Marche, Umbria, Basilicata, Trentino, Abruzzo, Sardegna e Friuli Venezia Giulia messi insieme.

    Insomma, la tentazione era forte. Spiega il ministro dell'Istruzione: «Molti ragazzi andavano lì e abbiamo deciso di farlo anche noi». Del resto, aggiunge, lei ha «una lunga consuetudine con il Sud. Una parte della mia famiglia ha parenti in Cilento». Certo, è a quasi cinquecento chilometri da Reggio. Ma sempre Mezzogiorno è. E l'esame? Com'è stato l'esame? «Assolutamente regolare». Non severissimo, diciamo, neppure in quella sessione. Quasi 57% di ammessi agli orali. Il doppio che a Roma o a Milano. Quasi il triplo che a Brescia. Dietro soltanto la solita Catanzaro, Caltanissetta, Salerno. Così facevan tutti, dice Mariastella Gelmini. Da oggi, dopo la scoperta che anche lei si è infilata tra i furbetti che cercavano l'esame facile, le sarà però un po' più difficile invocare il ripristino del merito, della severità, dell'importanza educativa di una scuola che sappia farsi rispettare. Tutte battaglie giuste. Giustissime. Ma anche chi condivide le scelte sul grembiule, sul sette in condotta, sull'imposizione dell'educazione civica e perfino sulla necessità di mettere mano con coraggio alla scuola a partire da quella meridionale, non può che chiedersi: non sarebbero battaglie meno difficili se perfino chi le ingaggia non avesse cercato la scorciatoia facile?

    Gian Antonio Stella
    04 settembre 2008
    http://www.corriere.it/cronache/08_settembre_04/stella_dbaef098-7a47-11dd-a3dd-00144f02aabc.shtml





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    @nounou@
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    Monaca
    00 16/09/2009 20:10

    “Nel nostro Paese la religione cattolica non può essere paragonata alle altre religioni. Ha una valenza maggiore, è praticata dalla stragrande maggioranza della popolazione e ha un passato attualissimo. Non la si può mettere sullo stesso piano delle altre religioni, che vanno comunque rispettate”



    scusi ministra, ma la scuola non è laica? il rispetto, il confronto con altre realtà multietniche dove lo mettiamo?









    Nounou
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    Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce.
    Blaise Pascal


  • 83pico@live.it
    00 20/09/2009 21:57
    Da ultra cattolico bigotto, devo dire di peferisco un ora di religione multireligiosa ad un ora di religione monoreligiosa
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    Padre Guardiano
    00 20/09/2009 22:15
    Re:
    83pico@live.it, 20/09/2009 21.57:

    Da ultra cattolico bigotto, devo dire di peferisco un ora di religione multireligiosa ad un ora di religione monoreligiosa




    Bravo, mi sembra giusto sapere anche le grazie che fa la concorrenza!!!! [SM=g1941431] [SM=g1941431] [SM=g1941431]

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