00 04/07/2010 10:13
COMUNICATO SU SCHÖNBORN

Un passaggio che esige

di essere spiegato


Il 28 giugno scorso, il Papa ha ricevuto in udienza il cardinale di Vienna, Christoph Schönborn, che aveva fatto notizia, nelle settimane scorse, per aver proposto a più riprese un "ripensamento" della disciplina del celibato del clero e per aver aspramente criticato atti e parole del cardinale Sodano in materia di pedofilia. Nel comunicato rilasciato lo stesso giorno dalla sala stampa vaticana, c'è un passaggio, forse passato inosservato, che esige di essere spiegato. È quello in cui il Papa rimprovera Schönborn per le accuse da lui rivolte a Sodano a proposito del "compianto" cardinale Hans Hermann Groër, arcivescovo di Vienna dal 1986 al 1995. In pratica Schönborn accusò Sodano di aver coperto gli abusi sessuali commessi da Groër. Commessi? In realtà Groër non ammise mai alcuna colpa, né fu mai sottoposto ad alcun processo, né canonico né civile. Anzi, morì nel 2003 senza che Giovanni Paolo II, l’unico che aveva questo potere – come ha ribadito il comunicato del 28 giugno scorso –, abbia espresso una parola di condanna nei suoi confronti."




Rileggere il caso Groër

per capire lo strano comunicato su Schönborn



"Si ricorda che nella Chiesa, quando si tratta di accuse contro un Cardinale, la competenza spetta unicamente al Papa; le altre istanze possono avere una funzione di consulenza, sempre con il dovuto rispetto per le persone". Questa frase, pubblicata nel singolare comunicato rilasciato lunedì dalla sala stampa vaticana sull’udienza concessa da Benedetto XVI al cardinale di Vienna Christoph Schönborn, è stata voluta personalmente dal Pontefice e si riferisce specificatamente al caso del "compianto", cosi si legge e non casualmente nel medesimo comunicato, cardinale Hans Hermann Groër accusato negli ultimi anni della sua vita di abusi sessuali compiuti decenni prima. Nei Sacri Palazzi si fa notare che questa frase, in realtà, costituisce il primo della mezza dozzina di punti in cui è strutturata Ia famosa lettera di biasimo che il Papa aveva spedito al suo ex allievo Schönborn dopo che questi aveva espresso pubblicamente giudizi negativi nei confronti del cardinale Angelo Sodano accusandolo, in pratica, di aver coperto il cosiddetto scandalo Groër. La lettera non verrà pubblicata, ma nella dichiarazione di lunedì Benedetto XVI ha voluto ribadire che in caso di accuse nei confronti di un porporato è il Papa a dover giudicare. Insomma lui crea i cardinali e lui eventualmente li punisce, ed eventualmente gli toglie la porpora (come fece Pio XI con il gesuita Billot). Ma per capire in pieno Ia frase in questione è necessario ricordare per sommi capi il caso Groër, che scoppia nel 1995, quando dopo le accuse di abusi propalate sui media vengono accettate le dimissioni del cardinale, che aveva già compiuti i 75 anni. Al suo posto viene nominato proprio Schönborn che in pochi mesi da ausiliare diventa arcivescovo di Vienna. In quella prima fase il giovane presule domenicano, a dire il vero, non si mostrò colpevolista nei confronti del predecessore benedettino. Il caso Groër riesplode nel gennaio 1998, quando ad accusarlo sono alcuni suoi confratelli monaci. Il 21 febbraio di quell’anno è previsto il concistoro in cui c i Schönborn riceve la berretta cardinalizia e lui cerca di evitare che alla cerimonia sia presente anche Groër. In quel momento infatti ha già maturato un atteggiamento colpevolista. Giovanni Paolo II però non solo non impedisce la venuta di Groër ma, il 20 febbraio, lo riceve in udienza. Al rientro in Austria si riunisce il Consiglio permanente dell’episcopato. Vi partecipano Schönborn e altri quattro vescovi: Kapellari, Eder, Weber e Aichern. Alla fine in quattro firmano una nota in cui si dichiarano moralmente certi della colpevolezza di Groër. L'unico a non firmare e Aichern, anche lui benedettino, che forse conosceva meglio degli altri le beghe tra confratelli in cui erano maturate le accuse. A questo punto Schönborn scende a Roma per chiedere Ia ratifica della condanna espressa dai presuli. Ma senza successo. Il diniego viene manifestato con toni chiari e netti durante Ia Settimana Santa di quell’anno quando Giovanni Paolo II e Sodano ricevono in udienza Schönborn, Weber e Eder. La Santa Sede non ritiene probanti le accuse. Comunque dopo Pasqua Groër emette un comunicato in cui chiede perdono nel caso abbia fatto qualcosa di male, ma non ammette nessuna colpa. Nel giugno di quell'anno poi c'è Ia ,visita del Papa in Austria. Schönborn insieme ad altri vescovi, ma non tutti, chiede che Groër non sia presente alla visita e che il Vaticano esprima una condanna nei suoi confronti. La prima condizione viene accordata, Ia seconda no. Groër morirà nel 2003 senza che Giovanni Paolo II abbia espresso una parola di condanna nei suoi confronti. […]

Il Foglio 1 luglio 2010



Per approfondire leggi anche:

Mentre Roma è sotto assedio, i cardinali litigano
chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1343939


fonte www.fattisentire.org/modules.php?name=News&file=article&...






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