00 18/11/2010 11:45
La notizia più antica sul misterioso personaggio della papessa Giovanna risale al 1080 ca., nel "Chronicon" del teologo benedettino Mariano Scoto, il quale segnala in due righe che al papa Leone IV, nell' 855, "successe Giovanna, una donna, per due anni, cinque mesi e quattro giorni".

Poco di più riferiscono il benedettino francese Sigeberto di Gembloux nella "Chronographia" del 1110 ca. e l'altro benedettino Goffredo di Viterbo nel suo "Pantheon" del 1185 ca.
La "Chronica universalis" del domenicano francese Jean de Mailly (1225) riporta una sorta di piccola cronaca su un certo papa che era femmina, simulando d'essere uomo, divenuta notaio della Curia per acutezza di genio, quindi cardinale e infine papa. Costui riporta che un giorno, durante un viaggio a cavallo, partorì un bambino, ma fu subito linciato dalla folla romana.

Altri nomi si aggiungono, oltre ad un anonimo francescano tedesco di Erfurt (1260), quello del domenicano Etienne de Burbon del 1260.
Un altro domenicano boemo, Martino Polono (1277), cappellano pontificio di numerosi pontefici e storico, nella sua "Chronica", il personaggio "Giovanna" viene trattato in termini che saranno ormai definitivi.
La papessa Giovanna assume tutti i crismi della propria esistenza quando viene registrata la prima storia ufficiale dei papi di Santa Romana Chiesa, su incarico di Sisto IV dal biliotecario vaticano Benedetto Sacchi detto il Platina nella sua opera "Vitae Pontificum Romanum", 1479. Fu proprio quest'ultimo a ufficializzare un elemento nuovo rispetto alle storie medievali, la sedia "stercoraria".
Il "Liber Censuum", redatto nel 1192 dal cardinale Cencio Savelli, riferisce una singolare procedura che avveniva con i neoeletti papi. I papi si dovevano sedere, più che essere seduti, però, mettersi in una posizione detta "sellae obstretriche" semi sdraiata o come quella delle partorienti, su queste "sedie" che avevano un'apertura al centro. Ufficialmente si considera questa cerimonia sotto il profilo simbolico di "Mater Ecclesia", cioè il papa "doveva apparire femmina" in quanto simboleggiava la Chiesa. Logico che le "malelingue" equivocassero e che proprio da questo rito nascesse la leggenda della papessa Giovanna.

Quelle sedie "porphyreticae", delle quali una finirà al Louvre e l'altra al Museo Pio-Clementino del Vaticano, e non la sedia "stercoraria", come erroneamente riferisce il Platina, sarebbero servite dopo il fattaccio del papa-donna, secondo la voce popolare registrata da Giuseppe Gioachino Belli nel sonetto "La papessa Giovanna": ovvero, ficcando una mano sotto gli abiti ponteficali del neo eletto per controllare il suo sesso.

Naturalmente, la storia era troppo gustosa per non essere sfruttata da scismatici e luterani nelle loro invettive antipapiste e per screditare la pretesa cattedra di Pietro da parte di Roma e della sua potenza.
I cattolici hanno dapprima cercato di non dar troppo peso a tutta questa faccenda, quasi ignorandola, dopo un po' dovettero ricorrere ai ripari, sostenendo in tesi poco convincenti, la falsità della storia relegandola al ruolo di favola popolare.

Tra mito e realtà, tra leggende e scorci di storia, questo personaggio ha fatto discutere molto e continua a far discutere in modi diversi, arricchendosi di molti particolari che mettono in dubbio e confondono la labile "storicità" del personaggio. Il peggior servigio che si possa rendere alla verità, infatti, non è il racconto, seppure scandaloso, di un fatto, ma quel prurito di inventarsi particolari sfiziosi e piccanti che, proprio nel loro numero e nella loro fantasiosa suggestione, fanno dimenticare il vero rendendolo fiabesco e perfino grottesco.



Visita:

"MA COME UN'AQUILA PUO' DIVENTARE AQUILONE? CHE SIA LEGATA OPPURE NO, NON SARA' MAI DI CARTONE " -Mogol
"Non spetta alla chiesa decidere se la Scrittura sia veridica, ma spetta alla Scrittura di testimoniare se la chiesa è ancora cristiana" A.M. Bertrand