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Natale Celtico

Ultimo Aggiornamento: 25/12/2011 09:39
25/12/2011 09:39
 
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Irlanda: Natale Celtico

Scritto da Patrizio Placuzzi

Fra poco meno di un mese sarà Natale, la festività cristiana che celebra la nascita di Gesù, figlio della Vergine Maria.Secondo il calendario liturgico cristiano è una solennità di livello pari all’Epifania, Ascensione, e Pentecoste e inferiore solamente alla Pasqua la festività più importante in assoluto, però rispetto alla Pasqua il santo Natale è una festività più sentita a livello popolare, soprattutto a partire dagli ultimi due secoli, da quando cioè è diventata la festa in cui ci si scambia i regali e si sta tutti insieme in famiglia.
Ancora non siamo entrati nel pieno del clima natalizio, siamo ancora agli inizi, penso che bisogna aspettare qualche giorno ancora per immergersi nel rito del clima natalizio che si ripete ogni anno alla scadenza temporale del 24 dicembre.E’ la quiete prima della tempesta.Ogni anno il periodo delle festività che accompagna la ricorrenza del Santo Natale, dona a tutti noi delle sensazioni nuove e anche intense, soprattutto per il significato che questa festa assume fra i credenti, i cristiani di tutto il mondo, ma non solo.E’ una ricorrenza che spinge naturalmente al dialogo fra le varie culture e fra le religioni di tutto il mondo, il Natale esce per sua intrinseca natura dagli ambiti angusti e ristretti di una festività prettamente cristiana per parlare il linguaggio universale della pace e del dialogo fra gli uomini di buona volontà, che secondo me si trovano in tutte le culture e tutte le religioni.Questa per me è la sua caratteristica principale, la sua originalità, che ogni anno si rafforza sempre di più e si aggiorna alla luce dei fatti accaduti durante l’anno che sta per terminare.Il periodo natalizio si presta anche a fare degli esami, delle valutazioni dell’anno che di li a poco, esattamente il 31 dicembre andrà a finire.



L’Irlanda è un paese molto cattolico, come del resto l’Italia, quindi penso che questa festività sia particolarmente sentita, L’Irlanda è terra di santi, c’è una forte simbiosi fra il popolo irlandese e i suoi santi, San Patrik in testa poi San Colomba, San Kevin, San Brendano e Santa Brigida, che hanno “cementato” diciamo così, l’identità nazionale del popolo irlandese.L’Irlanda originariamente terra dei Druidi, è terra consacrata a San Patrizio, ancora oggi il simbolo più importante dell’Irlanda tradizionale che si proietta nel presente e nel futuro.La sua figura storica e religiosa, assume un’ importanza fondamentale nella vita sociale e culturale irlandese.San Patrik fu l’artefice della diffusione del Cristianesimo sull’isola, un personaggio vero, carismatico, dai tratti autentici ed essenziali.La vecchia religione dei Druidi, dovette soccombere dinnanzi alla forza dirompente della predicazione di San patrizio e al vigore della nuova fede, che in ogni caso ne assorbì diversi elementi culturali, come alcuni tratti di spiritualismo o vari simboli preesistenti adattati alla nuova causa. San Colombano, detto San Colombano di Bobbio, era un monaco di origine Irlandese, può essere definito a buon diritto uno dei fondatori del monachesimo occidentale.Questo non solo per i suoi viaggi, le sue peregrinazioni, le sue fondazioni e le sue iniziative ma fondamentalmente per il suo carattere ed il suo carisma fuori dal comune.Nella bassa pianura lombarda fra Milano e Lodi, c’è un paese che porta il suo nome, si chiama san Colombano al Lambro.San Colombano morì a Bobbio, in provincia di Piacenza, nel 615, nell’abbazia da lui stesso costruita.
La storia di San Colombano è in un certo senso come una sorta di trade-union fra il cattolicesimo italiano e quello irlandese, questo per mettere in evidenza il legame che esiste fra i due paesi, entrambi di radicata tradizione cattolica.
Il Natale a mio avviso, è una festività allo stesso tempo gioiosa e malinconica, e questi significati così contrastanti del Natale, sono da sempre depositati nella profondità della sua storia, q quindi nella nostra mente e nel nostro cuore.Si dice che a Natale dobbiamo essere tutti più buoni, ma chi non lo è?, nel senso che chi è malinconico o depresso o non è buono di natura cosa deve fare?.Il Natale è la festa di tutti.Voglio dire che questo forse è il lato meno bello del Santo Natale, sembra che tutti dobbiamo diventare buoni per decreto legge, ecco forse è questo che mi piace di meno del clima natalizio, cioè si respira un clima a volte finto e rarefatto, di facciata, in sostanza si vive in una atmosfera di finto buonismo che riduce, limita le potenzialità di una festa che al contrario dovrebbe essere portatrice di verità e scatenare delle vere e autentiche riflessioni sul percorso individuale di ciascuno di no, cosi com’è. Il Natale è per definizione la festa dell’amore, l’amore è un sentimento profondo non sdolcinato, non è un sentimento di facciata, superficiale, bensì crudele, perché amare intensamente porta anche a delle sofferenze e a degli errori. e anche appunto a delle crudeltà verso la persona che si ama.Celebrare il bene in maniera enfatica e stucchevole, come si usa fare pressoché da sempre sotto Natale contiene in sé qualcosa di esagerato, come se questa celebrazione enfatica del bene alludesse in modo dialettico alla presenza del male che si annida in ognuno di noi, come ad esorcizzarlo in clima di finto buonismo, in una clima di stucchevole melassa, senza affrontare davvero il problema alla radice.
Invece ritengo che occorra andare oltre alla mera funzione celebrativa di facciata, e spingersi in profondità rispetto al significato da dare a questa festa, e fare di questa feste un avvenimento eccezionale che può cambiare prima di tutto noi stessi, poi perché no?, anche le sorti dell’umanità.La prima rivoluzione deve partire da noi stessi, a volte sono i piccoli gesti quotidiani a cambiare il mondo che sono poi in sostanza un atto rivoluzionario rispetto a tanti proclami o a tanti discorsi inconcludenti sulle sorti dell’umanità.A volte basta un piccolo gesto concreto per dire che qualcosa sta cambiando davvero.
Del Natale in ogni caso salverei tutto, anche gli aspetti che non mi piacciono di cui ho parlato sopra, compreso il consumismo sfrenato e il suo aspetto meramente commerciale.Infatti nell’Occidente il Natale è diventata “economicamente”, la festa più importante dell’anno, muove un giro di affari colossale, penso alle cose più banali, il panettone il pandoro, lo spumante, a tanti altri prodotti che vengono consumati sotto Natale, comprese le specialità alimentari.Penso anche ai negozi e agli esercizi commerciali delle città italiane e penso anche irlandesi, che aspettano avidamente di “mettere le mani” sulle tredicesime degli italiani e presumo anche degli irlandesi., per poter vendere i loro prodotti che spaziano dall’elettronica all’abbigliamento.A Natale si usa fare i regali e scambiarsi i doni fra amici e parenti, ;questo è un rito che travalica l’ambito strettamente consumistico, esso affonda le sue radici nell’antichità, eredità dei Sigillaria festeggiati il 20 dicembre, si usa anche organizzare dei banchetti e delle cene, rito che ricorda gli antichi Saturnali romani, che duravano dal 17 al 23 dicembre, si addobba l’albero di Natale, usanza introdotta da Martin Lutero, e si prepara il presepe, usanza introdotta da San Francesco D’Assisi.
In conclusione auguro buon Natale a tutti, alla redazione di Irlandiani, agli italiani residenti in Irlanda, e anche a tutti gli irlandesi e alla città di Dublino, dove mi sono trovato bene, nel breve periodo che sono stato in Irlanda.Per me Dublino non è un ripiego rispetto a Londra è una stella che brilla nel firmamento di luce propria.
Sicccome vivo in Italia, in una città turistica della costa orientale della riviera Adriatica che si chiama Rimini, auguro un felicissimo Natale anche ai miei connazionali.Quest’anno sarà dura più del solito, il potere d’acquisto dei salari è diminuito, per una grossa fetta delle famiglie italiane che vivono in una stato di sofferenza, al limite della soglia di povertà, sarà un Natale davvero duro, il prezzo del riscaldamento è salito alle stelle, ci sono due cose a mio avviso penalizzano pesantemente le famiglie italiane, il debito pubblico e la dipendenza energetica, per me hanno effetti devastanti sul bilancio delle famiglie italiane.L’Italia è un bel paese, però credo sia un paese saturo, che stenta a decollare, ha perso la spinta propulsiva che lo ha decollare negli anni 60 soprattutto non ha più quella vitalità come sistema paese che ci ha visto competere come sistema Italia in tutto il mondo, mi riferisco al concetto di fare-sistema, non alle iniziative dei singoli, quelle ci sono sempre, ma oggi non si può fare più niente a livello individuale, la buona volontà e l’inventiva che ci ha reso famosi in tutto il mondo non basta più, se non hanno dei punti di riferimento che ci portano a competere nei mercati internazionali come nel passato.
Leggo cara redazione di Irlandiani, dal vostro sito che ritengo uno strumento prezioso per conoscere le ultime notizie, le ultime novità in diretta dall’Irlanda, che la spinta propulsiva dell’Irlanda denominata la tigre celtica è inarrestabile, è ancora in una fase di piena espansione.L’Italia ha bisogno di ripartire quindi penso che fatte le debite proporzioni, considerate le differenze culturali, geografiche e ambientali, le diverse caratteristiche fra i due paesi, dovremmo prendere esempio dalla grinta dalla vitalità e dalla voglia di fare dell’Irlanda per ritornare ad essere quello che in fondo siamo sempre stati cioè un grande paese.


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[Modificato da .Gertrude. 25/12/2011 09:40]
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