Ecco come interpretano Apocalisse 17 i biblisti cattolici...
La maggior parte degli esegeti cattolici ha sposato un approccio storico e pertanto ritiene che Babilonia la Grande non sia altro che l'antica Roma[1], tipica città dal carattere idolatrico e malvagio per aver perseguitato i cristiani. L'Impero romano infatti ha avuto fine a causa delle invasioni dei barbari: Roma venne incendiata dai Visigoti nel 410 e saccheggiata dai Vandali nel 455, e tale fine è rimasta impressa a lungo nella mente dei primi cristiani. In quest'ottica le sette teste del mostro su cui siede la prostituta sarebbero i sette colli su cui Roma poggia e i sette re potenti potrebbero essere Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, Vespasiano e Tito mentre l'ottavo re sarebbe stato Domiziano. Ma ciò è decisamente errato poiché San Giovanni scrisse il suo Vangelo sotto l'impero di Nerone (che aveva accusato i cristiani di aver appiccato il famoso incendio a Roma dando il via così alla prima vera persecuzione contro di loro, in modo da mettersi al sicuro dalle accuse dei delatori che vedevano lui come autore indiretto dell'incendio), ultimo imperatore della gens Giulio Claudia, cioè discendente dal ceppo di Giulio Cesare di cui Augusto, nato Caio Ottavio e divenuto Ottaviano dopo essere stato da lui formalmente adottato, era pronipote. Dopo la morte di Nerone abbiamo un interregno di tre imperatori (Galba, Otone e Vitellio) che si concluderà con un colpo di stato del governatore di Giudea Tito Flavio Vespasiano alleato di Antonio Primo, il che darà inizio alla gens Flavia di cui, appunto, Vespasiano è capostipite seguito dai due figli Tito e Domiziano. Detto ciò possiamo dedurre che i sette colli altro non siano che i sette re di Roma, quando essa era ancora un regno, prima di diventare Res Publica e successivamente impero.
Come vedi, caro Agabo, anche questa volta sei fuori strada.
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