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Omicidio di stato?

Ultimo Aggiornamento: 08/04/2012 23:48
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08/04/2012 23:31
 
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L'ombra della Curia romana sulla morte di Caravaggio

CaravaggioL'ombra della Curia romana sulla morte di Caravaggio. 
Giacomo Galeazzi
Non è nella toscana Porto Ercole che morì il Caravaggio, e non fu per malattia che il grande pittore si spense nel luglio 1610. Chiuse le celebrazioni per i 400 anni dalla morte, arriva da un professore dell' Università di Napoli, Vincenzo Pacelli, esperto del Merisi, uno studio, supportato da documenti dell'archivio di Stato e dell'Archivio Vaticano, che sposta nella laziale Palo il luogo della morte. Per Pacelli Caravaggio fu assassinato da emissari dei cavalieri di Malta con il «tacito assenso della Curia Romana».«Caravaggio è morto a Porto Ercole e lì è stato sepolto nel piccolo cimitero di San Sebastiano».

 obietta Silvano Vinceti, presidente del Comitato che due anni fa, dopo una ricerca fatta con il contributo di esperti di diverse università italiane, annunciò il ritrovamento dei resti mortali del grande pittore lombardo. Dannato e maledetto fino alla fine, il grande Caravaggio. Tanto da finire vittima di una congiura, anzi di un ' omicidio di Statò. Assassinato, come nei suoi peggiori incubi, quelli che in uno dei suoi ultimi capolavori lo avevano portato a dipingere il suo autoritratto nella testa mozzata e nel volto tumefatto del Golia. Spenti i riflettori sulle celebrazioni per i 400 anni della morte, è una ricerca dello storico napoletano Vincenzo Pacelli, studioso fra i più conosciuti del genio lombardo, a riportare l'attenzione sulla sua biografia. Con una tesi, basata su documenti scoperti nell'archivio Vaticano e nell'Archivio di Stato, che contraddice l'annuncio trionfale del ritrovamento un anno fa a Porto Ercole delle sue ossa. E punta a scardinare convinzioni di secoli sul luogo, ma anche sulle cause della sua morte. Pacelli ne è certo, Caravaggio non è morto a Porto Ercole, bensì a Palo, a pochi chilometri da Civitavecchia, che all'epoca era il porto di Roma. E la sua è stata una morte violenta, anzi «un omicidio di Stato». Organizzato «dall'Ordine di Malta, per l'offesa arrecata ad un potente cavaliere, con il tacito assenso della Curia romana».

Da tempo interessato all'ultimo periodo del Caravaggio, a proposito del quale anni fa ha pubblicato un'inedita corrispondenza fra il Nunzio apostolico nel Regno di Napoli Deodato Gentile ed il cardinale Scipione Borghese, potentissimo segretario di Stato Vaticano e nipote di Papa Paolo V, lo storico napoletano è ora in procinto di pubblicare i risultati di un nuovo lavoro condotto con un team di 18 studiosi, fra storici, restauratori, medici, radiologi, diagnosti («Michelangelo Merisi detto Caravaggio tra arte e scienza», PaparoEditore) . Un capitolo importante sarà dedicato agli ultimi giorni di vita del grande pittore con nuove ricerche condotte da Francesca Curti e Orietta Verdi, esperte dell' Archivio di Stato. Partito da Napoli, dove tra l'altro era stato vittima tempo prima di una misteriosa e violentissima aggressione, Caravaggio era diretto a Roma, dove sperava di ottenere la grazia per la condanna a morte che da anni pendeva sul suo capo. Era il luglio del 1610 quando si imbarcò dal porto di Chiaia su una feluca. Con sè aveva tre tele destinate al cardinal Scipione, che avrebbe dovuto aiutarlo ad ottenere il perdono papale. Invece a Roma non arrivò mai.

La storiografia ufficiale lo dice morto di malattia a Porto Ercole. Ma in quella storia, secondo Pacelli, c'è qualcosa che non quadra. Tanto più che tra Palo, dove sicuramente Caravaggio è approdato (ci sono documenti che attestano un suo arresto nella località feudo degli Orsini) e Porto Ercole, dove il pittore sarebbe giunto 'a piedì, ci sono cento chilometri, «allora disseminati di paludi». Insomma, le fonti ufficiali, sostiene il professore, «rivelano contraddizioni a ogni piè sospinto». Pacelli ne cita a profusione e punta il dito anche sulla corrispondenza fra il Nunzio e il segretario di Stato dove «curiosamente si smentisce la notizia che Caravaggio sia morto a Procida, un posto con il quale Caravaggio non ha mai avuto niente a che fare, per poi indicare la località di Porto Ercole».
Al contrario, fa notare, Giulio Mancini, medico di Caravaggio, scrive che il pittore è morto a Civitavecchia, «ma su quel documento il termine è cancellato e poi da altri corretto in Porto Ercole». Mancini parla anche di morte «violenta», così come Francesco Bolvito bibliotecario dei Teatini, che nel 1630 scrive che «il pittore è morto assassinato». Non solo: sarebbe un falso, secondo Pacelli, anche il documento ritrovato nel 2001, che attesta la morte di Caravaggio a Porto Ercole arretrandola di un anno (al 18 luglio 1609). Tante bugie per coprire un delitto, ordito dai Cavalieri di Malta e avallato dalla Curia «a cui poteva far comodo eliminare un personaggio che metteva in discussione i principi della fede dogmatica della Chiesa e trattava le sacre verità senza nessun »decoro«. Non manca qualche sospetto di complicità, per chi alla fine entrò in possesso di quelle tre ultime tele: il vicerè di Napoli, il cardinale Scipione, e Costanza Sforza Colonna, l'ultima ad ospitare l'acclamato e maledetto Caravaggio.


 http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=5697&ID_sezione=524




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08/04/2012 23:48
 
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L'avevo sentito. Non mi meraviglia. La religione cattolica ha alla base l'omicidio, il tradimento, la trama. Dio stesso è un assassino. Dio ha fatto uccidere suo figlio. Dio ha sterminato per rabbia milioni di persone e di animali. Ogni tanto si sveglia incazzato a fa una strage.
[Modificato da Blumare369 08/04/2012 23:50]



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