[...] Questa sua conversione coincise con una rovinosa caduta (da cavallo?) che possiamo sicuramente attribuire ad un improvviso attacco epilettico. Gli studiosi non hanno dubbi sull'epilessia di Paolo. Il neurologo A. Ragot scrive: “Paolo era soggetto a crisi epilettiche: oscuramento, aura luminosa e sonora, caduta, coma, cecità, afasia che regrediscono nei giorni seguenti, paralisi che migliora progressivamente lasciando ogni volta conseguenze emiplegiche definitive.” ( A.Ragot. Paolo di Tarso, Quaderno del Circolo Renan, 4° trim., 1963) Tutti fenomeni accaduti a Paolo durante la sua prima rivelazione.
Ma la medicina odierna, a proposito dell'epilessia, spiega dell'altro. Secondo Vilayanur Ramachandran, dell'Università San Diego di California, le crisi epilettiche dei lobi temporali del cervello inducono visioni e voci religiose particolarmente vivide che permangono anche dopo gli attacchi (V.Ramachandran, Che cosa sappiamo della mente, Mondadori, Milano, 2004). Ciò, nel caso di Paolo, spiegherebbe la folgorazione di Damasco, le ripetute testimonianze delle sue visioni e i presunti rapimenti al terzo cielo.
D'altronde è lo stesso Paolo che nelle Lettere conferma indirettamente la sua malattia accennando spesso ad una spina nel fianco, forma allegorica per indicare un disturbo fisico ricorrente, che più volte aveva chiesto a Dio di togliergli, e scrivendo in Galati: “Voi sapete, fratelli, che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunciai il vangelo” (da lui sempre dichiarato una rivelazione divina) (Galati 4,13). Ai suoi tempi l'epilessia era considerata un morbo sacro che gli dèi riservavano a coloro che sceglievano come loro intermediari.
Veramente non è stato più lo stesso dopo le farneticazioni di QUESTO tipo