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Chiesa e 'ndrangheta. Il boss cita Bertone come teste

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2012 13:31
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17/11/2012 13:31
 
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 Quando i soldi portano guai in Vaticano



Cosa deve succedere perché papa Ratzinger esca dall’inerzia e impugni la scopa per fare pulizia negli ambienti ecclesiastici compromessi in mala gestione e in malaffare?

Crac, tribunali e licenziamenti in massa di incolpevoli impiegati non sembrano smuovere una foglia in Vaticano.

Alla vigila di un’età effettivamente pensionabile (i 78 anni) il segretario di Stato vaticano Bertone scivola nuovamente in una storia di crac e raggiri. Per imprudenza, non per dolo. Ma molte domande si impongono. A che titolo il cardinale, incaricato di guidare in nome del Papa la politica della Santa Sede a livello mondiale, si è messo a mediare tra le parti in una vicenda che riguarda la giustizia civile e non compete al Vaticano. A che titolo si è impegnato in un “accordo transattivo” con faccendieri già inquisiti dalla magistratura e avvocati tesi a spremere 99 milioni ai Salesiani.

C’è del marcio in Danimarca, esclamava Amleto. C’è, da un anno a questa parte, troppo marcio in un numero eccessivo di vicende che coinvolgono ecclesiastici di prima, seconda e terza linea. Fare l’elenco è imbarazzante.

Febbraio 2011. Esplode lo scandalo del debito abnorme dell’ospedale San Raffaele, guidato dal prete-managere don Luigi Verzè. L’esposizione verso le banche è di trecento milioni, poi si scopre che con i debiti nei confronti dei fornitori si arriva ad un miliardo. Si profila il crack. Viene alla luce una gestione dissennata, condita da intrighi per sovvenzioni con la Regione Lombardia, guidata dal ciellino Formigoni, e caratterizzata da azioni banditesche verso chi osi porsi di traverso rispetto ai piani di Verzè. C’è un costo umano altissimo in questo scandalo. Un suicida (Mario Cal, braccio destro di Verzè e 244 dipendenti del San Raffaele, che l’ottobre scorso hanno ricevuto la lettera di licenziamento.

Il 2011 è anche l’anno in cui esplode lo scandalo del disavanzo spettrale degli ospedali della “Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione”: 800 milioni di buco, sette dirigenti religiosi e laici indagati,accusato nr.1 fratello Franco Decaminada per lunghi anni consigliere delegato dell’Istituto dermopatologico dell’Immacolata. Dissesto e costi umani: da due anni il pagamento dei salari avviene con ritardi, dopo agosto i 1600 dipendenti dell’IDI, del San Carlo di Nancy e della clinica “Villa Paola” di Roma non sono stati pagati.

Anno 2011, Roma scopre l’esistenza di un certo don Evaldo Biasini, ex economo dei Missionari del Preziosissimo Sangue, amico della cricca degli appalti di Anemone e Balducci, coinvolto nelle indagini sugli appalti del G8 e indagato per riciclaggio di denaro dalla Procura di Roma: dispone di cinquanta conti correnti, tredici dei quali aperti allo Ior, la banca vaticana.

Anno 2011, il segretario generale del Governatorato monsignor Viganò denuncia la corruzione negli appalti in Vaticano. Il presepe di piazza San Pietro prima di lui costava 550 mila euro, sotto il suo controllo scende a 300 mila. Viganò denuncia frodi ai danni dell’Osservatore Romano per 97 mila euro, ammanchi di 70 mila euro in un altro ufficio, frodi per 85 mila euro ai danni dell’Amministrazione del Patrimonio Sede Apostolica (Apsa). Viene spedito da Bertone a Washington come nunzio.

Anno 2011, il Segretario di Stato sabota l’applicazione di in decreto di Benedetto XVI, che istituisce un’Autorità di Informazione Finanziaria con pieni poteri di controllo sui movimenti di denaro nello Ior e nelle amministrazioni vaticane.

Anno 2012, viene silurato il direttore della banca vaticana Gotti Tedeschi, reo di avere voluto sapere troppo sui “conti esterni” dello Ior e di aver voluto sottoporre i movimenti della banca alla società di revisione internazionale Deloitte.

C’è qualcosa di profondamente malato nel modo in cui troppi uomini di Chiesa maneggiano il denaro o lo lasciano maneggiare. C’è una drammatica carenza di controlli. C’è un disinteresse colpevole delle supreme istanze ecclesiastiche nei confronti del mala gestione e del malaffare, che si annida tra preti-manager e preti-faccendieri.

Mai un’inchiesta da parte della Chiesa.

Mai una punizione.

Mai un’operazione di pulizia.


Leggi tutto da: antimafiaduemila.com




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