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Vivisezione: i numeri confermano che bisogna fermare la sperimentazione animale

Ultimo Aggiornamento: 03/07/2013 21:13
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03/07/2013 13:24
 
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Re: Re: Re:
Rainboy, 03/07/2013 02:32:


Non discuto sul fatto che in linea teorica, l'apporto dei computer possa essere perfezionato al fine di sostituire l'uso delle cavie per alcuni tipi di esperimenti. Anche togliendo gli sprechi causati dalla burocrazia legale dei vari paesi, credo che se prendessimo cento esperti di cento campi diversi di ricerca medica/biotecnologica e mettessimo ciascuno di loro davanti a questo dilemma, chiedendogli cosa si potrebbe cercare di fare per ridurre il consumo di cavie, a ciascuno di loro verrebbe un'ideuzza o due relative al proprio campo di applicazione, per - diciamo così - ridurre un po' gli sprechi del suo settore.

Questo è un conto.

Ci sono però molti campi in cui è impossibile, per adesso e credo anche nel futuro prossimo, immaginare che una simulazione al computer rimpiazzi l'esperimento in vivo. Gli esperimenti in vivo si fanno per vedere, sul vero tessuto vivente e biologicamente attivo, che cosa accade alla molecola studiata. Servono per capire qual'è il comportamento reale del farmaco, dopo che hai già fatto tutte le simulazioni che potevi fare (al computer e non) nella fase in vitro.

Prova per esempio a immaginarti un test per studiare il metabolismo del primo passo del farmaco X, ovvero il modo in cui il farmaco X viene decomposto dal fegato e rilasciato nei carrier del sangue.

Andiamo per passaggi di complessità:

1) Una singola cellula del fegato è un laboratorio chimico che umilierebbe quello di Grissom in CSI: Las Vegas, ed esprime migliaia di enzimi diversi che hanno il compito di filtrare ogni possibile sostanza estranea.

2) Suddetti enzimi poi interagiscono fra loro (e altrettanto fanno i loro prodotti); così ogni sostanza metabolizzata subisce numerosi passaggi, spesso del tutto sconosciuti agli sperimentatori (perché mai osservati) fino al momento in cui il farmaco X non li ha stimolati.

3) Mettiamoci poi il fatto che il farmaco X deve essere accompagnato dall'eccipiente Y per fargli mantenere stabilità nell'intestino, dal rivestimento Z, dall'adiuvante K, e tutti questi composti subiranno lo stesso destino e moltiplicheranno i risultati finali in modo esponenziale...

Tutto questo per osservare gli effetti su UNA cellula.

4) Però il fegato umano sono centinaia di miliardi di cellule, che mentre lavorano sul farmaco X stanno facento (simultaneamente) migliaia di altri compiti vitali, che potrebbero subire interferenze dai processi scatenati dal farmaco X.

5) Suddette cellule inoltre comunicano sia fra di loro che con quelle del resto del corpo, dunque i loro delicati assi chimici e ormonali vanno tenuti in considerazione... etc. etc.

6) Come reagiranno i carrier del sangue (albumina, etc.) è tutta un'altra faccenda, ovviamente.

7) E il sistema immunitario?

8) E se ci fossero *ta-dan!* altri farmaci nel corpo dell'individuo in quel momento? Oppure alcool? E i nutrienti del pasto, con tutte le decine di migliaia di metaboliti che generano durante la loro digestione, come influenzeranno il metabolismo epatico del farmaco X? E dopo, quando sarà nel sangue e dovrà competere per essere trasportato dai carrier?

9) Nemmeno prendiamo in considerazioni malattie genetiche e sindromi metaboliche del paziente, altrimenti le possibilità raggiungono numeri stellari.

10) Forse la cosa più divertente è che dopo tutto questo ambaradam, se ci pensi, ancora non abbiamo preso in considerazione quale debba essere l'effetto terapeutico del farmaco stesso... o come agirà sul tessuto bersaglio. In altre parole, questi sono solo i preliminari per la sua ammissione nel corpo umano. Già, proprio così.

Conclusione:

Amico mio, io neanche so se su questo pianeta ci sia la potenza di calcolo per computare operazioni simili, figuriamoci poi scrivere il programma... e di sicuro non ci sono i dati per impostare lo spettro di variabili e costanti corretto, perché la nostra conoscenza del corpo umano non è ancora a quel livello.
Un giorno forse, chissà. Ma per ora, dormi sogni tranquilli, e cerca di non pensare agli squittii disperati di quella marea di topolini. Se non ci riesci, fatti prescrivere un sonnifero (regolarmente testato sia in vitro che in vivo, mi raccomando!) e contempla il modo in cui interagisce con i tuoi neuroni per farti fare sogni d'oro [SM=x789055]


A questo punto mi chiedo io... a che serve sperimentare sugli animali (seppur primati, quindi con un dna simile ma comunque non uguale al nostro) , se poi la sperimentazione diretta sull'uomo può dare risultati opposti?


Titti. [SM=x789061]



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