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Il sale in zucca dei non credenti

Ultimo Aggiornamento: 10/09/2013 21:14
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10/09/2013 14:45
 
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Intelligenza e religiosità sarebbero in relazione inversamente proporzionale: questo il risultato di una analisi compiuta in GB

Una nuova analisi di 63 studi scientifici compiuti nei decenni passati ha concluso che le persone religiose sono meno intelligenti dei non credenti.

L'analisi, condotta da un team guidato dal professor Miron Zuckerman dell'università di Rochester (GB), ha evidenziato «una documentata relazione inversamente proporzionale tra intelligenza e religiosità» in 53 dei 63 studi. Secondo la ricerca, intitolata The Relation Between Intelligence and Religiosity: A Meta-Analysis and Some Proposed Explanations (La relazione tra intelligenza e religiosità: una meta-analisi e alcune possibili risposte), pubblicata in Personality and Social Psychology Review, persino nei primi anni di vita più un bambino è intelligente e più sarà probabile che abbandoni l'idea di un credo religioso.

In età avanzata, allo stesso modo, più le persone sono intelligenti e meno sono disposte a credere. Uno degli studi analizzati dalla ricerca di Zuckerman è una analisi delle credenze di 1500 bambini dotati di quoziente intellettivo superiore a 135. Lo studio, cominciato nel 1921 e tuttora non concluso, mostra che anche in tarda età questi soggetti mostravano un livello di religiosità decisamente più basso rispetto alla media delal popolazione. Lo studio di Zuckerman, che è la prima sistematica meta-analisi di 63 studi compiuti tra gli anni Venti e il 2012, ha mostrato che solo 10 di essi mostrano una correlazione direttamente proporzionale tra intelligenza e religiosità. Ciascuno studio è stato considerato indipendentemente, considerando la qualità dei dati raccolti, l'entità del campione e il metodo di analisi utilizzato.

La definizione di intelligenza impiegata nella meta-ricerca è «l'abilità di ragionare, pianificare, risolvere problemi, pensare in maniera astratta, comprendere idee complesse, apprendere con rapidità e imparare dalle proprie esperienze». La religiosità è invece definita come un coinvolgimento in alcune (o in tutte) le questioni religiose. Secondo la ricerca, altri fattori come il genere o l'educazione non fanno alcuna differenza nella correlazione tra intelligenza e credenze religiose. Lo studio conclude inoltre che «la spiegazione attuale della relazione negativa tra religiosità e intelligenza ruota intorno a un tema centrale: la premessa secondo la quale le credenze religiose sono irrazionali, non ancorate nel pensiero scientifico, non dimostrabili e dunque, di conseguenza, non convincenti per le persone intelligenti».

Le critiche all'indirizzo dello studio includono l'obiezione che esso tratta solo con la definizione di intelligenza analitica, non considerando le forme di intelligenza creativa ed emozionale. Ma per gli autori della ricerca «le persone intelligenti passato tipicamente più tempo a scuola, hanno livelli più alti di soddisfazione sul lavoro e possiedono una maggiore tendenza all'autodeterminazione e alla sicurezza di sé».

Rob Williams

Articolo originale su The Independent, traduzione di Belinda Malaspina -
[Modificato da kelly70 10/09/2013 14:46]



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10/09/2013 15:58
 
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Non poteva essere diversamente!!! Una forte intelligenza è sempre una barriera verso una forte fede!

Ci puoi scommettere i coglioni che è così!!! [SM=x789054] [SM=x789054] [SM=x789056]





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Io questo topic non lo avrei fatto. I motivi sono almeno due, il primo è che i credenti, specialemnte se cattolici, non lo capiranno. Il secondo è che la cosa è fin troppo ovvia; vi sembra normale uno che crede alla verginità della Madonna? Che crede che questa sfarfalli su piante e rovi anche ai tempi nostri? Che suo figlio dopo morto è risosorto? ecc ecc? Chi crede in queste cose è un imbecille. Costui può anche essere plurilaureato, il che può significare che ha molta memnoria nozionistica e perseveranza negli studi, ma che sia scemo non c'è dubbio. Uno che crede in dio è un credulone poco intelligente, intendendo come intelligenza la capacità di raziocinare e di rimuovere quanto inculcatogli in età scolare.
[Modificato da Blumare369 10/09/2013 16:41]



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Sono eretico, ironico e autoironico, ateo, dissacrante, cinico, odioso. Inutile cercare in me qualcosa di apprezzabile. Meglio evitarmi.
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10/09/2013 20:42
 
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Le cose da un altro punto di vista!




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Re:
Blumare369, 10/09/2013 16:39:

Io questo topic non lo avrei fatto. I motivi sono almeno due, il primo è che i credenti, specialemnte se cattolici, non lo capiranno. Il secondo è che la cosa è fin troppo ovvia; vi sembra normale uno che crede alla verginità della Madonna? Che crede che questa sfarfalli su piante e rovi anche ai tempi nostri? Che suo figlio dopo morto è risosorto? ecc ecc? Chi crede in queste cose è un imbecille. Costui può anche essere plurilaureato, il che può significare che ha molta memnoria nozionistica e perseveranza negli studi, ma che sia scemo non c'è dubbio. Uno che crede in dio è un credulone poco intelligente, intendendo come intelligenza la capacità di raziocinare e di rimuovere quanto inculcatogli in età scolare.



Io quando sento dire che Dio è buono mi incaxxo. [SM=g27826]

Pensa se era cattivo... [SM=g27825]





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