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Fenomenologia del tamarro

Ultimo Aggiornamento: 24/11/2013 21:34
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24/11/2013 21:34
 
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In principio fu Er Monnezza. Poi si depilò. Si gentrificò. E arrivò il tronista. Fonte di ispirazione con il calciatore alla Balotelli
Ecco un vademecum per riconoscere il coatto di oggi.

Ha battuto ogni record al botteghino. Eppure non è bello. Nè politically correct. Non ha super poteri. Ma è esagerato, questo sì; ignorante e gaffeur, amante del paradosso. Un personaggio talmente fuori luogo che proprio per questo piace e la dà da bere a (quasi) tutti. Per di più senza accorgersene.
CATEGORIA CINEMATOGRAFICA. Mr 50 milioni, cioè Checco Zalone protagonista di Sole a catinelle, può essere considerato una via di mezzo tra il bon sauvage, l'italiano medio e il tamarro. Categoria, quest'ultima, che vanta una filmografia di tutto rispetto. Da Diego Abatantuono di Eccezzziunale veramente a Thomas Milian-Er Monnezza; da Carlo Verdone-«Famolo strano» di Viaggi di nozze ai Christian De Sica e Jerry Calà dei cinepanettoni firmati Vanzina.
E che ha avuto la sua involuzione - e una sua versione - nella figura del tronista di Maria De Filippi. Belloccio, muscoloso-palestrato, depilato. La gentrificazione del genere ha cancellato la barba incolta di Er Monnezza. Restituendo volti lampadati e vestiti griffati. Vistosamente griffati.

Tamarro, sempre in voga perché non è di moda mai

Mario Balotelli, super tamarro di lusso.

Mario Balotelli, super tamarro di lusso.

Tamarro, già. In tutte le sue declinazioni: zarro, burino, ciaffo, coatto, buzzurro, grezzo, gabibbo. Una 'maschera' «sempre in voga perché non è di moda mai», cantavano gli Articolo 31, e avevano ragione. Anche se l’esponente moderno del genere assimila, chiaramente a modo suo, i macro trend dell’estetica maschile. E li ricicla in un’accozzaglia improbabile.  
IN PRINCIPIO FU «MERCANTE DI DATTERI». Secondo la Treccani «tamarro» è un termine dialettale diffusasi dall’Italia meridionale al resto del Paese, e proveniente all’arabo tammār, «mercante di datteri». Sta a indicare una persona, per lo più di periferia, dai modi e dall’aspetto rozzi, villani, che segue gli aspetti più appariscenti e volgari della moda.
La moda, appunto. Per il tamarro è un’ossessione. Dimenticate le passerelle e i trend di stagione: ha un universo stilistico parallelo tutto suo che ha solo qualche punto di contatto con quello del resto del mondo.
MODELLI DA SEGUIRE. Il tamarro ufficialmente non ha modelli, anche se apprezza e riconosce come suoi simili personaggi raccomandabili come Fabrizio Corona, i tronisti di Uomini e Donne, Stefano De Martino (il signor Belen, per intenderci) e Mario Balotelli.
In genere funziona così: se è una cosa è di moda il tamarro la estremizza. Per cui se si portano le borchie, lo vedrete in giro vestito che nemmeno un metallaro degli Anni 80 a Carnevale. E via dicendo. Poi ha alcuni must have.
In primis, l’abbronzatura.

Sette segni particolari per riconoscerlo

1. LAMPADA MON AMOUR. Il tamarro non accetta nessun forma di pallore. Se la moda mainstream ha bollato da tempo i raggi Uv come fossero i nostri peggiori nemici, per cui c’è chi giura di non prender più il sole nemmeno da lontano, qualsiasi crema idratante ha un fattore di protezione che prima vedevamo solo sui solari per i Caraibi e la pelle di porcellana è tornata così di moda da far concorrenza all’Ottocento, il tamarro non molla.
L’abbonamento al centro abbronzante per lui fa parte delle spese fisse, insieme con affitto e bollette. Fare meno di un lettino a settimana è socialmente inaccettabile. Qualcuno, tanto per star sicuro, ci spalma su pure una bella dose di autoabbronzante. L’importante è che il risultato finale non sia niente di inferiore al color mattone.

2. IL GEL. L’acconciatura del tamarro sta vivendo un momento di evoluzione, perché accanto al ciuffo c’è pure chi sta intraprendendo la nuova strada del capello rasato o parzialmente rasato, magari con decori vari. Però alla fine il caro vecchio gel risolve sempre la situazione. È per questo che il tamarro ne ha sempre a casa una ventina di confezioni.

3. LA CERETTA. Fatevene una ragione: il tamarro si depila. Il petto ormai lo fan tutti, la schiena bè, quelli che ne hanno bisogno. Qualcuno inizia ad azzardare anche braccia e gambe che così si vedono meglio i muscoli. Ma soprattutto, le sopracciglia. Avere le sopracciglia in disordine per il tamarro è una vera bestemmia. Giammai. Sorelle e fidanzate di tamarri lamentano sparizioni seriali di pinzette e Veet.

4. LA VITA NEI TATUAGGI. I tatuaggi son sempre stati un po’ tamarri. Poi a un certo punto sono diventati socialmente accettabili per chiunque. Uno, due, tre, magari non troppo grandi. Il risultato è stato che il tamarro, che deve sempre esagerare, se ne fa 21. Tra cui si contano: il nome della fidanzata, della mamma, della figlia, il numero di maglia del capocannoniere della propria squadra, un drago, un tribale, e qualche altro simbolo di cui ignora il significato.

5. IL DOMICILIO IN PALESTRA. Il tamarro va in palestra tutti i giorni. Ti può capitare di vederlo fare prepugilistica o box, ma il suo amore è soltanto uno: la sala pesi. I bilancieri hanno infatti una serie di vantaggi assolutamente irrinunciabili. Innanzitutto, il bravo tamarro deve avere il fisico. L’obiettivo finale è fare in modo che i bicipiti e gli altri muscoli delle braccia siano così gonfi da non poterle accostare lungo il corpo. In secondo luogo, gli attrezzi sono sempre posizionati davanti allo specchio. E se c’è una cosa che il tamarro ama più dei suoi muscoli è vedersi riflesso mentre li gonfia, momento di figaggine estrema. Tra l’altro, dallo specchio si vedono pure le ragazze che sculettano nella sala di fronte facendo zumba. Mica scemo.

6. L’AUTO. Il tamarro ama la propria macchina quasi quanto se stesso. In effetti - ma questo vale per molti uomini - l’auto è un’estensione di se stesso. Il che significa nel caso in esame che l’auto dev’esser tamarra. Ultimo modello, se possibile assetto basso, luci blu e stereo ipertecnologico e iperpotente, con super subwoofer d’ordinanza cui collegare l’iPad per far risuonare la musica nel raggio di tre chilometri.

7. L’ABBIGLIAMENTO. Il tamarro veste firmato. E basta. L’ultima volta che la madre ha provato a comprargli un paio di boxer al mercatino si è messo a piangere. Perché lui non può mettere addosso niente che non abbia una marca ben identificabile. Il che lo porta a privilegiare i brand ben evidenti: Gucci, Prada, Louis Vuitton, Calvin Klein, Lacoste, Hogan. Vuoi mai che ti compri qualcosa di Ferragamo e nessuno lo capisce. Sarebbe una tragedia.
Altro capo importante è la maglia scollata. La maglia scollata è per il tamarro l’equivalente della maglia della salute, non si può uscire senza. L’unica differenza è che con la lana si stava caldi, invece il tamarro con la maglia aderente scollata a V fin sotto il petto, specie se nordico, a dicembre prende la polmonite.
Che è davvero poco tamarra.

Domenica, 24 Novembre 2013

www.lettera43.it/stili-vita/fenomenologia-del-tamarro_4367511...



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
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