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Ebola: medico Usa guarito, giorno miracoloso, Dio mi ha salvato

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2014 22:01
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24/08/2014 23:35
 
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Max Cava, 23/08/2014 21:02:



Gironzolando in Rete ho trovato sta cosa qui... il nesso, secondo la mia logica, c'é.

che Rainboy possa illuminarci?




Sorry Max, non commenterò il "pezzo" che hai postato, dato che mi appare mal tradotto e possibilmente alterato da un qualche originale inglese; detto questo, non posso esimermi dal dire che, così com'è scritto, contiene alcune parti che dal mio punto di vista non sembrano avere senso, e lo fanno rassomigliare a genuina spazzatura internettiana DOC.

Posso invece dire a te e a chi è interessato quello che so sulla malattia in questione, premettendo che è da diversi anni che non mi aggiorno sull'argomento.

Ebola non è un solo virus, ma un gruppo di virus parenti stretti fra loro, che la scienza medica negli ultimi 50 anni ha scoperto osservando gli effetti di una serie abbastanza eterogenea di epidemie di febbre emorragica. Quando tutte queste febbri sono state ricondotte a un'unica "famiglia" biologicamente distinta di virus, con alcune caratteristiche molto particolari (i cosiddetti filovirus), è nato il nome e la definizione medica, ma c'è da dire che quasi ogni grande epidemia che si sia registrata ha avuto variazioni significative nei tassi di mortalità, nella durata media dell'incubazione e in vari altri fattori critici per la descrizione malattia.

Ebola è virtualmente incurabile, perché a seguito di una fase asintomatica e non contagiosa relativamente lunga (a volte anche 3 settimane), la malattia "esplode" in una serie di sintomi gravissimi (fra i quali febbre alta, insufficienza di fegato e reni, emorragie interne ed esterne, anche sotto forma di vomito ed espettorato) che marcano in pochi giorni la morte o la sopravvivenza del paziente. Questo meccanismo fa sì che, se anche per ipotesi si possedessero dei farmaci antivirali realmente efficaci contro questo tipo di virus (e per quanto ne so, non ne abbiamo) non ci sarebbe il tempo materiale di usarli su un paziente che mostra già i sintomi della malattia, perché l'effetto dei farmaci si manifesterebbe solo dopo che il paziente avesse già superato la fase critica, o ne fosse rimasto ucciso. Al momento dell'ospedalizzazione si possono pertanto solo dare le classiche terapie di supporto (reidratazione e reintrgrazione degli elettroliti per sostituire i liquidi persi) e in aggiunta, si possono somministrare immediatamente degli anticoagulanti per cercare di contrastare le eventuali coagulazioni intravasali disseminate causate dalla malattia; nella pratica però, se un episodio del genere avviene, al paziente serviranno supporti di rianimazione e tanta, tanta fortuna.

Ebola è una malattia il cui serbatoio naturale sono i pipistrelli della frutta, non gli uomini. Pertanto, è endemica nelle foreste equatoriali in cui quegli animali vivono. Nella nostra specie ha fatto pochi contagi, per quanto noto pubblicamente alla medicina. Ha dimostrato uno scarso potere pandemico, perché questa malattia non è contagiosa nella sua fase asintomatica; inoltre quando l'individuo contagiato raggiunge la fase conclamata (e quindi la possibilità di contagio) i suoi sintomi sono talmente gravi, evidenti e invalidanti, che l'individuo non può più muoversi o ignorare la propria condizione, e viene di solito immediatamente raggiunto dal personale di pronto soccorso e isolato, restando quindi senza grosse opportunità per spargere la malattia.
Il contagio avviene in due modi: attraverso il contatto diretto con fluidi e tessuti del paziente infetto (sangue fuoriuscito dal corpo attraverso vomito, espettorato, diarrea, prelievo campioni, etc.) e attraverso rapporti sessuali con un maschio sopravvissuto alla malattia, che può portare il virus nel proprio seme anche per alcuni mesi dal contagio.

Per concludere, aggiungo che una parte significativa delle ricerche su questa malattia è stata svolta dalle organizzazioni militari di tutto il mondo, ed è pertanto parzialmente o totalmente coperta dal segreto. Come potrete immaginare, questo non ha aiutato la conoscenza e la cura della malattia da parte della medicina ufficiale, ma c'è da dire che Ebola non è mai stato visto come una minaccia su vasta scala, né come un mercato redditizio (le malattie virali sono notoriamente le più difficili e costose da curare, e qui stiamo parlando di epidemie che colpivano quasi esclusivamente l'Africa sub-sahariana...). Questo virus però è stato studiato come candidato per l'uso come arma biologica, proprio per la combinazione specifica di caratteristiche della sua eziologia: fase di incubazione asintomatica (difficile da rilevare), fase conclamata molto rapida, alta mortalità, scarso potere pandemico (quindi facilità di controllo e circoscrizione dei danni; contrariamente alle sciocchezze che vedete nei film, nella realtà nessun esercito vuole una malattia ultracontagiosa che finisca per diffondersi senza freni!).

Ah, una nota a margine: non ho la più pallida idea dell'attuale stato di avanzamento della medicina nel campo della prevenzione di questa malattia; in altre parole, ignoro quanto sia facile (e se sia mai stato tentato di) sviluppare un vaccino. Per lo stesso motivo, non so cosa contenesse il siero dato a quel malato che è sopravvissuto (onestamente, non ho neanche cercato di informarmi). Dato che lo chiamano tutti "siero" intuitivamente mi aspetterei che si trattasse di un concentrato di anticorpi allotrapiantati da qualche organismo immune alla malattia (magari ex-pazienti superstiti), oppure nella migliore delle ipotesi, magari qualche multinazionale ha brevettato una tecnica per la produzione di anticorpi monoclonali specifici per uno o due ceppi della malattia.

[Modificato da Rainboy 27/08/2014 03:43]
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