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Famiglia e fondamentalismi

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2014 20:07
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18/10/2014 20:07
 
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Critiche laiche


Il tentativo di individuare le parole di Cristo dietro i diktat ecclesiastici sull'indissolubilità matrimoniale ha portato a risultati deludenti per gli stessi esegeti del cattolicesimo.




venerdì 17 ottobre 2014 11:08








Raffaello, Lo sposalizio della Vergine


Anche i giornali "laici" si sentono autorizzati a prendere la parola sui temi in discussione al Sinodo sulla famiglia. E ciò mi sembra un segno incoraggiante di sfaldamento di antiche barriere che non hanno giovato né alla Chiesa cattolica né alla società civile. Tuttavia è in situazioni come questa che si avverte, anche in intellettuali senza dubbio colti, la mancanza di una istruzione teologica almeno elementare (i tempi in cui suor Domenica, della famiglia religiosa delle Paoline, organizzava a Urbino le settimane di formazione teologica per noi giornalisti, negli anni Settanta del secolo scorso, sono lontani non solo cronologicamente).


Solo per limitarmi a una delle numerose esemplificazioni possibili: nell'editoriale di domenica 21 settembre 2014 Eugenio Scalfari, su Repubblica, confuta la tesi dei teologi che difendono l'indissolubilità del matrimonio sulla base di citazioni evangeliche obiettando che «in verità non esiste alcuna parola scritta di Gesù», del quale «direttamente non si sa nulla». L'argomento è senz'altro fondato, ma ha il difetto di provare troppo. Infatti vale per tutte le asserzioni su cui si basa la fede cristiana: il tentativo esegetico di individuare gli ipsissima verba Christi ("proprio le stesse parole di Cristo") ha portato a risultati ritenuti deludenti dagli esegeti. Se a base della teologia cristiana sta, dunque, il Nuovo Testamento in blocco, così come è stato elaborato e trasmesso dalle chiese primitive, dobbiamo ritenere inevitabile la difesa a oltranza dell'indissolubilità matrimoniale? Già mezzo secolo fa il gesuita Gerhard Lohfink (per altro in una pubblicazione originariamente destinata agli studenti liceali tedeschi) notava che «Non separi l'uomo ciò che Dio ha unito» appartiene a tutta una serie di esortazioni del genere: «Se ti danno uno schiaffo, tu porgi l'altra guancia»; «Se ti chiedono la tunica, tu dagli anche il mantello»; «Se ti costringono a fare un miglio con qualcuno, tu fanne due» e così via. Il fine biblista tedesco osservava che si tratta, evidentemente, di espressioni profetiche: Gesù (o la comunità che ne ha esplicitato e formulato l'insegnamento) disegna qui un mondo ideale, uno stile di vita utopico, a cui tendere con la forza interiore dello Spirito. Riprova: nessuna di queste esortazioni è diventata legge, norma vincolante. Nessuna, tranne una: l'invito a vivere il rapporto di coppia come unico, irreversibile, paritario (ricordiamo che il maschio ebreo poteva chiedere il divorzio, non altrettanto la donna).


Sulle ragioni per cui l'unica indicazione di massima del Vangelo a trasformarsi in rigido diktat giuridico (la cui trasgressione viene sino a oggi duramente sanzionata, persino con la scomunica) sia stata proprio questa, ci sarebbe molto da scrivere: ma alcune ragioni sono facilmente intuibili. Più rilevante la conclusione di Lohfink (e di molti altri esegeti cattolici e protestanti): «Con le conoscenze dell'odierna scienza biblica, secondo la quale il loghion (il "detto") di Gesù sul divorzio non è un'espressione giuridica, non si vuole affatto dire che tale parola sia priva di ogni valore, e sia minimizzata o mitigata. Al contrario! Essa è invece compresa in tutta la sua portata: è la radicale esigenza di Dio che tocca e coinvolge anche l'intimo dell'uomo» ("Ora capisco la Bibbia", Edizioni Dehoniane, Bologna 1986, pp. 140 - 141). Naturalmente, aggiunge e conclude sul punto l'esegeta gesuita (gesuita come Jorge Bergoglio!) una chiesa cristiana può chiedere ai propri fedeli di sposarsi solo se accettano l'indissolubilità sacramentale, ma deve avere l'onestà intellettuale di spiegare che si tratta di una condizione posta dalla chiesa stessa, senza attribuirla falsamente a Gesù stesso. E se di una opzione ecclesiastica si tratta (alcune chiese l'hanno realizzata, altre mai, altre l'hanno realizzata con certe eccezioni, altre ancora l'hanno realizzata e poi revocata), come tutte le decisioni storicamente assunte dai mortali anche questa questa può essere legittimamente ripensata e modificata, senza scomodare l'insondabile pensiero di Dio.


Augusto Cavadi
articolo pubblicato su Tuttavia





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