BASTA IPOCRISIE, LASCIATELO ANDARE
Tratto da "Libero" del 23/09/2006, p.1
di Vittorio Feltri
La lettera di Piergiorgio Welby al capo dello Stato non avrà alcun effetto. L'eutanasia in Italia è un tabù, si fatica a parlarne. O meglio. Ogni tanto - come in questo caso - un fatto clamoroso richiama sul problema l'attenzione del pubblico, i giornali vi dedicano un quartino di pagina, poi si torna al silenzio.
Welby ricorda: in Parlamento quattro o cinque proposte di legge attendono di essere tirate fuori dal cassetto. Invano. Nessuno intende sporcarsi le mani e la coscienza trattando una simile materia che interessa chi non vota (i morti) o presto non voterà più (i moribondi).
Non conviene darsi da fare per un provvedimento che non passerà mai, tra l'altro. I laici non hanno la maggioranza e in aula sarebbero battuti dai cattolici e da chi finge di esserlo per opportunismo. I conti si fanno in fretta. Alleanza nazionale è su posizioni conservatrici, non andrebbe mai contro le sante disposizioni; l'Udc è dichiaratamente papista; Forza Italia, abbiamo visto come ha agito sulla fecondazione assistita e sul divorzio breve, totalmente in sintonia coi vescovi; la Lega non si discosta dal comune sentire; i diessini sono più bigotti dei vecchi democristiani; la Margherita è una sacrestia.
Intendiamoci, non c'è niente di male sposare le idee della Cei, e poi ciascuno fa come gli pare. Ma se la situazione è questa e non muta, risulta quasi velleitario ogni tentativo di affrontare seriamente la questione della morte dolce. La migliore delle leggi andrebbe a sbattere alle Camere contro il no pregiudiziale di chi attribuisce alla vita purchessia una sacralità tale da renderla intoccabile.
Fine del discorso pratico. Solo un'aggiunta. In Paesi democratici e tolleranti per le opinioni altrui - ad esempio la Svizzera, l'Olanda e il Belgio - non sarebbe impossibile imboccare una via d'uscita, riconoscendo a ciascuno il diritto di decidere per sé. Tu vuoi l'eutanasia? Prego, accomodati; le regole sono queste, rispettale e vai pure all'altro mondo. Poiché un diritto è una facoltà e non obbligo, chi invece non vuole l'eutanasia è padrone di morire fra atroci sofferenze.
Ma l'Italia pur essendo democratica non lo è abbastanza da consentire alle minoranze di applicare un principio fondamentale: godo della mia libertà fin dove non ledo la libertà altrui.
Concedere l'eutanasia a Piergiorgio Welby, e a tutti quelli nelle sue condizioni o pressapoco, non comporta lesioni di libertà per alcuno.
Come il divorzio. Tu non desideri divorziare per motivi religiosi o altri? Semplice: non divorzi, ci mancherebbe. Io invece desidero divorziare ma non posso perché tu me lo impedisci in quanto non piace a te. Sarebbe assurdo. Welby è immobile in un letto, non muove un muscolo, respira con un respiratore elettrico, è alimentato con una sonda, gli funziona solo il cervello e lo usa per chiedere pietà.
Risposta: no. Perché? Perché no.
antiproibizionisti.it/notizia.asp?n=5046
“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer