Un islamico mi ha detto: «Perché non vi rassegnate?»
«Perché non vi rassegnate? Noi vi lasciamo manifestare, ma tanto zitti zitti facciamo quello che vogliamo e fra dieci anni qui ci saranno centinaia di moschee e di scuole islamiche».
No, non è il frutto di un’intercettazione telefonica, ma molto più semplicemente alcuni passi estrapolati da una telefonata andata in onda in diretta su Radio Padania Libera.
Giovedì 9 novembre 2006, ore 10 e 15 minuti, come al solito i microfoni dell’emittente padana sono aperti al numero 02-66203529, senza filtro, per dare voce agli ascoltatori sui fatti del giorno.
Telefonate di protesta sulla... ... Finanziaria, sulla criminalità dilagante e sugli impenitenti autori dell’indulto, sulla riapertura della scuola araba a Milano, sulle manifestazioni contrarie del Carroccio e sugli insulti e le minacce che, sia da sinistra che da parte del mondo islamico, ne sono scaturite.
A un certo punto tocca a una voce sicura, determinata, dall’accento straniero, una testimonianza davvero molto utile per capire quanto grande sia la voglia di “dialogo” e di integrazione nutrita da buona parte dell’immigrazione islamica.
«Buongiorno, io sono un extracomunitario con la cittadinanza italiana, vi ascolto e vi volevo chiedere perché non vi rassegnate. Per noi l’importante era mettere la prima pietra e ci siamo riusciti. Io posso garantirvi che fra dieci anni ci saranno centinaia di scuole arabe e di moschee in italia».
L’ascoltatore va avanti, viene lasciato ovviamente parlare.
«Noi se ci mettiamo una cosa in testa la facciamo, intanto vi lasciamo fare presìdi e tutto quanto, ma l’importante per noi è andare avanti. Noi sfruttiamo la costituzione italiana che ci dà il diritto di mettere in piedi la nostra scuola».
Parole chiare, dall’altra parte del microfono il conduttore (che è colui che scrive) ed il regista si guardano e si chiedono cosa manchi ancora a completare il quadro.
«Voi potete fare quello che volete ma io vi posso garantire che di scuole fra dieci anni ce ne saranno centinaia in tutta Italia. Come di moschee. Sì, noi vi lasciamo manifestare ma intanto, zitti zitti, alla fine faremo quello che vogliamo».
Fine delle trasmissioni.
Per i venti minuti successivi le reazioni degli ascoltatori si susseguono fra lo sconcerto e la riflessione.
«Finalmente qualcuno si sarà reso conto del vero obiettivo di questi signori» hanno commentato, da Verona a Torino, coloro che sono riusciti a trovare la linea telefonica libera.
«Tenetela da conto e usatela bene questa testimonianza, sono più utili parole come questa di tante tavole rotonde per aprire gli occhi ai sonnolenti padani». Detto fatto, dal prossimo lunedì la “telefonata modello” aprirà la diretta delle 9,30 che tutte le mattine apre i microfoni di Radio Padania Libera.
«Perchè non vi rassegnate? Noi se ci mettiamo in testa una cosa la facciamo».
E poi non dite che non ci avevano avvisato...
* Conduttore di Radio Padania Libera
[Data pubblicazione: 11/11/2006]
www.lapadania.com/PadaniaOnLine/Articolo.aspx?pDesc=68979,1,1