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Polli:Ti sei mai chiesto...

Ultimo Aggiornamento: 23/04/2007 13:09
23/04/2007 12:18
 
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...cosa metti nello stomaco quando mangi un pollo?
Occhio ai vari "Amadori" e affini:

da --->
www.comilva.org/public/comilva/pdf/Influenza2005_Rilamp...


Articolo inviato da: "Rilampis, rilampis@interfree.it"
Data: 20 Ottobre 2005
Oggetto: Ti sei mai chiesto cosa metti nello stomaco quando mangi un pollo?
di Guglielmo Donadello, consulente aziendale zootecnico.
Fonte: www.disinformazione.it.
Ti sei mai chiesto cosa metti nello stomaco quando mangi un pollo?
No, questo articolo non parla dell’”influenza aviaria”. Meno male. Ma dà i fatti
sul pollo che mangiamo. Prima di mangiare un panino volete sapere cosa c’è
dentro? Suppongo che abbiate la stessa curiosità anche per il pollo.
Solo per stomaci forti. Per il linguaggio suggestivo, la lettura è sconsigliata ai
minori di 14 anni.
Ti sei mai chiesto cosa metti nello stomaco
quando mangi un pollo?
Tutti i polli che compriamo e mangiamo, in tutto il mondo, appartengono oramai
ad un paio di razze ibride (denominate COBB 500, brevettate dalla Cobb
Breeding Company), nate in laboratori di genetica applicata, selezionate
esclusivamente per l’ingrassaggio.
Il risultato di queste selezioni è una vera macchina biologica ad elevatissimo
“indice di conversione”: un pollo mangia un chilo e mezzo di mangime e ne
“produce” uno di carne. Vive solo 35 giorni (non ha neanche il tempo per
diventare pazzo). Questi polli denominati “galletti” quando arrivano a
“maturazione” pesano vivi in media sui 2,3 chili, e preparati a busto circa 1,2.
Per avere queste rese così elevate e cicli biologici così accelerati servono
allevamenti e mangimi adatti.
Come vengono allevati
Si chiama allevamento industriale integrato, le cui principali fasi sono:
produzione della gallina ovaiola, incubatoi delle uova, produzione dei pulcini,
macelli, industria di lavorazione, logistica e commercializzazione.
Nel nostro paese due aziende controllano oltre il 70% del mercato. Una è l’AIA
del gruppo Veronesi e l’altra è del gruppo Amadori. L’allevamento viene svolto
in grandi capannoni dove possono stare decine di migliaia di volatili: con una
densità di 10÷15 per metro quadro, cioè sino a 30 chili di “carne” a mq. (I
2
regolamenti dell’Unione Europea per gli allevamenti biologici stabiliscono invece
in 3 polli per metro quadrato la densità massima ammissibile).
Beccano tutto ciò che ha colore paglierino, giorno e notte, grazie
all’illuminazione artificiale. Le temperature sono sempre elevate (anche a causa
della luce e delle deiezioni, che vengono raccolte con una ruspa per la
produzione della pollina, sottoprodotto usato come concime agricolo o
combustibile (e fino a 10 anni fa come mangime per bovini da ingrasso).
Le condizioni igieniche sono terribili. Gli animali vivono dal primo
all’ultimo giorno della loro breve vita calpestando e dormendo sulle loro
deiezioni. Le infezioni batteriologiche sono contrastate dal primo all’ultimo
giorno di vita con gli antibiotici contenuti nei mangimi.
Ma per i virus – come si sa – non ci sono farmaci. Da qui l’uso di vaccini che,
come è noto, creano anticorpi che contrastano le manifestazioni
patologiche del virus, ma impediscono l’eradicazione dello stesso,
consentendo che animali solo apparentemente sani siano commercializzati, con
il rischio che il virus si trasferisca dall’animale all’uomo.
A questo si aggiunge il rumore spaventoso provocato dal pigolare di 50.000 –
100.000 animali spaventati, tenuti in quelle condizioni. L’organismo del pollo,
che è pur sempre un animale diurno, viene messo a dura prova: l’apparato
digerente stressato, la sua capacità di resistenza agli agenti patogeni
fortemente indebolita.
Nel territorio dove sono inseriti, senza un minimo di criterio di bio-sicurezza,
questi allevamenti sono delle vere e proprie bombe batteriologiche, pericolose e
costose per tutta la collettività. Pericolose, in quanto incubatoi di possibili
virus trasmissibili agli uomini come salmonelle e influenze; costose, come
per il caso dell’ultima peste aviaria, costata alla sola regione veneta 110 miliardi
di lire, e ben 500 allo stato.
Cosa mangiano
In regime naturale, i polli dovrebbero mangiare solo mais, soia e fibre,
trasformando proteine vegetali in proteine nobili. Il tipo broiler, che rappresenta
il 99% dei 520 milioni di polli e dei 22 milioni di tacchini che mangiamo ogni
anno, mangia invece esclusivamente mangimi industriali, prodotti in larga
misura da due o tre aziende.
Le formule di questi mangimi sono top secret; possono in questo modo
metterci dentro di tutto e di più. Il mais e la soia, che sono i componenti
principali (fino al 60/70%), sono in grandissima parte di importazione e di
produzione transgenica, perché costano meno.
Contrariamente alle normative per i bovini, i mangimi per pollame e
tacchini possono contenere farine di carne e di pesce, pannelli di olio
esausto, grassi di origine animale . La vicenda di due anni fa dei polli belgi
alla diossina è dovuta a un “eccesso” di PCB ma, se si rientra nei limiti tollerati,
è legale dare da mangiare ai polli anche oli esausti di motori.
Ma i risultati migliori si ottengono con le proteine animali derivate dalle
interiora, dalle teste, dalle zampe e dalle piume ottenute dai loro simili
3
morti in precedenza, oltre alle proteine animali acquistate dove costano meno
(farine di sangue e di pesce). Di queste proteine, ai polli ed ai tacchini ne
vengono somministrate una quantità fino al 30% nel tacchino, un po’ meno per
il pollo.
Cosa si ottiene
Si ottengono dei pulcinotti venduti come galletti o tacchini, con una carne senza
gusto né qualità organolettiche, e di dubbia salubrità.
I polli così allevati, se li cucini due minuti di più letteralmente si sbriciolano, e se
li lasci raffreddare rilasciano il classico odore di pesce con cui sono stati
parzialmente allevati. Oggi la carne di pollo non viene offerta da nessun
ristorante degno di questo nome. Viene data solo nelle mense delle fabbriche,
delle scuole o per le tavole delle famiglie sotto i mille euro al mese.
Per i tacchini è ancora peggio: la carne è letteralmente immangiabile. Amadori
la tritura, aggiunge un po’ di manzo e propone con la pubblicità i rotoloni di
carne “per una buona domenica da passare in famiglia”. Questi rotoli sono
fatti con la carne di tacchini con aggiunta di carne di manzo e – come si dice in
gergo – con la giusta quantità di aromatizzanti.
Nessuno protegge i consumatori. I nostri 7000 veterinari pubblici, come da
precise istruzioni, guardano, registrano, e alla fine non possono fare
altro".
Guglielmo Donadello, consulente aziendale settore zootecnico.
Il mio commento è, come possiamo stupirci se mangiando certo “cibo” che non
ha più niente di naturale, poi osserviamo la diffusione di malattie serie tra la
popolazione? Un piero angela direbbe che le molecole del pollo sono tutte lì,
quindi dovrebbe fare comunque bene all’organismo. Il mio sospetto è che
mangiare della buona segatura farebbe meno danni.
Rinaldo lampis
www.movimentoconsensus.org
---------------------------------------------------------------

dal sito www.communicationagents.com/rinaldo_lampis/2006/04/26/la_causa_dellaviaria_nutrire_i_pesci_dallevamento_con_la_cacca_dei...

Aprile 26, 2006
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La causa dell’aviaria? “Nutrire” i pesci d’allevamento con la cacca dei polli
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Diritto al Benessere


G. Paolo Vanoli
Tratto da: news.independent.co.uk

In un articolo pubblicato recentemente dall' Independent, si avanza autorevolmente un'inquietante ipotesi: alla base dell'epidemia dell' influenza aviaria ci sarebbero proprio gli allevamenti intensivi di pollame.

La FAO è in possesso di studi dell'Università di Bangor (Galles) e Giessen (Germania) in cui si sottolinea come le morie causate dall'influenza fra gli uccelli acquatici sono avvenute in Cina, Romania e Croazia in corrispondenza di località dove si concentrano stagni di allevamento di
pesci. In questi impianti si utilizza, come fertilizzante delle acque, la pollina, cioè il guano prodotto dagli allevamenti intensivi di polli.

Anche la moria di oche selvatiche avvenuta nel maggio scorso nella Cina centrale, a cui si riconduce l'attuale diffusione del virus tra gli stormi migratori, è avvenuta in una località (Qinghai) dove proprio la FAO sovvenziona un progetto di itticoltura industriale integrata, che prevede l'utilizzo degli escrementi dei polli per accrescere la produttività degli stagni di pesca.

Il lago di Qinghai infatti, oltre ad essere un luogo dove si concentrano allevamenti di polli e di pesci, è famoso per la nidificazione di moltissimi uccelli acquatici, che di conseguenza hanno risentito per primi dell'epidemia di influenza.


L'equazione quindi è la seguente: gli allevamenti intensivi di polli, luoghi ideali per la diffusione di massa dell'influenza aviaria a causa del sovraffollamento di individui della stessa specie e della stessa età, producono tonnellate di escrementi infetti che vengono riversati negli stagni di pesca.

Gli uccelli selvatici, che vivono negli stessi ambienti, si infettano, ma sono le vittime secondarie e devono quindi essere difesi dai contagi provenienti dagli allevamenti, al contrario di quanto attualmente si sostiene.

I recenti focolai in Nigeria hanno colpito infatti le zone con la maggiore densità di allevamenti industriali di polli; nel resto dell'Africa non si sono registrate morie di uccelli selvatici nelle aree in cui questi maggiormente si concentrano.

E' bene anche sottolineare che la Cina esporta in Europa e probabilmente in tutto il mondo ingenti quantità di pollina come fertilizzante, anche prettamente agricolo.
Chi ci assicura che non rappresenti un gigantesco serbatoio per il virus, che come sappiamo rimane vivo negli escrementi per molte settimane….
Tratto da: news.independent.co.uk/
Vedi anche www.mednat.org/vaccini/influenza_aviaria2.htm

G. Paolo Vanoli
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23/04/2007 13:09
 
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re
E che te devo dì Paolo??? Sono sconvoltoooo!!!!
Viviamo veramente in un mondo di merda!!!! omega [SM=x789071] [SM=x789072] [SM=x789075] [SM=g27813] [SM=g27812]



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