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L' Eutanasia

Ultimo Aggiornamento: 07/06/2007 01:40
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06/06/2007 04:21
 
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Eutanasia

COSA INTENDIAMO PER “EUTANASIA”?

Eutanasìa, in greco antico, significa letteralmente buona morte. Oggi con questo termine si definisce correntemente l’intervento medico volto ad abbreviare l’agonia di un malato terminale.



Si parla di eutanasia passiva quando il medico si astiene dal praticare cure volte a tenere ancora in vita il malato; di eutanasia attiva quando il medico causa, direttamente, la morte del malato; di eutanasia attiva volontaria quando il medico agisce su richiesta esplicita del malato.



Nella casistica si tende a far rientrare anche il cosiddetto suicidio assistito, ovvero l’atto autonomo di porre termine alla propria vita compiuto da un malato terminale in presenza di - e con mezzi forniti da - un medico.



UN PO’ DI STORIA

Nella Grecia antica il suicidio riscuoteva un’alta considerazione: si supponeva che ognuno fosse libero di disporre come meglio credesse della propria vita. L’assistenza al suicidio nel mondo classico non fu proibita fino all’avvento al potere del cristianesimo.


Agli inizi di questo secolo alcuni pionieri riproposero il tema all’opinione pubblica: la durata della vita andava allungandosi, ma non sempre a una maggior durata si accompagnava la possibilità di godere, per più tempo, di una qualità di vita dignitosa.


Negli anni ’30 nacquero nel mondo anglosassone le prime associazioni, che nel dopoguerra si svilupparono fortemente. Oggi le associazioni di tutto il mondo sono riunite nella World Federation of Right to Die Societies (Federazione Mondiale delle Società per il Diritto di Morire). Nel 1974 alcuni umanisti, tra cui scienziati, filosofi e premi Nobel, lanciarono il manifesto A Plea for Beneficent Euthanasia, che riscosse molti consensi.



La principale attività di queste associazioni consiste nel sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, governi e parlamenti, sulla necessità di raggiungere stadi più progrediti nel riconoscimento dei diritti del malato terminale.


Il consenso informato è oramai entrato a far parte del vocabolario medico: con esso è stata riconosciuto il diritto del paziente di dire la sua sulle cure che dovrà ricevere.


Ora la battaglia delle associazioni si è sostanzialmente spostata, oltre che sulla richiesta della legalizzazione, sulla liceità e sul valore legale della sottoscrizione, da parte di chiunque, di “direttive anticipate”; qualora, in futuro, si venisse a trovare nell’impossibilità di opinare sulle cure ricevute. A tal fine sono stati quindi elaborati dei veri e propri “testamenti biologici”. In particolare, il modulo elaborato dalla Fondazione Veronesi ha ricevuto il 28 aprile 2006 l’approvazione del Consiglio Nazionale Forense.



Obbiettivo ultimo è riuscire a far sancire il diritto di ogni individuo di disporre liberamente della propria esistenza.


Nel 2007, grazie all’iniziativa di Bruno La Piccirella (socio UAAR), per la prima volta un ospedale ha accettato l’inserimento di clausole inerenti il testamento biologico all’interno del consenso informato.


LA LEGISLAZIONE ITALIANA SULLA MATERIA

L’eutanasia attiva non è assolutamente normata dai codici del nostro Paese: ragion per cui essa è assimilabile all’omicidio volontario (articolo 575 del codice penale). Nel caso si riesca a dimostrare il consenso del malato, le pene sono previste dall’articolo 579 (omicidio del consenziente) e vanno comunque dai sei ai quindici anni.


Anche il suicidio assistito è considerato un reato, ai sensi dell’articolo 580.


Nel caso di eutanasia passiva, pur essendo anch’essa proibita, la difficoltà nel dimostrare la colpevolezza la rende più sfuggente a eventuali denunce.


LA POSIZIONE CATTOLICA

Secondo la Chiesa cattolica la vita è stata donata da Dio e solo lui può disporne: ragion per cui l’eutanasia è un omicidio. È al massimo ammessa la fine delle cure qualora venissero ritenute sproporzionate.


È chiaro che una posizione del genere si pone esclusivamente dal punto di vista del medico, e mai dal punto di vista del paziente sofferente. In passato, anzi, talvolta questa sofferenza era ritenuta un modo di “partecipare” alla passione di Gesù e, ancora oggi, l’Italia è clamorosamente indietro nella somministrazione di morfina ai malati terminali (vedi rivista Focus, n. 97).


Non tutte le chiese cristiane la pensano così: diverse chiese protestanti hanno assunto posizioni più liberali e alcune chiese minori riconoscono apertamente il diritto dell’individuo di disporre della propria vita. Per i valdesi l’eutanasia «è un diritto che va riconosciuto».



ALCUNI CASI-LIMITE ITALIANI

Così come succede anche all’estero, il tema dell’eutanasia attira l’attenzione dell’opinione pubblica quando i media portano, con fin troppa dovizia di particolari, alcuni casi in primo piano.


Nella primavera del 2000 tre sono stati i casi particolarmente dibattuti sulle pagine dei giornali italiani.


Il 23 maggio un giovane di Viareggio ha aiutato il suo amico a farla finita, con una dose di insulina: ora rischia fino a 15 anni, nonostante i genitori stessi del defunto definiscano il suo gesto «un atto di amore».


Negli stessi giorni un uomo di Monza veniva condannato a sei anni e mezzo per avere, due anni prima, staccato i fili che pompavano aria ai polmoni della moglie. Il 24 aprile 2002 il marito è stato però assolto in appello dall’accusa di omicidio volontario premeditato. I giudici hanno infatti stabilito che l’ingegnere Forzatti, staccando la spina del respiratore al quale era attaccato il corpo della moglie, non la uccise in quanto, a loro avviso, la donna era già morta.


Nel maggio 2001, gli ultimi giorni di Emilio Vesce, storico militante radicale, infiammarono la campagna elettorale per via delle dichiarazioni del figlio contro il nutrimento artificiale, «non più attuato come terapia ma come accanimento terapeutico».



Il caso di Eluana, completamente immobile e priva di coscienza dal 1992, tiene oramai banco da anni. Il padre, stanco di vederla tenuta in vita da un cannello nasogastrico, ha intrapreso diverse iniziative legali per sospendere le cure, senza alcun successo. L’ultimo “no” è stato pronunciato dalla Corte di Cassazione nell’aprile 2005.


Nel settembre 2006 è scoppiato il caso di Piergiorgio Welby, affetto da distrofia muscolare e oramai incapace di muoversi, che ha chiesto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di poter ottenere l’eutanasia. Il Presidente ha subito invitato le Camere a discutere del problema, ma è rimasto inascoltato. Il successivo 21 dicembre Pietro Welby è morto, scatenando una forte ondata di commozione in tutto il Paese.


Questi casi, se sono strazianti dal punto di vista di chi ne è coinvolto direttamente, finiscono quanto meno per dimostrare come la legislazione sia assolutamente inadeguata ai tempi.


CHI SI BATTE PER LEGALIZZARE L’EUTANASIA

Il concetto di legalizzazione (rendere legale un atto) si scontra spesso con quello di depenalizzazione (rendere non punibile un atto).


Il Comitato Nazionale di Bioetica, costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dovrebbe produrre dei pareri volti ad aggiornare la legislazione italiana: alla prova dei fatti si è rivelato un organismo soggetto alle pesanti ingerenze vaticane, estensore di sterili documenti in cui viene riproposta la strada delle cure palliative (importante, ma ovviamente non sufficiente).


Nel 1989 è nata la Consulta di Bioetica, che si propone di discutere sui temi della vita e della morte: recentemente ha proposto una nuova carta di autodeterminazione chiamata biocard.



Del 1996 è invece la costituzione di Exit-Italia, battagliera associazione che promuove, all’interno dell’opinione pubblica, diverse campagne per la legalizzazione dell’eutanasia: anch’essa ha stilato un testamento biologico. Del 2001 è infine Liberauscita, associazione per la depenalizzazione dell’eutanasia, che ha presentato un disegno di legge volto a normare la materia.



La nostra rivista L’Ateo si è occupata più volte del tema: in particolare, il numero 2/2003 è stato dedicato a questo argomento e propone diversi interessanti articoli.



L’UAAR interviene inoltre ai dibattiti promossi per sensibilizzare la popolazione su questo argomento. Il 23 luglio 2002 il Segretario nazionale Giorgio Villella ha partecipato al convegno Diritto a Vivere, Diritto a Morire organizzato da Cittadinanzattiva (il testo del suo intervento).



Tutti i sondaggi condotti negli ultimi anni attestano che la maggioranza degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia.


PROPOSTE DI LEGGE

Il primo parlamentare a presentare una legge per disciplinare l’interruzione delle terapie ai malati terminali è stato nel 1984 Loris Fortuna, già estensore della legge sul divorzio.


L’importanza che ha assunto il tema presso l’opinione pubblica negli ultimi tempi ha fortunatamente spinto all’iniziativa diversi parlamentari.


Il 10/2/1999 è stato presentata una proposta di legge, numero 5673, da parte di 16 deputati dell’Ulivo, concernente “disposizioni in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari”.



Il 29/6/2000 sullo stesso tema è stato presentato dai senatori verdi Manconi, Carella e Pettinato un disegno di legge, il numero 4694. Gli stessi senatori hanno poi proposto la settimana successiva un altro disegno di legge (numero 4718) sulla promozione delle terapie antalgiche.



L’8 febbraio 2001 è stata finalmente promulgata una legge sulla materia (testo completo).



Il 13 luglio 2000 lo stesso Ministro per la Sanità Veronesi ha affermato che «l’eutanasia non è un tabù», e che una soluzione al problema deve essere trovata in tempi brevi. Nel frattempo anche il Consiglio Comunale di Torino aveva votato una risoluzione pro-eutanasia.


Nell’agosto 2001 i Radicali hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo Legalizzazione dell’eutanasia.


Nella XIV legislatura sono stati presentati diversi progetti di legge. Segnaliamo le due proposte, una sul testamento biologico e una sulla depenalizzazione dell’eutanasia, promosse dall’associazione LiberaUscita, nonchè il disegno di legge promosso dalla Rosa nel Pugno.



Nella XV legislatura le proposte di legge si sono moltiplicate, tanto che in Senato si è già cominciato a discutere di testamento biologico. Il testo delle proposte di legge è stato pubblicato all’interno dell’Osservatorio Parlamentare attivato sul nostro sito.



COSA SUCCEDE ALL’ESTERO

AUSTRALIA: in alcuni Stati le direttive anticipate hanno valore legale. I Territori del Nord avevano nel 1996 legalizzato l’eutanasia attiva volontaria, provvedimento annullato due anni dopo dal parlamento federale.



BELGIO: il 25 ottobre 2001 il Senato ha approvato, con 44 voti favorevoli contro 23, un progetto di legge volto a disciplinare l’eutanasia. Il 16 maggio 2002 anche la Camera ha dato il suo consenso, con 86 voti favorevoli, 51 contrari e 10 astensioni.



CANADA: negli Stati di Manitoba e Ontario le direttive anticipate hanno valore legale.



CINA: una legge del 1998 autorizza gli ospedali a praticare l’eutanasia ai malati terminali.



COLOMBIA: la pratica è consentita in seguito a un pronunciamento della Corte Costituzionale, ma una legge non è stata mai varata.



DANIMARCA: le direttive anticipate hanno valore legale. I parenti del malato possono autorizzare l’interruzione delle cure.



GERMANIA: il suicidio assistito non è reato, purché il malato sia cosciente delle proprie azioni.



PAESI BASSI: forse il caso più famoso. Dal 1994 l’eutanasia è stata depenalizzata: rimaneva un reato, tuttavia era possibile non procedere penalmente nei confronti del medico che dimostrava di aver agito su richiesta del paziente. Il 28 novembre 2000 il Parlamento ha approvato (primo Stato al mondo) la legalizzazione vera e propria dell’eutanasia. A partire dal 1° aprile 2002 la legge è entrata effettivamente in vigore.



SVIZZERA: ammesso il suicidio assistito. Il medico deve limitarsi a fornire i farmaci al malato.



STATI UNITI: la normativa varia da Stato a Stato. Le direttive anticipate hanno generalmente valore legale. Nello Stato dell’Oregon il malato può richiedere dei farmaci letali, ma la relativa legge è bloccata per l’opposizione di un tribunale federale.



SVEZIA: l’eutanasia è depenalizzata.



www.uaar.it/laicita/eutanasia/





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
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Padre Guardiano
06/06/2007 11:19
 
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E in Italia il cazzeggiamento...continua grazie anche al Vatic-ano....omega [SM=g27812] [SM=g27812]



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07/06/2007 01:40
 
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E vabbé, tanto questa sarà la battaglia finale. Prima di far passare questa, ce ne sono tante di cose più "facili" da fare... staminali, testamento biologico, diritti alle coppie omo, pillola abortiva... e prima ancora, la difficile difesa delle scarne conquiste attuali dagli impulsi regressivi che montano dappertutto.

Il giorno che tutto questo sarà risolto e ci scontreremo a viso aperto per il solo diritto legale di praticare l'eutanasia attiva, saremo già un paese libero.
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