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In Italia è una battaglia laicista, in Spagna un'idea dei vescovi

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2007 18:49
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25/06/2007 18:49
 
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In Europa pochi paesi l'hanno regolamentato. Gli altri si rifanno (più o meno) alla convenzione di Oviedo

In principio fu il "living will", il testamento biologico deve ancora venire. furono gli stati uniti, negli anni settanta, il primo paese a interrogarsi sull' opportunità di una legge che garantisse il diritto del malato di decidere a quali trattamenti medici sottoporsi e a quali no anche in caso di perdita della capacità di intendere e volere.1 promotori lo chiamarono "living will", testamento in vita, per sottolineare il carattere peculiare di questo atto, quel riferirsi alla morte per una persona ancora vivente. ii caso che fece da apripista alla prima normativa in materia, il natural death act della California, fu quello di Ann Quinlan, una ragazza del new jersey finita in coma dopo un incidente stradale. i medici si ostinavano a tenerla in vita artificialmente con l'aiuto dei respiratori, i genitori avrebbero preferito porre fine alle sofferenze della ragazza staccando la spina dei macchinari. a dirimere la questione fu un giudice statale, che sancì il diritto al rifiuto dei trattamenti terapeutici motivando la sentenza con l'esistenza di un altro diritto primario, quello all'esclusione dello stato dalle decisioni individuali. correva l'anno 1975, e nel giro di pochi mesi furono numerosi gli stati dell'unione a dotarsi di una legge che regolasse l'uso del "living will". il caso che più di altri suscitò clamore fu però quello di un'altra ragazza, Nancy Cruzan, originaria del missouri. ridotta anche lei in stato vegetativo a causa di un incidente stradale, la ragazza non poteva ovviamente esprimere un parere sull'opportunità di proseguire o interrompere l'alimentazione artificiale che la teneva in vita. fu la corte suprema, nel suo caso, a pronunciarsi dopo un lungo iter giudiziario: i giudici di Washington stabilirono che chiunque e in qualunque momento potesse prestare o revocare il consenso alle cure in virtù del diritto all'integrità fisica. la scelta, specificarono i giudici, dev'essere personale e nel caso di incapacità di intendere e volere i familiari devono produrre prove solide per dimostrare la preferenza (rivelata in passato) del malato. fu così che i genitori di nancy chiesero e ottennero l'interruzione dell'alimentazione forzata della ragazza. nel 1991, proprio sulla base della sentenza Cruzan della corte suprema, il congresso approvò il patient self determination act, con il quale viene riconosciuto su tutto il territorio statunitense il diritto di ciascun cittadino di decidere a quali trattamenti medici sottoporsi e di rendere pubblica tale scelta con la formulazione delle cosiddette "advanced directives", le direttive anticipate. la legge americana consente inoltre la facoltà di nominare un "agente", spesso il coniuge o un familiare, al quale affidare le proprie volontà per scongiurare o incoraggiare il protrarsi delle cure. Terri Schiavo, l'italoamericana il cui dramma - a cavallo tra il 2004 e il 2005 - commosse l'america e il mondo intero, non sarebbe rimasta tanto a,lungo ostaggio del braccio di ferro tra i genitori (favorevoli alla prosecuzione della sua alimentazione artificiale) e il marito (contrario) se a suo tempo avesse indicato a chi i medici avrebbero dovuto dare ascolto.
Il vuoto normativo del suo caso indusse l'assemblea legislativa della florida a varare una legge ad hoc per affidare al governatore Jeb Bush il potere di intervenire nella vicenda. ii fratello dei presidente americano ordinò il ripristino dell'alimentazione per Terri. sette mesi più tardi la corte suprema della florida giudicò la legge incostituzionale. poi fu la volta della politica federale, che con il cosiddetto "compromesso della domenica delle palme" cercò di approvare una legge che trasferiva il potere di intervento su casi come quello di terre schiavo dalle corti statali a quelle federali. il braccio di ferro si concluse con la giocata d'anticipo del giudice della florida che si era occupato del caso, e che diede l'ordine alla polizia locale di impedire il trasferimento della donna. all'idea di uno scontro tra forze dell'ordine statali e federali, anche Jeb Bush si arrese, abbandonando terni al suo destino. in europa sono pochi i paesi ad aver già elaborato un testo normativo in grado di eliminare equivoci e dare una direttiva univoca a medici e pazienti. esistono però dei documenti che, in linea di principio, sanciscono il favore dell'unione europea per l'adozione del modello del testamento di vita. il primo atto di questo tipo è una raccomandazione, la numero 779 del 1976, adottata dal consiglio d'europa.
In questa raccomandazione si fa riferimento al "malato preagonico", alla "analgesia invasiva" e - in particolare - alle "dichiarazioni di volontà con le quali persone capaci di intendere e volere rifiutano trattamenti idonei a prolungare la loro vita". nel testo si fa anche riferimento a una serie di diritti del malato, tra i quali quello alla dignità e "a non soffrire inutilmente". il documento che però ha affrontato, in tempi più recenti, il nodo della legittimità del cosiddetto testamento biologico è la convenzione sui diritti dell'uomo e la biomedicina, elaborata a Oviedo nel 1997 e sottoscritta dall'Italia nel marzo del 2001, nelle ultime settimane di vita del governo amato. all'articolo 9 si prevede che "la volontà espressa anteriormente da un paziente che al momento del trattamento non sarà in grado di manifestare la propria volontà sarà presa in considerazione". nel regno unito, dove tradizionalmente il numero delle leggi è piuttosto basso (la stessa carta costituzionale non esiste, essendo un insieme di regole consuetudinarie soltanto in parte messe per iscritto), la convenzione di Oviedo, pur non essendo stata recepita da alcuna legge nazionale, è di fatto applicata. il "living will" non è riconosciuto legalmente, ma è una realtà accettata e i medici, qualora il paziente vi abbia fatto ricorso, lo tengono in considerazione. ovviamente, perché il testamento biologico sia da ritenersi valido deve essere stato elaborato quando il paziente era ancora nel pieno delle proprie capacità cognitive e, in qualche modo, si dovrebbe dimostrare che fosse sufficientemente consapevole delle conseguenze mediche delle sue scelte e che non avesse subito condizionamenti da altre persone. la giurisprudenza, come è prassi nel common law anglosassone, ha fatto il resto. così una donna di 43 anni affetta da cavernoma intramidollare della spina cervicale, nel 2002, si è vista riconosciuto il diritto a non essere tenuta in vita artificialmente con un respiratore. proprio come aveva chiesto per iscritto già tre anni prima, al momento della prima diagnosi. i paesi che in europa hanno regolamentato organicamente la questione del testamento di vita sono Olanda, Francia, Danimarca, Belgio e Svizzera.
Nei paesi bassi, la dichiarazione scritta del paziente che chiede di non essere curato oltre un certo limite ha valore legale. ciononostante, dev'essere stato un medico ad averlo informato delle conseguenze delle sue scelte, e un altro dottore deve poi dare il suo assenso. gli olandesi hanno anche previsto il caso di pazienti minorenni, stabilendo che per quelli di età compresa tra i 12 e i 16 anni sia necessaria l'autorizzazione dei genitori a una eventuale interruzione delle cure, mentre per quelli tra i 16 e i 18 l'opinione dei familiari non è considerata vincolante. le direttive anticipate contro l'accanimento terapeutico hanno avuto il riconoscimento legale da parte del parlamento francese (nel 2005) e di quello danese: entrambe le legislazioni prevedono la possibilità, per i parenti del malato non cosciente, di autorizzare l'interruzione delle cure sulla base delle volontà espresse in precedenza. nel caso francese esiste anche un limite temporale: il medico è vincolato al rispetto delle volontà del paziente soltanto se il testamento biologico è stato redatto negli ultimi tre anni. in Belgio lo stesso limite è stato fissato a cinque anni.

Il Foglio
di Alan Patarga
21 Giugno, 2007

www.lucacoscioni.it/in_italia_e_una_battaglia_laicista_in_spagna_un_idea_dei...





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer
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