nonostante questo credo che la tanto decantata copertura per maternità sia in realtà una grossa presa in giro, volta solo a mantenere inalterati i rapporti di forza nel mondo del lavoro tra uomini e donne.
Io sono giovane e ignorante. Di fronte a questa affermazione, mi sorge spontaneo chiedere: che cosa vuoi che si faccia allora?
Parli di strutture che permettano alle donne di lavorare lo stesso, mi domando quanto costerebbero e soprattutto quanto produrrebbero per ripagare la spesa (il tempo di maternità in senso stretto non è poi lunghissimo, e terminato il congedo per legge, ci si aspetta che il dipendente riprenda le sue mansioni originali: se per assurdo così non fosse e si continuasse da quel momento in avanti a lavorare in strutture e con ritmi diversi, allora chi mai assumerebbe una donna? La maternità per il capo sarebbe il rischio di pagare un dipendente intero per ricevere una mezza prestazione!).
Ma mettendo da parte le considerazioni pratiche, correggimi se sbaglio... quando una donna in gravidanza all'ottavo mese (che se si volta male sul letto si scassa la schiena, e con la vescica che si ritrova deve andare in bagno ogni tre quarti d'ora) o quando una puerpera che allatta sette volte al giorno, si lamentano del fatto di essere forzate a casa, mentre i colleghi maschi "competono" lavorativamente parlando, a me viene da pensare: e se anche lavorassero, queste poverette che cosa potrebbero combinare in tali condizioni?
E' un dato oggettivo che la condizione di maternità peserà sulla resa lavorativa e su tutto quello che ne consegue; anche a distanza di anni, con un figlio sul groppone non si può pensare che il capo di turno scelga per un avanzamento di carriera il dipendente che ha lavorato di meno nella sua ditta, una scelta logicamente poco verosimile. E il padre può aiutare, ma fino a che punto? Per usare un'espressione figurata, "le tette non le ha lui".*
A occhio direi che il fatto che ci sia una disparità biologica e per riflesso sociale nell'ambito lavorativo è inevitabile, ma non mi sembra che la legge commetta grossi errori in materia, o che le sue tutele siano insufficenti.
Forse mi sto sbagliando e c'è qualche grossa pecca insita nel problema che mi sfugge?
* rileggendo mi rendo conto che questa affermazione può dar adito a interpretazioni volgari e maschiliste. Intendo in realtà limitarmi a sottolineare che il legame fra la madre e il bambino è sempre stato e sempre sarà più forte e più intimo di quello con il padre; è la madre che porta in grembo e che usualmente allatta, è lei la persona della quale il bambino conosce l'odore e la voce, e che sa prestargli le cure migliori. La donna ha una predisposizione sia biologica sia culturale all'allevamento, e quindi di fronte alla nascita di un bambino il ruolo paterno, per quanto giustamente vincolato ad alleggerire dove possibile i carichi di lavoro bruto, non ha certo il potere di sostituirsi a quello materno... e a titolo personale, aggiungerei: guai se non fosse così! [Modificato da Rainboy 18/07/2007 12.34]