• da La Repubblica del 12 settembre 2007, pag. 19
“Caro Augias, la morte di Pavarotti ha senza dubbio suscitato un’enorme emozione, ma anche la morte del signor Welby, a mio modesto avviso, aveva destato alcuni mesi fa grande costernazione.
Qualche giorno addietro il Cardinale Ruini durante una conferenza sull’aborto ha sottolineato le motivazioni della sua linea di condotta quando vietò le esequie con rito religioso del povero Welby; tutti sanno che Welby e la famiglia erano — chi sa se lo sono ancora - molto religiosi.
Voglio ricordare che il 20 luglio 2005 un parroco in provincia di Catanzaro ha negato i funerali in chiesa ad una fedele perché conviveva con uomo separato. Per Pavarotti, sposato con due figli, divorziato, risposato con altro figlio (non trovo nulla di strano in tutto ciò, sia chiaro) quindi fuori da tutti i canoni previsti da Papa Benedetto XVI e dal Cardinal Ruini, è stata concessa la Cattedrale di Modena come camera ardente, nonché i solenni funerali con rito cattolico.
Ne deduco che anche la Chiesa attua il” relativismo” che rimprovera ad altri e discrimina i nobili dai poveracci o meglio i potenti dalla gente comune come peraltro fa e continua a fare lo Stato Italiano visto che per le esequie del tenore si sono alzate in volo le “Frecce Tricolori”, reparto che per i tagli alla spesa ha dovuto rinunciare a molte manifestazioni per mancanza di fondi e gli stessi allievi dell’Accademia Aeronautica possono volare poco sempre per mancanza di fondi.
Antonio Petrocelli
Risponde Corrado Augias:
Il cardinal Ruini ha confermato giorni fa quello che da molte parti, compresa questa rubrica, era stato scritto. Piergiorgio Welby ebbe le esequie in piazza e non in chiesa perché aveva fatto troppo chiasso intorno al suo dolore, troppo ostinata era stata la sua richiesta di pietà.
Questo nonostante fosse molto dubbio, tra l’altro, che il suo potesse definirsi tecnicamente un suicidio. Si trattò unicamente di interrompere dei rimedi dolorosi che servivano solo a prolungare un’interminabile agonia. Suicidio invece, e dei più classici, un colpo di pistola, è stato quello dell’avvocato Corso Bovio. Eppure nel suo caso, come mi fa notare un altro lettore, il signor Cordeddu, ben quattro prelati hanno officiato le esequie in chiesa con ogni dovuta solennità.
Non si discute la libera facoltà di ognuno di porre fine alla propria vita per una qualunque ragione ritenuta sufficiente per un gesto senza rimedio. Si discute invece che la chiesa cattolica, che ricorda ogni giorno agli altri l’esistenza di verità assolute e indiscutibili perfino sul piano legislativo, applichi poi criteri così variabili alle sue proprie decisioni.
Del resto il cardinal Ruini ha ribadito con le sue parole ciò che era apparso evidente fin da allora: la crudele decisione di escludere Welby dalla chiesa fu motivata dalla paura di dare legittimazione alla sua battaglia; che non era per l’eutanasia, sibadibene, ma solo per porre fine a sofferenze indicibili e assolutamente inutili. E’ questa doppiezza che lascia perplessi ma potrei anche dire sgomenti. Come se i secoli fossero passati invano, la chiesa di Roma continua in una politica della doppia morale tante volte praticata in passato con i tristi risultati che conosciamo.
www.uaar.it/[Modificato da kelly70 13/09/2007 00:29]
La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Le religioni dividono. L'ateismo unisce
Il sonno della ragione genera mostri (Goya)