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‘Avvenire’ ritorna sul pericolo di una scienza atea

Ultimo Aggiornamento: 17/10/2007 17:14
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Madre Badessa
16/10/2007 21:42
 
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L’ateismo toglie evidentemente il sonno ai vescovi italiani. Non si spiegherebbe altrimenti l’insistenza con cui, dalle colonne di “Avvenire“, si lanciano preoccupati messaggi a proposito della sua diffusione. Nell’edizione di ieri è stato riproposto il pericolo di una “scienza atea”, con tanto di articolo allarmista di cui citiamo il passaggio principale:

I punti di vista che affermano che tra scienza e religione esiste una contrapposizione irriducibile, presentano una contraddizione epistemologica – che spesso si manifesta nelle forme di un contrasto tra persone che tuttavia condividono la medesima ostilità nei confronti della religione e sono convinte della loro inconciliabilità – e ricorrono a una serie di falsificazioni storiografiche. La contraddizione si presenta nella forma seguente. Da un lato si afferma che la religione è soltanto superstizione e dogmatismo, espressione del fondo irrazionale dell’animo umano, mentre la scienza è manifestazione piena della razionalità ed è l’unica via per l’acquisizione di verità oggettive. Si è arrivati al punto di affermare che la scienza è la “religione della verità” e che «all’assolutismo politico¬teologico, impantanato nelle sabbie mobili della rivelazione e della fede, va contrapposto non il relativismo filosofico ma l’assolutismo matematico e scientifico, fondato sulle rocce della dimostrazione e della sperimentazione» (Odifreddi). Dall’altro lato, invece, si condanna l’aspirazione religiosa alla verità come espressione di oscurantismo, in quanto l’idea stessa di “verità oggettiva” sarebbe assurda e improponibile. Dato che le opinioni circa i fatti reali sono necessariamente molteplici e poiché non esisterebbe alcun modo di decidere definitivamente tra di esse, se ne deduce che l’essenza della scienza è il relativismo, ovvero l’acquisizione di asserti provvisori e tutt’al più correggibili, ma che spesso debbono essere radicalmente abbandonati per altri asserti. Anzi, la scienza sarebbe “la” forma di conoscenza razionale, laica e antidogmatica proprio perché, per sua natura, è relativista. In tal senso essa si contrappone inevitabilmente al dogmatismo religioso. Questa posizione – che è sostenuta da una platea molto più larga della precedente – è difesa in Italia da persone come Giulio Giorello ed Enrico Bellone; anche se quest’ultimo, fino a pochi anni fa, era fautore acceso della linea precedente e aspro critico della microsociologia della scienza, che è il massimo baluardo della posizione relativista (valga per tutti citare David Bloor). La situazione è curiosa. Il contrasto tra i due punti di vista non potrebbe essere più evidente e, come mostra la prima citazione, i fautori della scienza come “religione della verità” (fautori del più rigido oggettivismo) rigettano il relativismo. I secondi articolano invece in modo diversificato la loro concezione relativista: nei casi più “moderati” sostengono che la scienza può proporre soltanto asserti in termini di probabilità (Giorello), nei casi più estremi adottano un modello naturalistico (biologico) dello sviluppo culturale, per cui anche le teorie scientifiche sono prodotto di strutture biologiche transeunti, il che pone il problema di come dare qualche carattere di persistenza e adattabilità a una cultura soggetta alle mutazioni ambientali, il quale «non è detto che abbia soluzione» (Bellone).

Non entro nel merito dei contenuti, rinviando al confronto Veronesi-Giorello che a questi temi dedica ampio spazio: ognuno poi la pensi liberamente come vuole. Ciò che mi preme far notare è che si tratta di un dibattito interno al mondo dei non credenti. Non solo: lo spunto a questo intervento è stato dato da un convegno di Magna Charta, il think tank periano degli atei devoti. E l’autore dell’articolo è Giorgio Israel, che non è (o perlomeno non era) un cattolico. Domanda: esiste ancora una cultura cattolica che non sia una rimasticatura di Agostino (IV-V secolo) e Tommaso (XIII secolo)?

www.uaar.it/news/



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Padre Guardiano
17/10/2007 17:14
 
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re
Ma da quando in quà la scienza deve avere una connotazione religiosa???
La scienza non è una religione e quindi è soggetta solo al potere di indagine e di conoscenza dell'uomo.
I soliti giornalisti pagati dal Vaticano.!!! [SM=g27825]


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Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


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