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OISM

Ultimo Aggiornamento: 27/10/2007 17:13
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Giustissimo Rain !!!! omega



O=============O===========O

Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

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27/10/2007 10:26
 
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Re:






E' chiaro che adottare un comportamento terapeutico preventivo è un rischio;



E' un rischio sì.
Vorrei farti leggere
questa pagina

Probabilmente può sembrare di parte. Così ti invito a leggere anche questa.
E' un sito dove trovi i bugiardini di tutti i farmaci, in ordine alfabetico. Tra gli effetti collaterali troverai quanto riportato nel primo sito e troverai anche, strano ma vero, che possono aggravare i sintomi che dicono di curare. Così diventa difficile stabilire se il sintomo è causato dalla "malattia" oppure dall'abuso del farmaco stesso.



è chiaro che da parte dei genitori devono essere prese precauzioni in merito all'accertamento iniziale e alla riconferma della diagnosi, così come in merito al supporto farmacologico e non farmacologico che viene consigliato in tali casi.



Non è così facile come sembra.


Ma mi domando, fra un salto nel buio assistito da specialisti e da genitori informati, e uno sviluppo che si sa già essere statisticamente orientato verso l'infelicità personale e la pericolosità sociale, che cosa rispetta maggiormente i diritti del bambino?



Uhm... le statistiche...

Traduciamole in percentuali.
C'è una percentuale X che in base alla statstica stabilisce che il bambino può, in età adulta, diventare tossico, criminale, socialmente pericoloso, infelice.

Rimane una percentuale y (inferiore alla x) che lascia intendere che.. forse no.
Si opta per una cura preventiva, che se ho ben capito, è l'opzione che sceglieresti, nonostante i danni "calcolati" dell'uso di psicofarmaci. Diciamo che scegli quello che, sulla carta, sembra il danno minore.

Ti lancio una provocazione.

E' dimostrato statisticamente che esiste un'alta percentuale X che noi ci si ammali di cancro (purtroppo). Una minore y che... forse no.

Ci propongono l'uso di una cura preventiva che però ha degli effetti collaterali pesantucci. Vivremmo da semiaddormantati, gonfi, con qualche capello in meno, mai perfettamente lucidi, senza contare che forse ci può causare anche qualche danno biologico, se siamo sfigati, anche irreversibile.
Il danno è calcolato.

Oppure ci si controlla, con degli esami di laboratorio - quindi la certezza è matematica e non sulla carta - si aspetta il futuro e se davvero ci si trova nella percentuale X si agisce.

Io non sceglierei la prima opzione anche se il cancro è mortale.
E tu?













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27/10/2007 17:13
 
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E' un rischio sì.
Vorrei farti leggere
questa pagina

Probabilmente può sembrare di parte. Così ti invito a leggere anche questa.
E' un sito dove trovi i bugiardini di tutti i farmaci, in ordine alfabetico.


Non ti preoccupare, non mi sembrano affatto di parte. So che sono tutte cose vere.

Tra gli effetti collaterali troverai quanto riportato nel primo sito e troverai anche, strano ma vero, che possono aggravare i sintomi che dicono di curare. Così diventa difficile stabilire se il sintomo è causato dalla "malattia" oppure dall'abuso del farmaco stesso.


Hai detto bene. Dall'ABUSO del farmaco stesso. Sei più preparata di me immagino, quindi saprai bene che uno psicofarmaco va scelto in base alla risposta fisiologica del paziente, e spesso se ne deve provare ben più di uno alla ricerca di una risposta soddisfacente; inoltre le dosi devono essere progressivamente testate per raggiungere il suo personale optimum. Se ciò viene fatto, diventa molto più difficile farsi ingannare al punto da non discernere sintomi farmacologici da quelli che vengono curati.

In relazione a bambini affetti da ADHD, tutto questo presuppone l'esistenza di genitori responsabili che non intendono semplicemente scaricarsi il "barile" del pargolo esagitato dalle spalle, è ovvio. Deve esserci la volontà di seguire, assistere e curare.
Ad esempio disapproverei fortemente l'idea di usare qualsiasi cosa sia simile a un depot, su bambini per i quali si sta ancora cercando un approccio terapeutico appropriato. E anche dopo, la terapia dovrebbe idealmente essere il più flessibile possibile.


è chiaro che da parte dei genitori devono essere prese precauzioni in merito all'accertamento iniziale e alla riconferma della diagnosi, così come in merito al supporto farmacologico e non farmacologico che viene consigliato in tali casi.



Non è così facile come sembra.


Non è per nulla facile. Ma dire che è difficile, non è una scusa valida per negare l'esistenza del problema. Qualcuno dovrebbe dirlo allo sciocco che ha scritto quelle rivendicazioni in cima alla sezione ADHD del sito dell'OISM.


Uhm... le statistiche...

Traduciamole in percentuali.
C'è una percentuale X che in base alla statstica stabilisce che il bambino può, in età adulta, diventare tossico, criminale, socialmente pericoloso, infelice.

Rimane una percentuale y (inferiore alla x) che lascia intendere che.. forse no.
Si opta per una cura preventiva, che se ho ben capito, è l'opzione che sceglieresti, nonostante i danni "calcolati" dell'uso di psicofarmaci. Diciamo che scegli quello che, sulla carta, sembra il danno minore.

Ti lancio una provocazione.

E' dimostrato statisticamente che esiste un'alta percentuale X che noi ci si ammali di cancro (purtroppo). Una minore y che... forse no.

Ci propongono l'uso di una cura preventiva che però ha degli effetti collaterali pesantucci. Vivremmo da semiaddormantati, gonfi, con qualche capello in meno, mai perfettamente lucidi, senza contare che forse ci può causare anche qualche danno biologico, se siamo sfigati, anche irreversibile.
Il danno è calcolato.

Oppure ci si controlla, con degli esami di laboratorio - quindi la certezza è matematica e non sulla carta - si aspetta il futuro e se davvero ci si trova nella percentuale X si agisce.

Io non sceglierei la prima opzione anche se il cancro è mortale.
E tu?


Probabilmente anch'io, ma il fatto è che osservo degli aspetti discutibili in questa interpretazione del problema.
Anzitutto qui mi stai dicendo implicitamente che riconosci la serietà della sindrome, mentre prima sembravi più scettica in merito.
In secondo luogo, a questo punto di fronte all'esistenza conclamata dell'ADHD finiamo per parlare del desiderio di tutelare, nei limiti del possibile, un'infanzia da un complesso di sintomi psichiatrici potenzialmente molto pericolosi.
E' chiaro che esiste un rapporto rischi/benefici. Il giudizio del genitore è la discriminante, come sempre. Sappiamo che un bambino affetto da ADHD rischia di avere una qualità della vita sensibilmente ridotta dalla propria patologia; sarebbe ideale invece cercare di proteggere questo periodo del suo sviluppo. Non bisogna essere Freud per capire che qualsiasi condizione danneggi lo sviluppo in questo periodo, avrà un effetto cumulativo molto peggiore sulla psiche dell'adulto malato, rispetto a quello che avrebbe avuto un problema analogo se fosse insorto in più tarda età e se nel frattempo l'individuo fosse cresciuto con un bagaglio di esperienze più positive alle spalle. Io sono convinto che, se animato realmente dal desiderio di aiutare il figlio e non soltanto da quello di sgravarsi le spalle, il genitore possa trovarsi nella necessità di procedere, là dove necessario, a un approccio farmacologico.
Assumendosi i rischi e le responsabilità del caso, è ovvio, e facendo quindi uso delle competenze degli specialisti del caso. Nota bene il verbo: facendo uso. Il genitore usa, il medico viene usato. Il medico infatti presta la sua competenza ad un caso specifico, di cui il conoscitore e responsabile primario resta comunque il genitore, per definizione. L'ultima parola sulla somministrazione del farmaco è sempre la sua, non quella dei tizi in camice... ed è per questo che condanno nella maniera più ferma l'esistenza di genitori disinformati.
[Modificato da Rainboy 28/10/2007 11:38]
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