…ovvero: pesa più un chilo di ateismo o un chilo di false giustificazioni?
Scritto da Alteredo
lunedì 07 gennaio 2008
Mi ha colpito quel che ha scritto qualche giorno fa su queste pagine Piergiorgio Odifreddi: «La laicità e l´ateismo che costituiscono una sorta di nudità teologica naturale sono diventate quasi una vergogna da nascondere sotto i variopinti paramenti delle fedi e dei credi»… Quella frase di Odifreddi sovrappone cose da tenere distinte: la laicità e l´ateismo non sono affatto la stessa cosa. La laicità è una condizione che descrive la cultura e le istituzioni liberali che separano la sfera della Chiesa da quella dello Stato, mentre l´ateismo è una posizione filosofica assai onerosa da sostenere, una forma di metafisica asseverativa in base alla quale Dio non esiste, una teoria naturalistica tutta da discutere, della quale molto si può dire, non certo che essa sia sostenuta dalle risultanze della scienza.
La laicità è una attitudine dovuta, anche da parte dei religiosi, come ben si sa, è la disponibilità a condividere un terreno comune di valori condivisi necessari per convivere; se vogliamo dirlo con le parole più sofisticate di un filosofo liberale, John Rawls, è l´area ideale in cui i valori delle varie dottrine, dai seguaci del Dalai Lama fino a quelli del cardinale Bagnasco passando per i testimoni di Geova, i senza Dio e i marxisti dilibertiani si sovrappongono (overlap). Si potrebbe darle un po´ più di sostanza filosofica descrivendola come un neutrale agnosticismo metodologico, ma si finirebbe per renderla un po´ troppo ingombrante e questionabile.
Nessuna posizione può pretendere di rappresentare la «nudità teologica». Se in economia «nessun pasto è gratis» per la collettività, nella filosofia (o tanto più teologia) politica «nessuna teoria è senza peso» per lo stato liberale. Tanto meno è «nudità teologica» l´ateismo, una delle dottrine più ingombranti da argomentare. Vale la pena di ricordare quel che scrive Niles Eldredge, uno dei più tenaci e autorevoli difensori del darwinismo, a proposito di Richard Dawkins e del suo combattivo ateismo: «Quando qualcuno come lui dichiara apertamente, rumorosamente e bellicosamente di essere un ateista, ne ha pieno diritto secondo i principi della libertà di parola», ma sta così promuovendo attivamente una guerra culturale – «e traendone vantaggio» – con la conseguenza di peggiorare di molto le cose negli Stati Uniti perché, alla fine, «i creazionisti, che vogliono che la loro materia sia inserita nel curriculum scolastico o che desiderano che l´evoluzione ne sia completamente rimossa, diranno che è in atto una guerra culturale e chiederanno di avere lo «stesso spazio»..
(tratto da un commento di Giancarlo Bosetti pubblicato su Repubblica di lunedì 7 gennaio 2008 in prima pagina)
Riassumendo:
1) l’ateismo è una dichiarazione di guerra.
2) l’ateismo è difficile da sostenere ed è pesante.
3) l’ateismo provocherebbe nei fondamentalisti il desiderio di avere lo stesso spazio.
Ordunque, se anche le intenzioni di Borsetti non intendono affatto sostenere quanto segue, senza la minima vergogna appoggio pienamente questa tesi e la porto alle sue naturali conseguenze:
1) l’ateismo è una dichiarazione di guerra solo se dall’altra parte del campo c’è il fondamentalismo, non quando vi è una cultura fideistica rispettosa dell’altro da sé, in quanto l’ateismo è per definizione rispettoso dell’altro da sé.
2) se accettare la propria mortalità e non arrogarsi il diritto di scegliere per gli altri cosa sia giusto e cosa sbagliato in modo aprioristico è qualcosa di pesante, diciamo, come un sasso che ti trascina in fondo al mare, quanto peserà il suo contrario, ovvero la scelta fideistica? Accettare l’eternità e un inappellabile giudizio eterno e arrogarsi il diritto di scegliere per gli altri cosa sia giusto e cosa sbagliato in modo aprioristico, mantenendo le proporzioni, dovrebbe pesare tanto quanto la stessa massa d’acqua dello stesso mare nel quale – preoccupandoti del sasso – stai affondando.
3) e infine, ohibò, se noi atei potessimo solo sognare di avere lo stesso spazio dei fondamentalisti di tutte le fedi, avremmo già fatto un passo avanti verso un mondo migliore.
In conclusione, caro Borsetti, non credo che con la sua foglia di fico riesca a ripararsi dal freddo più di quanto possa fare io nella mia nudità teologica.
Fonte: AlteredoLa cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Le religioni dividono. L'ateismo unisce
Il sonno della ragione genera mostri (Goya)