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La laicita' positiva di Sarkozy? Secondo me e' un bluff!

Ultimo Aggiornamento: 03/02/2008 23:24
03/02/2008 23:24
 
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da www.lemonde.fr/opinions/article/2008/01/28/l-abandon-de-la-neutralite-laique-par-jean-claude-monod_1004552_3...


Traduzione presa da

www.uaar.it/news/2008/02/03/notizie-dal-mondo-113/


L’abbandono della neutralità laica (di Jean-Claude Monod)

Alla voce “Laicità” del Dizionario di pedagogia e istruzione primaria (1880-1887), Ferdinand Buisson scriveva che l’essenza dello stato laico consisteva nel fatto che fosse “neutrale rispetto tutti i culti, indipendente da tutti i cleri, sganciato da ogni concezione teologica”. Da ciò muoveva l’esigenza di neutralità dell’insegnamento laico, il quale, nell’esercizio delle sue funzioni, non doveva prendere schierato - aggiungeva Buisson - “nè pro nè contro alcun culto, alcuna Chiesa, alcuna dottrina religiosa”. Questa esigenza non si imponeva solamente all’insegnante, ma a tutti i rappresentanti dello stato (e ancor di più al primo tra loro) nella sfera pubblica.
Il discorso del Laterano e il concetto di “laicità positiva”, avanzato da Nicolas Sarkozy non si oppone direttamente a questa esigenza fondamentale di neutralità? “Sganciata da ogni concezione teologica”? Nicolas Sarkozy celebra la virtù teologale della speranza nella sua accezione religiosa, alla quale conferisce un valore maggiore rispetto alle sperenze secolarizzate, proprio come il confronto tra l’istitutore e il sacerdote pende a favore di quest’ultimo. “Neutra rispetto a tutti i culti”? Manifestando in maniera ostentata la sua fede cattolica in un discorso pubblico e al contempo salutando la recente legge (detta “legge sul velo”) che pone interdizione sui simboli religiosi ostentati nella scuola pubblica - la cui approvazione avrebbe mostrato “l’attaccamento dei francesi alla laicità” - il presidente soffre di un serio problema dal punto di vista logico e suggerisce che una manifestazione ostentata di appartenenza religiosa dalla cattedra delle funzioni pubbliche non è incompatibile con la laicità quando si tratta del cattolicesimo (del presidente, nientemeno), mentre è inaccettabile per l’islam (dei liceali). Si sa che Nicolas Sarkozy non era molto favorevole a questa legge.
E’ la nozione di “laicità positiva”, che apre la breccia, sul piano teorico, nel principio di neutralità: il discorso suggerisce così che la laicità sarebbe stata fino ad ora “negativa”, od ostile nei confronti delle religioni, cosa che conduce ad una sorprendente svalutazione della legge del 1905.
Ora, la legge del 1905 non era nè “positiva” nè “negativa” nei confronti delle religioni, era “neutrale”, precisamente: fondata sul principio dell’uguale libertà di coscienza, garantisce a tutte le religioni il libero esercizio del culto, escludendo del tutto la possibilità di un finanziamento delle religioni da parte dello stato o di una partecipazione dei sacerdoti all’insegnamento pubblico, garantiva così il diritto delle coscienze atee e agnostiche di non subire il proselitismo religioso da parte dello stato, come per i credenti di non subire la propaganda dello stato a favore dell’ateismo.
Credere di poter sostituire alla neutralità laica una laicità “positiva” conforme alla visione positiva che ha Nicolas Sarkozy delle religioni in generale e del cattolicesimo in particolare, significa trasgredire questo principio fondamentale. Immaginiamo che un successivo presidente sia un ateo convinto: se imitasse la pratica inaugurata da Nicolas Sarkozy e facesse passare da parte sua le proprie convinzioni private nella sfera pubblica, avrebbe sempre il passatempo di rivendicare dappertutto (per “tradurre” con formule analoghe, in questa prospettiva, da alcuni passi scelti dei discorsi del Laterano e di Riyad [di Sarkozy]) che “Dio non è nient’altro che un’illusione sotto la quale l’uomo si umilia”, che “la repubblica ha bisogno di atei militanti che non si lascino ingannare da speranze illusorie e che lavorino per il miglioramento reale, qui, delle condizioni dell’esistenza”, che la repubblica ha bisogno di una “morale che si sbarazzi di false trascendenze e sia risolutamente umana”, che la vocazione del sacerdote, che consacra la sua vita ad un’entità fantomatica, ha meno valore della vocazione dell’istitutore.
Come reagirebbero i credenti a tali dichiarazioni? Favorirebbero la pace civile? Senza dubbio ricorderebbero a quel presidente che dimentica il principio di neutralità la bella frase di un artefice cristiano della laicità, l’abate Grégoire: “Che importa la mia religione allo stato! Che un individuo sia battezzato o circonciso, che preghi Gesù, Allah, o Yahweh, tutto ciò è fuori dal dominio della politica.” Con la sua “laicità positiva”, Nicolas Sarkozy ha deciso diversamente: la sua religione deve riguardare lo stato, o piuttosto, forse, tutte le religioni (monoteiste almeno, se si segue la teologia politica del discorso di Riyad) devono ormai poter contare sul sostegno della repubblica nella loro opera civilizzatrice.
Ma allora, piuttosto che pretendere di realizzare una leggera inflessione in rapporto alla laicità repubblicana del 1905, alla quale, tra due picche [delle guardie svizzere], si rende un omaggio solo formale amputandola però di un principio fondamentale, il presidente e i suoi consiglieri in materia dovrebbero dire francamente che abbandonano il principio repubblicano della neutralità dello stato e dei suoi rappresentanti, nella sfera pubblica, in materia confessionale.

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