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Fidel non rinuncia né dice addio

Ultimo Aggiornamento: 22/02/2008 19:36
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Fidel non rinuncia né dice addio

EUGENIO SUÁREZ PÉREZ

Cuba Socialista – Dalle prime ore del mattino di oggi (19 febbraio ndr), ho letto in alcuni siti Internet, titoli che tergiversano, come questi: Fidel rinuncia o Fidel dice addio, il contenuto del messaggio che il Comandante in Capo Fidel Castro Ruz ha diretto ai suoi compatrioti.

Molto ben spiegato in poco più di una dozzina di frasi, ha esposto le cause per cui non aspira né accetterà l’incarico di Presidente del Consiglio di Stato e di Comandante in Capo. E’ stato parsimonioso di ragioni per argomentare la sua decisione. Senza drammaticità, è stato chiaro ed obiettivo: “Tradirei quindi la mia coscienza occupando una responsabilità che richiede mobilità e un totale impegno che fisicamente non posso offrire”.

Il suo popolo, il cubano, lo capisce. Una vita intera consacrata alla lotta, non solo per il suo popolo, ma per i popoli del mondo. Una vita minacciata da un avversario che ha fatto tutto l’immaginabile per disfarsi di lui. Una vita piena dell’amore che i rivoluzionari cubani e del mondo sentono per Fidel.

Chi conosca Fidel come lo conosce il suo popolo, sa che Fidel non rinuncerebbe mai, giacché una delle sue sagge lezioni è quella di essere conseguente fino alla fine. E qui insieme al suo popolo continuerà la sua battaglia, “come un soldato delle idee. Continuerò a scrivere sotto il titolo “Riflessioni del compagno Fidel”.

Come prova della sua permanente presenza, nel messaggio, ci fornisce delle indicazioni:

-         Il cammino sarà sempre difficile e richiederà lo sforzo intelligente di tutti.

-         Non confidare nelle strade apparentemente facili dell’apologia o dell’auto flagellazione come antitesi.

-         Prepararsi sempre per la peggiore delle varianti.

-         Essere tanto prudenti nel successo come fermi di fronte alle avversità, è un principio che non va mai dimenticato.

-         L’avversario da sconfiggere è sommamente forte però c’è da mantenerlo al suo posto.

E non poteva mancare la fiducia di Fidel nel legame dei dirigenti storici con quelli che erano molto giovani al trionfo della Rivoluzione e con la generazione intermedia che ha imparato l’arte di organizzare e dirigere una rivoluzione.

Lì si riassumono le cause ed i fattori della sua decisione, le indicazioni che ci precisa e la fiducia nell’unità delle varie generazioni di quadri dirigenti. E lui, Fidel, con la sua arma, arma poderosa che forma parte dell’arsenale della Rivoluzione cubana, starà combattendo insieme al suo popolo, perché uomini come lui non si accomiatano dai propri compatrioti né rinunciano. (Traduzione Granma Int.)
  http://www.granma.cu/italiano/2008/febrero/juev21/fidel.html





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22/02/2008 13:31
 
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Qual è la transizione? Perdere l’identità?

LÁZARO BARREDO MEDINA

Non meraviglia che W. Bush sia ritornato al suo ricorrente discorso su Cuba e la transizione “Credo che il cambio di Fidel Castro dovrebbe dare inizio ad un periodo di transizione democratica”, ha detto alcuni giorni fa in una conferenza stampa in Ruanda, nel contesto di una visita a cinque nazioni africane.

Per i Cubani, questo, è un discorso consumato. Gli Stati Uniti hanno concentrato gli attacchi a Cuba con la personalizzazione del processo rivoluzionario, per così occultare in modo sibillino il vero obiettivo che li anima: distruggere la Rivoluzione cubana.

Con Bush si sono entusiasmati molto con l’idea. Hanno cominciato definendo la loro proposta “transizione”, “pacifica” e poco dopo hanno tolto l’aggettivo dal discorso, sostenendo la necessità di doverla accelerare.

Alcuni dei principali personaggi dell’amministrazione nordamericana sono stati molto espliciti, durante le riunioni con la mafia di Miami, definendola come “transizione politica rapida”.

Roger Noriega, Dan Fisk, Otto Reich ed altri ancora hanno confessato pubblicamente, senza nessun pudore, i propositi interventisti che animano il Piano Bush a partire dall’ipotesi della “transizione”.

- Dobbiamo fare tutto il possibile per assicurare che sia “una transizione democratica con successo, più che una successione” all’interno della “tirannia”. Questo è l’obiettivo della Commissione d’aiuto ad una Cuba Libera.

- Dobbiamo essere preparati per essere agili e decisivi quando finalmente arrivi il giorno, per mettere fine, una volta per sempre, a tutte le  vestigia del corrotto regime di Castro.

- Per iniziare la transizione c’è bisogno di liberarsi dell’ostacolo principale (la persona di Fidel Castro) e crediamo che la transizione possa avvenire in qualsiasi momento. Dobbiamo essere preparati con agire con agilità ed assicurarci che “i complici del regime non prendano il controllo”

Un’altra delle proiezioni di questa gente è stata la cosiddetta diplomazia pubblica ed il lavoro per l’internazionalizzazione dell’aggressione, mediante l’aumento degli sforzi diretti a governi di paesi terzi, disposti ad applicare una politica rigida e dinamica per sostenere la “transizione” cubana.

Quali cambi strutturati o che transizione dovrebbe fare Cuba dopo quanto ha fatto il Primo Gennaio del 1959?

Si può dimenticare che le leggi e le misure rivoluzionarie più radicali, che hanno modificato completamente le fondamenta del nostro Stato, furono adottate con il consenso dell’immensa maggioranza del popolo?

Non c’è, possibilmente, un altro caso nella storia in cui una Rivoluzione e la sua leadership abbiano contato con un sostegno così amplio e in un’epoca caratterizzata da cambi profondi, radicali ed accelerati, giacché hanno dovuto affrontare, per mezzo secolo, la forza non comune dell’aggressione nordamericana.

Lo Stato rivoluzionario riscattò, a beneficio di tutto il popolo, le ricchezze nazionali controllate dagli imperialisti e da sfruttatori d’ogni tipo. Eliminò la disoccupazione e aprì le porte del lavoro per tutti, eliminò l’analfabetismo e rendendo l’educazione, di forma gratuita, alla portata di tutti e con piena equità sociale. Garantì, per la prima volta, l’attenzione medica ed ospedaliera gratuitamente a tutti, popolarizzò e ampliò la cultura, sviluppò lo sport e qualcosa molto importante: organizzò il popolo e lo armò affinché si difendesse.

La Rivoluzione è partita da motivazioni autentiche, valori e principi, etici e morali, per muovere la maggioranza dei cubani verso una partecipazione sovrana dei cittadini negli affari più importanti della società.

Questo non vuol dire che siamo soddisfatti né molto meno, e che ancora nell’ordine democratico ci sia da lavorare per raggiungere uno stadio superiore, però nessuno può negare che, per la prima volta nella nostra storia nazionale, le maggioranze sociali sono riuscite ad esprimersi come maggioranze politiche.

Se abbiamo già fatto questa transizione 50 anni fa, quello che ci propongono non è un ritorno al passato, all’altro mezzo secolo di neocolonia con un danno irreversibile: la perdita della nostra identità?

Non si può ignorare che la Legge Helms-Burton e il Piano Bush, deliberatamente, attribuiscono al Presidente degli Stati Uniti la facoltà di “certificare” il governo che deve tenere il nostro paese.

Questo è l’alto costo che stiamo pagando per la sfida, questo è il merito non potranno mai togliere a Fidel, quello di aver rifondato una nazione libera e sovrana, di aver seminato in varie generazioni l’amore per la libertà e la giustizia, e non accettare mai che nessuno pretenda di piegare il nostro orgoglio e la nostra identità nazionale, imponendoci come dobbiamo essere o cosa dobbiamo fare affinché gli Stati Uniti possano calmare la loro ossessione.

http://www.granma.cu/italiano/2008/febrero/juev21/medina.html

(Traduzione Granma Int.)





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Chávez:  Fidel ''non abbandona niente, apre la strada ad altri compagni” 

TeleSUR - Il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha fatto alcune dichiarazioni ricevendo la notizia dell’annuncio di Fidel Castro, che non accetterà nuovamente l’incarico di presidente del Consiglio di Stato e di Comandante in Capo.

Chávez ha stimato che non si tratta di una rinuncia.

“Fidel non ha rinunciato a niente e non abbandona nulla:ha anticipato la sua decisione per aprire il passo ad altri compagni di fronte alla possibilità d’essere eletto di nuovo”, ha dichiarato.

Inoltre ha ricordato che Fidel purtroppo non ha recuperato la salute sufficientemente per ritornare ad occupare i più alti incarichi della Rivoluzione. “Questa sua decisione lo innalza e dimostra la sua mancanza d’interesse  a livello personale”.

Il presidente del Venezuela ha aggiunto che questo annuncio è una risposta a tutti coloro che vociferavano che Fidel si afferrava al suo potere...

“Il popolo cubano è un popolo eroico, che ha saputo assimilare la decisione di Fidel per le regioni di salute che sappiamo ed ha dimostrato che la Rivoluzione non dipende da una persona. Il popolo cubano potrà contare per sempre su di noi”, ha aggiunto il presidente Hugo Chávez. (Traduzione Granma Int.)
 http:///www.granma.cu/italiano/2008/febrero/mier20/chavez.html





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QUI A QUANTO PARE QUALCUNO HA PRESO IN GIRO IL MONDO CON UNA BUFALA COLOSSALE.
GRANMA E' UNA FONTE UFFICIALE DEL GOVERNO CUBANO





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REFLEXIONES DE FIDEL
Lo que escribí el martes 19

Ese martes no hubo noticia internacional fresca. Mi modesto mensaje al pueblo, del lunes 18 de febrero, no tuvo dificultad para divulgarse con amplitud. Desde las 11 de la mañana comencé a recibir noticias concretas. La noche anterior había dormido como nunca. Tenía la conciencia tranquila y me había prometido unas vacaciones. Los días de tensión, esperando la proximidad del 24 de febrero, me dejaron exhausto.

No diré hoy una palabra de personas entrañables en Cuba y en el mundo que de mil formas diferentes expresaron sus emociones. Recibí igualmente un elevado número de opiniones recogidas en la calle con métodos confiables, las que casi sin excepción, y de forma espontánea, vertieron sus más profundos sentimientos de solidaridad. Algún día abordaré el tema.

En este instante me dedico al adversario. Disfruté observando la posición embarazosa de todos los candidatos a Presidente de Estados Unidos. Se vieron obligados uno por uno a proclamar sus inmediatas exigencias a Cuba para no arriesgar un solo elector. Ni que yo fuera Premio Pulitzer interrogándolos en la CNN sobre los más delicados asuntos políticos e incluso personales, desde Las Vegas, donde reina la lógica del azar de las ruletas de juego y adonde hay que asistir humildemente si alguien aspira a Presidente.

Medio siglo de bloqueo les parecía poco a los predilectos. ¡Cambio, cambio, cambio!, gritaban al unísono.

Estoy de acuerdo, ¡cambio!, pero en Estados Unidos. Cuba cambió hace rato y seguirá su rumbo dialéctico. ¡No regresar jamás al pasado!, exclama nuestro pueblo.

¡Anexión, anexión, anexión!, responde el adversario; es lo que en el fondo piensa cuando habla de cambio.

Martí, rompiendo el secreto de su lucha silenciosa, denunció el imperio voraz y expansionista ya descubierto y descrito por su genial inteligencia, más de un siglo después de la declaración revolucionaria de independencia de las 13 colonias.

No es lo mismo el fin de una etapa que el inicio del fin de un sistema insostenible.

De inmediato las menguadas potencias europeas aliadas a ese sistema proclaman las mismas exigencias. A su juicio había llegado la hora de danzar con la música de la democracia y la libertad que, desde los tiempos de Torquemada, jamás realmente conocieron. El coloniaje y el neocoloniaje de continentes enteros, de donde extraen energía, materias primas y mano de obra baratas, los descalifican moralmente.

Un ilustrísimo personaje español, antaño ministro de Cultura e impecable socialista, hoy y desde hace rato vocero de las armas y la guerra, es la síntesis de la sinrazón pura. Kosovo y la declaración unilateral de independencia los golpea en este instante como impertinente pesadilla.

En Iraq y Afganistán siguen muriendo hombres de carne y hueso con uniformes de Estados Unidos y la OTAN. El recuerdo de la URSS, desintegrada en parte por la aventura intervencionista en el segundo de los dos países, persigue a los europeos como una sombra.

Bush padre postula a McCain como su candidato, mientras Bush hijo, en un país de África —origen del hombre ayer y continente mártir hoy— donde nadie conoce lo que hace allí, dijo que mi mensaje era el inicio del camino de la libertad de Cuba, es decir, la anexión decretada por su gobierno en voluminoso y enorme texto.

El día antes, por la televisión internacional, se mostraba un grupo de bombarderos de última generación realizando maniobras espectaculares, con garantía total de que, bombas de cualquier tipo, pueden ser lanzadas sin que los radares detecten las naves portadoras y ni se considere crimen de guerra.

Una protesta de importantes países se relacionaba con la idea imperial de probar un arma, con el pretexto de evitar la posible caída sobre el territorio de otro país de un satélite espía, de los muchos artefactos que con fines militares Estados Unidos ha ubicado en la órbita del planeta.

Pensaba dejar de escribir una reflexión por lo menos en 10 días, pero no tenía derecho a guardar silencio tanto tiempo. Hay que abrir fuego ideológico sobre ellos.

Escribí esto a las 3 y 35 p.m. del martes. Ayer lo revisé y hoy jueves por la tarde lo entregaré. He rogado encarecidamente que mis reflexiones sean publicadas en la página 2 o cualquier otra de nuestros periódicos, nunca en primera plana, y hacer síntesis sencillas en los demás medios si son extensas.

Estoy enfrascado ahora en el esfuerzo por hacer constar mi voto unido en favor de la Presidencia de la Asamblea Nacional y del nuevo Consejo de Estado, y cómo hacerlo.

Doy las gracias a los lectores por su paciente espera.

Fidel Castro Ruz

Febrero 21 de 2008

6 y 34 p.m.






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