Da Allah ad Allam: uso politico di una conversione
Angelo d'Orsi
Che la religione possa essere instrumentum regni non ci scandalizza: tutta una tradizione politica ce l'ha insegnato. Che l'età del secolarismo sia stata seguita dal post-secolarismo, con un ritorno non già del "sacro", ma del sacralizzato in funzione politica, lo sappiamo parimenti. Che in alcune realtà nazionali, dagli Stati Uniti all'Iran, si compia un abuso spregiudicato di fattori religiosi a fini di legittimazione e delegittimazione politica, ce l'abbiamo sotto gli occhi. E, infine, siamo via via più consapevoli della novità rappresentata dal "papa tedesco", un modesto studioso, che alcuni spacciano per grande teologo, succeduto al "papa polacco". Di Karol Woytila, Joseph Ratzinger sta buttando alle ortiche, insieme con il carisma di un pontefice, che pure ha responsabilità non piccole, sul piano politico internazionale, a cominciare dalla guerra che ha distrutto la Jugoslavia, anche la sua umanità, prima vigorosa, poi via via più sofferente. A differenza di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI sta trovando inaspettate sponde nei più diversi campi, a cominciare da una vasta area di nuovi devoti, collocabile a scacchiera nel quadro politico specialmente nazionale (in fondo il papato, checché ci si voglia far credere è una istituzione che fuori d'Italia non ha certo il peso che purtroppo ha sulla politica e sulla società italiane). Di "teodem" è zeppo il Partito Democratico; di sedicenti, quanto zelantissimi sedicenti cattolici apostolici romani è zeppo l'ultimo plastipartito berlusconiano, e, quel che è ancora più incredibile, ora anche la Lega Nord, caratterizzatasi fin dai suoi esordi come un movimento neopagano (forse gli insulti di Bossi a papa Woytila sono stati opportunamente dimenticati, come si ricordano malvolentieri le sue sparate contro «il mafioso di Arcore»: la memoria corta è provvidenziale, in troppi casi!). Infine, da sciami di "atei devoti" siamo infestati, tra politica e giornalismo. E de hoc satis.
Ora, abbiamo una nuova figura, che se non costituisce un'assoluta novità, si presta nondimeno a un eccellente uso politico, specie in clima elettorale: il convertito. Con il battesimo di Magdi Allam, siamo arrivati, con la collaborazione attiva o passiva del principale giornale della borghesia italiana, il Corriere della Sera , che sembra dimenticare le sue origini, il suo status e la sua anima (che dovrebbe rinviare al liberalismo laico dei suoi fondatori e del suo primo opinionista, Luigi Einaudi), a uno sfacciato uso politico-mediatico di un momento privatissimo, la scelta di cambiare fede, di cambiare nome alla propria religione, di invocare con altre parole un dio che si elegge dopo un meditato travaglio. Siamo così giunti all'apogeo di uno dei personaggi più inquietanti prodotti dal sistema mediatico italiano (una volta bisognerà che ci spieghi le sue competenze: siamo maledettamente curiosi al riguardo), un egiziano islamico, trasferitosi in Italia, divenuto opinionista a sua volta, e addirittura vicedirettore "ad personam" del Corriere , ma noto al grande pubblico essenzialmente per le sue frequentissime comparsate televisive nelle quali ha finito per incarnare, forse con gran dispetto di Fiamma Nirenstein, la vera continuità con l'ultima Oriana Fallaci, quella ormai che, per ragioni diverse, anche rispettabilissime (la malattia, si dice), aveva maturato un odio per il mondo, che faceva paura, a cominciare dai rossi, dagli islamici, dai democratici…. Sulla sua scia (ma certo con assai minore capacità linguistico-letteraria) si è posto Allam, nel suo sito web, negli articoli e nelle interviste, nei suoi sempre più lugubri e acri sermoni dallo schermo, mettendo a punto una linea che volgarizzava, in fondo, le tesi di Huntington sull'inevitabile e necessario "scontro di civiltà": ammonendo, redarguendo, minacciando. Gli mancava il potere di scomunica, ma ora che, quasi tenesse un'omelia "urbi et orbi", ha ricevuto, nella santa notte pasquale, l'acqua benedetta dalle mani addirittura del papa di Roma, ora forse gli sembrerà di avercelo, quel potere.
Le conversioni sono un fatto non inedito, ovviamente, e qualcuna, in passato, ha avuto risalto sulla stampa: ma questa di Magdi Allam rappresenta forse un punto di non ritorno. Il "gran segreto" in cui è stata preparata (i giornali hanno opportunamente preannunciato l'evento trasmesso in diretta tv nella santa notte!); la complicità (non mi sento di usare altro termine) del papa, che si è prestato a un evento che fin dalle sue premesse perdeva qualsiasi significato di salvazione individuale (per quanti vi credano, naturalmente), assumendo quello di un gesto politico, dalle gravi implicazioni. L'aggressiva strategia "conversionista" di questo pontefice (verso gli ebrei, da convertire: vedi ripristino della vecchia formula a suo tempo lasciata cadere; e verso gli islamici, con i quali, a dispetto di qualche dichiarata buona intenzione, si direbbe che stia per partire una nuova crociata…), riceve un formidabile sostegno, nel terreo volto e nelle sconvolgenti (e sconvolte) parole del nuovo "Cristiano" (questo il nome che ha voluto aggiungere al suo proprio, per sottolineare, quasi che ve ne fosse bisogno, l'avvenuta redenzione dalla colpa di essere nato arabo-islamico). Allam, che al suo attivo un libello sconcertante dal titolo Viva Israele! , e che solo recentemente ha inviato un messaggio ai nuovi governanti - quelli che lui attende fiducioso il 14 aprile - invitandoli a operare una «bonifica della cultura» (cominciando dall'Università, riferendosi all'Appello dei 67 della Sapienza e, ahimé, a quello da me promosso a loro sostegno…), prima di compiere questa offerta d'amore al Cristo, rinnegando Maometto, ha sparato a zero contro l'Islam («fisiologicamente violento»), denunciando in esso la «radice di ogni male», e non è stato tenero neppure con la Santa Sede (ingrato!), accusandola di mollezza verso il nemico islamico. A tal punto che persino il cattolicissimo e papista Vittorio Sermonti si è sentito di bacchettare il nuovo «abbagliato dalla nuova luce», frenando la sua «impazienza» e il suo «eccesso di foga». Da Allah ad Allam, cambia solo una lettera dell'alfabeto; ma il passo è lungo, e ora toccherà al nuovo cristiano scegliere se portare avanti la sua battaglia con la croce d'amore di Gesù Cristo o con la spada insanguinata dei crociati.
26/03/2008
liberazione.it/giornale_articolo.php?id_pagina=42163&pagina=4&versione=sfogliabile&zoom=no&id_articol...[Modificato da kelly70 26/03/2008 15:51]
La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Le religioni dividono. L'ateismo unisce
Il sonno della ragione genera mostri (Goya)