Due sistemi agli antipodi
Nichilismo e Ateismo: due Sistemi agli antipodi
Questo thread è incentrato sul rapporto ontologico e filosofico tra ateismo e nichilismo come sistemi di pensiero agli antipodi. L'idea di discutere di tale rapporto è nata dal dibattito interpretativo scaturito in altro forum in merito a questi due sistemi di pensiero:
cristianesimoprimitivo.forumfree.net/?t=28433158
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Nichilismo e Ateismo: due sistemi di pensiero agli antipodi.
Riguardo il rapporto tra nichilismo e ateismo, ho già rilevato che i due stati non coincidono. Tuttavia, bisogna distinguere i vari momenti in cui il nichilismo può affettare l’ateismo (quando effettivamente lo contagia):
1) può rappresentare il momento fondante dell’ateismo. In questo caso il nichilismo costituisce l’argilla su cui, successivamente subentra l’ateismo di un individuo. Nietzsche è stato il primo e, probabilmente l’ultimo pensatore che ha elaborato la teoria del nichilismo pregresso ad ogni sistema di pensiero che nega o rilega nella sfera materiale una dottrina, un sistema di vita, e in generale, un’intera epoca fondata su determinati valori etici, politici, economici e sociali.
2) subentra all’ateismo in una fase successiva. Ontologicamente, l’ateismo precede la deriva nichilista. Storicamente questo tipo di ateismo si distingue per la sua stretta correlazione ai movimenti anarchici rivoluzionari, specie l’anarchismo russo che faceva capo alla scuola di M. Bakunin. Premessa fondamentale di questo tipo di nichilismo è la riflessione filosofico-politica, incentrata sulle istituzioni politiche e sui rapporti di forza tra parti sociali. Produce un sistema di pensiero altamente distruttivo, essendo la realtà oggetto di speculazione fondata su presupposti del tutto illegittimi e quindi, da abbattere.
3) Coesistenza ontologica tra ateismo e nichilismo. Questa condizione non esiste. Il nichilismo o precede o segue un determinato complesso dottrinale.
Anche i casi 1) e 2) sono estremamente rari, essendo stati concentrati storicamente in contesti storici circoscritti, di solito associati a dottrine politiche o filosofiche frutto di un’epoca ben delimitata: il XIX secolo. Quest’epoca costituì l’humus culturale dove certe dottrine attecchirono agevolmente e furono in grado di attirare torme di seguaci. Nonostante l’impatto politico e bellico di questo periodo sulle dottrine politiche, si è trattata di un’epoca transitoria, che terminò con la Grande Guerra. Tentativi di rifondarlo sulle stesse basi storico-filosofiche ci sono stati e continueranno ad esserci, ma oggi come oggi, in un contesto di crisi, in cui c’è assolutamente bisogno di preservare o rifondare i valori su cui la stragrande maggioranza dei popoli fa affidamento, il nichilismo trova un ostacolo permanente alla sua rifondazione e sopravvivenza. Da un lato, la crisi economico-sociale che investe il mondo intero ne limita capacità di conservazione e sviluppo, dall’altro, essendo il nichilismo un sistema di pensiero estremamente immobile non soggetto correzioni in sede filosofica, non riesce ad adeguarsi all’evoluzione della società. Sarebbe un paradosso pretendere che il nichilismo si adegui a un contesto storico, giacché lo rifiuta in toto. Tuttavia se il XIX secolo e in parte il XX secolo hanno favorito la sua affermazione, possiamo attenderci che in un futuro remoto il nichilismo possa nuovamente presentarsi immutato e fare presa sui popoli.
Rivolgendo la nostra attenzione all’epoca contemporanea, o meglio, all’epoca post-contemporanea, è fin troppo palese che l’ateismo contemporaneo non risenta in alcun modo di influssi nichilistici. Veramente l’ateismo di oggi si fa promotore di una specifica e distinguibile scatola di valori e già questo elemento costituente lo pone in antitesi con il nichilismo. In secondo luogo, la critica apportata da un ateo alle religioni è di natura ben diversa da quella mossa alle stesse da un ateo nichilista quale era Nietzsche: per i nichilisti la religione e il suo corredo dogmatico, non sono nient’altro che il riflesso della società scaturita dall’azione umana. Il nichilista si isola da essa e rinuncia a combattere contro religioni, politica, sistemi economici. Al contrario l’ateo produce una critica ben definita alle religioni o talvolta, nonostante non condivida l’impostazione dogmatica, le accetta entro il sistema sociale. Anche un ateo razionalista che combatte le religioni accetta la società, o almeno, gli elementi genuini di un sistema sociale. Tra i due sistemi di pensiero c’è anche una differenza legata alla prassi, o meglio alla concezione stessa dell’”azione” umana. Mentre il nichilismo rinuncia consapevolmente a rifondare un sistema sociale, l’ateo non solo non vi rinuncia, ma la sua prassi è tutta orientata verso la critica, seguita dall’azione (che attua con mezzi e su piani diversi: intellettuali, politici, etc.). In sintesi, l’ateo non si pone al di fuori dell’assetto sociale come fa il nichilista, ma lo accetta, vi convive e intende riformarlo.
L’ultima differenza tra ateismo e nichilismo che intendo far notare è la loro rispettiva concezione antropologica: il nichilista non si cura dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità e del suo destino. L’ateo ha una concezione antropologica molto nobile: l’uomo è il centro dell’azione umana, ogni azione umana deve essere perseguita per realizzare la felicità dell’uomo, attraverso mezzi specifici che di volta in volta, si identificano con i mezzi più liberali offerti da quel determinato sistema sociale. Su questo piano, il nichilismo è profondamente misantropo, mentre l’ateismo fa l’antropocentrismo e quindi dell’omofilia l’oggetto delle sue speculazione e azioni.
[Modificato da Frances1 29/05/2008 14:12]