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Un mito che scompare

Ultimo Aggiornamento: 22/06/2008 19:41
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Padre Guardiano
22/06/2008 19:41
 
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Il vagone ristorante


Le Ferrovie annunciano: "Ci fanno perdere milioni, meglio chiuderli per sempre"
BRUNO VENTAVOLI


La gloriosa carrozza ristorante è a fine corsa, sparirà dalle nostre Ferrovie. A saziare gli appetiti dei viaggiatori provvederanno appositi «chioschi» installati sui treni. Offriranno un servizio più veloce. E, ovviamente, limitato a snack, panini e bevande. Il requiem arriva dall’amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti. Il motivo? Esclusivamente economico. «Il servizio ristorazione è in perdita di qualche milione. Per quale ragione dobbiamo rimetterci?». Già. Perché, visto che le ferrovie hanno da pelare ben altre gatte e ben altri deficit. La decisione non è solo italica. I wagon restaurant stanno sparendo anche dalle altre maggiori ferrovie europee. In Inghilterra, madre di tutti i binari, l’eutanasia dei ristoranti viaggianti è cominciata già due anni fa. La First Great Western, una delle principali compagnie private che gestiscono il traffico nel Regno Unito, ha deciso di abolirli nel 2006. Quando l’annuncio venne dato, si scatenò un diluvio di contumelie. Si sarebbe perso un pezzo di civiltà, di comodità, di progresso, dicevano i nostalgici. Ma i manager della linea ferroviaria replicarono con dati impietosi. Ormai solo un viaggiatore su otto utilizzava la «buffet car». O perché risparmia qualche sterlina, proposito sempre utile. O perché malato di stachanovismo, preferisce non alzarsi dal sedile per continuare a lavorare sul portatile, anche a rischio di inzaccherarsi cravatta e camicia addentando sandwich pericolanti. Per indorare il boccone ai tradizionalisti, le ferrovie promisero anche che senza vagoni ristoranti i treni sarebbero stati più efficienti e puntuali.

Già, ora quei gloriosi vagoni vengono quasi trattati da zavorre. Ma nella loro lunga esistenza sono stati un simbolo di eleganza, fascino, civiltà, coccolando milioni di viaggiatori, lasciando un segno nell’immaginario, nella cultura cinematografica e letteraria. Nacquero nell’800, quando il treno cambiò il corso dell’Occidente. Le strade ferrate non solo favorirono la rivoluzione industriale, ma resero il mondo più piccolo. E quando gli yankee attraversavano gli Stati Uniti da un oceano all’altro era ovvio che fossero disposti a pagare felici fior di supplementi pur di comprare comodità. George Mortimer Pullman, nato povero, fece fortuna rendendo i lunghi viaggi in treno più confortevoli, inventando vagoni che avevano letti, salotti, ristoranti. E quando Emilio Salgari tralasciava i praho di Sandokan per fare il giornalista, spiegava ai lettori maravigliati che i treni americani (senza averli peraltro mai visti) ofrivano pranzi luculliani. Non solo, i commensali, potevano leggersi le ultime notizie dal mondo perché a bordo dei treni venivano stampati agili giornali, grazie alle notizie che correvano col telegrafo.

Uno dei ristoranti viaggianti più celebri fu quello dell’Orient Express, amato da sovrani favolosi e truffatori travestiti. Tant’è che uno dei romanzi più celebri della letteratura gialla, «Assassinio sull’Orient Express» di Agatha Christie, viene risolto tra una portata e l’altra dal goloso Poirot proprio nel wagon restaurant. Tra quei piatti, tra quelle forchette esotiche, pare sia nato anche Dracula. Bram Stoker, giornalista globetrotter, aveva infatti scoperto la leggenda di Tepes l’impalatore grazie al suo amico ungherese, Ármin Vámbéry, gironzolando nei Balcani. E forse per qualche portata un po’ troppo piccante, Trockij concepì la futura Armata Rossa viaggiando su quei treni, guatando con famelico odio di classe i ricchi che pasteggiavano snob.

C’è un vagone ristorante in uno dei primi kolossal della storia del cinema, «La grande rapina al treno», di Edwin S. Porter, anno 1903. E da lì in poi, quella è stata una delle location più amate, per cene galeotte, intrighi, monologhi esistenziali. Una delle scene più celebri, in tema, è il corteggiamento di Cary Grant a Eve Marie Saint, nel wagon restaurant di «Intrigo internazionale» (Hitchcock). E un campione di cascamortismo su ogni terreno come James Bond-Sean Connery seduce l’affascinante Tatiana Romanova, agente del Kgb (con il fisico di Daniela Bianchi), in «Dalla Russia con amore» offrendole i piatti più raffinati dello chef ferroviario.

Tutto questo, certo, appartiene ad uno stile di viaggio che faceva della lentezza e del comfort un vanto. Ora che la vita e i cibi sono diventati più veloci (i treni, purtroppo no) il pranzo in treno pare invece un lusso superfluo. Per non avere rimpianti basta rispolverare «Viaggi di nozze». Uno stracult. Verdone e Veronica Pivetti gustano una sogliola al vagone ristorante. Lei è piena di dubbi sul sì nuziale appena pronunciato. Lui, medico sempre in servizio, risponde ad una chiamata sul cellulare. «No, non mi disturba affatto» e ad altissima voce parla di muchi, feci, emorroidi, e altre ripugnanti fisicità. I viaggiatori dei tavoli vicini stentano a trattenere il disgusto e i conati di vomito.

Fonte: La Stampa.it


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Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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