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Neo clericalismo e nuove indicazioni nazionali per la scuola dell'infanzia

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2008 16:52
25/08/2008 16:52
 
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Non so voi, ma credo che il clero ce lo stia infilando in un certo posto alla grande,a noi "laici".Una notizia che risale allo scorso anno ma di cui vale la pena divulgare.

Da www.foruminsegnanti.it/modules.php?name=News&file=article...

di Bruno Moretto
1 agosto 2007
da www.retescuole.net


Sono uscite in questi giorni le nuove indicazioni nazionali per il curriculum della scuola dell’infanzia (3-6 anni), elementare e media, in pratica i nuovi programmi.
Nel testo, che propone una sostanziale continuità con i programmi predisposti dalla Legge Moratti, si legge che “la scuola dell’infanzia, scelta liberamente dalle famiglie, ha le sue origini nei comuni e intorno alle chiese….”
Poi che essa “si esprime in una pluralità di modelli istituzionali e organizzativi gestiti da diversi soggetti, la scuola promossa da ordini religiosi e comunità parrocchiali come esempio di sussidiarietà orizzontale e di risposta a specifici orientamenti valoriali delle famiglie, la scuola dei comuni e la scuola statale come manifestazione della volontà dello Stato di estendere a tutti i bambini il diritto di frequentarla”. Testualmente in questo ordine.
La scuola statale viene considerata aggiuntiva a quella privata religiosa e a quella comunale.
L’art. 33 della Costituzione si basa su due principi fondamentali: la libertà di insegnamento e l’obbligo di istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi. L’art. 34 afferma che “la scuola è aperta a tutti”.
Nelle indicazioni viene meno il ruolo istituzionale della scuola dell’infanzia statale e si considera indifferente l’accesso a scuole, che ispirano il loro insegnamento a logiche confessionali e sono a pagamento, oppure a scuole statali gratuite, ispirate al principio di laicità e pluralismo culturale.
Decine di migliaia di genitori sono già oggi costretti a iscrivere proprio figli alle scuole materne private per carenza di offerta pubblica. Nonostante ciò la percentuale di bambini che frequentano la scuola dell'infanzia statale è in continua crescita e raggiunge il 58%. A qualcuno evidentemente ciò non stà bene.
Gravi e non casuali sono poi le amnesie: non viene citata Maria Montessori, una delle fondatrici della nostra scuola dell’infanzia, che riteneva fondamentale la libertà del bambino, poiché "solo la libertà favorisce la creatività già presente nella sua natura".
Altrettanto grave la dimenticanza del ruolo dell’associazionismo femminile U.D.I. nella nascita del modello emiliano di scuola dell’infanzia, che ha saputo collegare la spinta all’emancipazione sociale delle donne con quella alla promozione culturale dei figli. Questa esperienza è poi stata raccolta dai Comuni solo alle fine degli anni 60 ed è diventata un riferimento organizzativo e culturale per tutto il paese.
In pratica il testo riporta la scuola per i bambini da 3 a 6 anni a prima del 1968, anno in cui fu istituita la scuola materna statale, prevedendo una supremazia del privato, per di più lautamente finanziato con risorse pubbliche dello Stato, delle Regioni e dei Comuni per un totale annuale di 700 milioni di euro, 100 milioni dei quali sono quelli reintrodotti da Fioroni questo anno.
E pensare che i tagli alle scuole statali previsti dall’ultima finanziaria sono di 1.400 milioni.

E’ totalmente assente nel testo l’idea della scuola della Repubblica, la scuola di tutti e per tutti, istituzione fondamentale per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.

Bruno Moretto, Comitato bolognese Scuola e Costituzione

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