Stefano Faraoni
L’interesse preminente della Chiesa, al momento e con queste gerarchie, è quello di cancellare l’idea del sesso ricollocandola nell’alveo della propria plurisecolare dottrina e morale: il sesso è immorale, l’atto sessuale deve servire solo per la procreazione (cosa che Cristo non ha mai detto, ovviamente). Il mezzo più diretto per far questo, parte integrante di un’idea di neorestaurazione, è quello di demonizzare, nel senso letterale: del demonio, i metodi contraccettivi, la pillola, il preservativo ecc.
Il mero atto sessuale così, nudo e crudo, diventa il mezzo per avere figli; l’uomo diventa il dispensatore del seme e la donna una macchina procreatrice. Perché è evidente che se si nega l’utilizzazione dei metodi contraccettivi, si favoriscono le nascite a dismisura; l’alternativa è, per l’appunto, non fare sesso.
Non si concepisce l’idea del sesso come componente fisiologica essenziale dell’uomo, e neppure come naturale complemento, anzi parte integrante, del sentimento chiamato amore.
Le conseguenze pratiche di questi precetti, qualora applicati, sono sostanzialmente due:
1- L’ulteriore, incontrollato aumento demografico;
2- La diffusione ulteriore di pandemie, come nel caso dell’Aids, a causa del veto sui preservativi.
Sul primo punto, è noto che il principale dei problemi su questa Terra è l’esponenziale aumento demografico, la sovrappopolazione. Ogni strategia che vada in senso contrario al contenimento della nascite, carica i suoi autori di una responsabilità tremenda. Una responsabilità di stenti, di fame, di sete, di sottoccupazione, in ultima analisi di morte.
Sul secondo punto, la non utilizzazione di profilattici, universalmente riconosciuti non come l’unico, ma come il principale mezzo di prevenzione per combattere l’Aids, può produrre effetti devastanti, e non solo in Africa. Dai primi anni ottanta, i decessi a causa di questa malattia sono stati oltre 30 milioni. Dire che i preservativi non sono utili ed anzi sono dannosi, carica chi lo dice di una responsabilità tremenda. Una responsabilità di morte.
Chi dice, sostiene, favorisce queste strategie non è l’uomo della strada, ma il Pontefice Benedetto XVI e una gran parte delle gerarchie ecclesiastiche. Colui e coloro che affermano di difendere la vita, in realtà fanno l’esatto contrario: sono portatori di una cultura di morte, in nome di un’ideologia. La quale ultima peraltro, non è più un’ideologia cristiana (perché certe cose Cristo non le ha mai dette, né mai lasciate intendere).
Siamo di fronte ad una strategia rieusumatoria della più retriva dottrina della Chiesa, che stentiamo a definire solo e semplicemente neorestaurazione. La neorestaurazione da parte di questo Papa, così come teorizzata dal teologo Hans Kung, è solo il presupposto teorico di un prodotto culturale che può essere tranquillamente definito come antiumanesimo. Perché non c’è dubbio che chi è portatore di una cultura di morte, è contro l’uomo.
Lo Scientista
www.resistenzalaica.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1599&...La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Le religioni dividono. L'ateismo unisce
Il sonno della ragione genera mostri (Goya)