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Carri e striscioni invadono la città
Mancuso: «Successo straordinario»
GENOVA
Non solo carri, slogan e provocazioni. Alla parata dell'orgoglio omosessuale di Genova irrompe anche la crisi finanziaria. Chiedono un lavoro, infatti, alcuni dei transessuali che sfilano al corteo del Gay Pride. Uno striscione porta la scritta «dateci un lavoro per una vita dignitosa», un altro «gli italiani ci obbligano a prostituirci, vogliamo un lavoro diurno». Partito poco prima delle 17 da piazza Principe con 30.000 persone, il corteo si è ingrossato progressivamente. Molte le persone che osservano il passaggio dai marciapiedi. Quando la testa, intorno alle 17.50, era giunta in piazza dell’Annunziata, gli ultimi due dei venti carri erano ancora in piazza Principe.
Tra gli altri, sfilano gli striscioni di Comunità di S. Benedetto al Porto, comunità "Lgbtqi" migrante della città, Arcilesbica, Arcigay Milano, "Agedo" - associazione dei genitori di omosessuali, Join The Gap, Arcigay Lombardia, Arcigay Bologna, il carro della comunità bear, Amnesty International, Coordinamento Torino Pride, Rete Giovani Arcigay e associazioni studentesche, Giovani Democratici, Umanisti, Associazione Radicale Certi Diritti, Mama Mia, Virgo Club, Queever, Travelgay. Sui carri adorni di palloncini colorati e lungo il percorso donne e uomini ballano in costumi variopinti, molti sono travestiti e transessuali, uno ha costume in due pezzi e corna da diavolo rossi e ali bianche da angelo.
Un Gesù Cristo seminudo, con corona di spine in testa, occhi bistrati e piaghe colorate di rosso, trascina una croce rivestita di specchi e una roccia di cartapesta da cui spuntano mani rosse. Lo segue una Madonna vestita di azzurro. La manifestazione si concluderà in serata in piazza De Ferrari. L’happening finale sarà condotto da Vladimir Luxuria. Dopo il corteo la giornata proseguirà con party musicali, feste di piazza, iniziative culturali in otto luoghi della città.
«Più di 200 mila in piazza. La manifestazione sta oltrepassando le nostre previsioni» dice il presidente nazionale dell’Arcigay Aurelio Mancuso. «A parte le nostre famiglie Arcobaleno ci sono tanti bambini e famiglie eterosessuali. Genova è scesa in strada ed entra nel nostro corteo pian piano».
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Discendiamo all'inferno fin che siamo vivi (cioè riflettendo su questa terribile realtà) - diceva Sant'Agostino - per non precipitarvi dopo la morte".
nell'aldilà