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Un’ enciclica fuori dal tempo

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2009 00:49
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Dama dei fili
16/07/2009 00:38
 
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Del resto dell'articolo non m'interessa, ma del latino ESSENDO italiano e ne SONO ORGOGLIOSO di esserlo, non accetto di barattare il latino per una lingua barbara e sanguinaria com'è quella degli stati uniti d'America.



Non esistono lingue superiori e lingue inferiori. L'inglese ha radici molto più antiche della lingua italiana, il cui antenato è il proto-germanico, con dignità pari alla lingua latina. Ti rammento che l'italiano sorge come dialetto locale e non è la lingua maggiormente vicina al latino. Ad essere puntuali, la lingua neolatina che si avvicina maggiormente al latino è il sardo (è una lingua, non un dialetto), con appena il 7-8% delle innovazioni. L'italiano ha assunto il rango di lingua per via istituzionale, ma dal punto di vista della linguistca diacronica è un dialetto come qualsiasi altro dialetto locale delle altre regioni italiane. Lo status di lingua è stato poi rafforzato grazie alla diffusione su tutto il territorio nazionale (processo che, a dire la verità, non si è mai completato) e sanzionato per via politca attraverso l'unficazione del territorio nazionale.
Il termine “barbaro” non ha nessuna rilevanza scientifica e storica in linguistica. I linguisti non classificano e non descrivono le lingue in base a criteri politici-razziali. In ogni caso l'inglese, non è neppure una lingua barbara (nel senso di lingua parlata dai “barbari”), dal momento che la sua struttura è ricca, specialmente a livello lessicale, di influssi esterni, di prestiti, calchi linguistici e semantici derivati dal latino. Persino le note espressioni formulari, oggi diffuse in tutto l'occidente, sono state per la maggior parte coniate in ambiente anglosassone a partire dal 1700, e veicolate in tutte le lingue indoeuropee. A dimostrazione del fatto che gli anglofoni sono più aperti all'influsso del latino più di quanto lo siano gli italiani. Questi ultimi, sempre più barricati dietro una cortina di fumo di una lingua, le cui radici, non sono proprio “eroiche”.
Nessuno pretende di barattare la nostra lingua per l'inglese o altra lingua, ma sarebbe meglio non incrociare discorsi politici con discorsi linguistici, soprattutto quando non si mastica di linguistica storica.

Da ultimo, sarebbe opportuno non confondere il "latino ecclesistico" con il "latino classico". l'eleganza, la struttura morfosintattica e la complessità sintattica del latino classico non sono sopravissuti nel "latino ecclesiastico". Per non parlare della pronuncia...


Non sono d'accordo, la lingua latina è il simbolo della Nostra lingua italiana, anzi venisse veramente riinsegnata nelle scuole, si eviterebbe di leggere degli strafalcioni (parole inventate) sia nei giornali che nelle riviste!



La conoscenza di base del latino non rende immuni da eventuali errori sintattico-grammaticali nella lingua italiana, per due motivi principali: 1) perché per applicare correttamente le regole grammaticali di una lingua occorre conoscere la sua struttura, apprenderla principalemte in ambiente scolastico ed essere predisposti all'apprendimento linguistico; 2) perché la maggior parte delle formule e delle lucuzioni latine in uso oggi, non sono state coniate in periodo classico, ma nella tarda antichità, nel Medioevo e in epoca moderna, quando il latino corrente aveva struttura e pronuncia differente dal latino classico. Pertanto, se certe locuzioni possono sembrare solecisimi o peggio, barbarsimi in riferimento al latino erudito classico, non lo erano nell'epoca in cui sorsero. Dal momento che tutte le variazioni morfosintattiche e fonologiche del latino tardo antico e medioevale sono state registrate dai linguisti e non scandalizzano più nessuno, un'espressione formulare sarà valutata riguardo al contesto linguistico in cui sorse, lasciando da parte ogni pregiudizio prescrittivo. La grammatica prescrittiva è andata in pensione già da 150 anni.
[Modificato da Frances1 16/07/2009 00:54]



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