Re: Re: Ti auguro tutto il bene del mondo mia amatissima Natt!
santapazienzauno, 12/07/2010 23.28:
Un mio amico è stato lasciato dalla moglie dopo che hanno saputo che lui è sterile e che non potevano avere i figli loro due. Lui ha proposto l'adozione, lei ha voluto a tutti costi sentirlo crescere nella pancia e con il nuovo compagno ha avuto una bambina. Anche se tra loro due non esistevano dei problemi di coppia di nessun genere, ha prevalso la sua voglia di maternità... E difficile capirci noi donne in questo senso dagli uomini, e non mi esprimo su quanto giusto è quello che ha fatto questa donna, ma posso capire il suo desiderio.
Non tutte noi donne siamo uguali, quella donna quell'uomo probabilmente non l'ha mai veramente amato, oh santo cielo... si salvi chi può... pensa se fosse stato al contrario, cioè se fosse stata lei la parte sterile, sono sicurissima che se fosse stato lui a lasciarla in quel caso lo avrebberò eticchettato come un gran bell' egoista, riguarda la maternità e la realizzazione della propria femminilità, cara Natasha, e te lo dico da donna, va ben oltre sentire una creaturina crescere nella tua pancia, la frase di Sergio, che crescere ed amare un bambino che geneticamente non è tuo è un atto d'amore ancora più grande che di amare il bambino nato da te, è bellissima, la maternità come l'amore stesso può avere mille sfumature.
[Modificato da Cristianalibera 13/07/2010 17:53]
"Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri" (Epitteto)
Col concetto cristiano della vita, l'amore non è una necessità e non si esercita su nulla; esso è una facoltà essenziale dell'anima umana. L'uomo ama, non perché ha interesse di amare questo o quello, ma perché l'amore è l'essenza dell'anima sua, perché egli non può non amare.
La dottrina cristiana insegna all'uomo che l'essenza dell'anima sua è l'amore, che la sua felicità non è di amare la tale o la tal altra entità, ma bensì il principio di tutto, Dio, ch'egli ha coscienza di contenere in sé. Ecco perché egli amerà tutti e tutto.
(Tolstoj)