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Cultura della morte

Ultimo Aggiornamento: 13/08/2010 16:34
26/07/2010 11:31
 
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E' una dura sfida per i genitori



Il mondo dello spettacolo

I film sfruttano l’argomento della morte. Ad esempio, capita che le trame dei film esaltino l’immoralità, la violenza, il traffico di droga o la criminalità organizzata, minimizzando così il valore della vita e dei princìpi morali. In certi film la morte viene addirittura rappresentata in chiave romantica — descrivendo la leggenda della vita dopo la morte, il presunto ritorno di alcuni defunti e i loro contatti con i viventi — il che non fa che banalizzare la morte.

Lo stesso vale per certi programmi televisivi e per certa musica. Sembra che i giovani assassini di Littleton fossero ferventi ammiratori di un cantante rock diventato famoso per “l’androginia, le immagini sataniche” e le canzoni che “parlano di ribellione e di morte”.

Negli Stati Uniti il modo in cui vengono classificati i programmi televisivi è stato modificato per proteggere i giovani, evitando che vedano materiale che potrebbe avere un effetto negativo su di loro. Il risultato è stato controproducente. Jonathan Alter, scrivendo su Newsweek, osserva che il nuovo sistema di classificazione “rischia di far sì che i ragazzi desiderino ancor di più il frutto proibito”. E aggiunge che per svergognare e costringere i responsabili a ridurre il contenuto di violenza nei mezzi di comunicazione, il presidente Obama dovrebbe “leggere pubblicamente i nomi di tutte le grosse aziende (e dei loro massimi dirigenti)” che producono non solo film in cui la gente si accoltella e dischi di ‘gangsta rap’, ma anche videogiochi in cui i bambini possono “uccidere ‘virtualmente’”.

La morte nei videogiochi e su Internet

Robert Waring ha scritto un libro (The Deathmatch Manifesto) in cui analizza la popolarità tra gli adolescenti dei videogiochi detti “deathmatch”, ovvero “duelli all’ultimo sangue”. Waring ritiene che questo fenomeno abbia fatto nascere una comunità underground di giocatori. In effetti questi giochi non sono educativi, ma insegnano ad uccidere. “Giocare contro un avversario in carne ed ossa che sta da una parte qualsiasi del mondo e cercare di dimostrare il proprio valore è un’esperienza forte. È facilissimo farsi prendere la mano”, osserva Waring. Gli adolescenti sono come ipnotizzati dagli scenari tridimensionali che fanno da sfondo ai combattimenti cruenti. Alcuni, non avendo accesso a Internet, comprano console da usare col televisore di casa. Altri hanno l’abitudine di affittare videogiochi e sfidano gli avversari in duelli ‘virtuali’ all’ultimo sangue.

Nonostante i videogiochi “deathmatch” siano classificati a seconda dell’età dei giocatori, la verità è che esistono pochissimi controlli. Eddie, un quattordicenne che vive negli Stati Uniti, ha detto: “Di solito ti dicono che sei ancora troppo giovane, ma non ti impediscono di comprare [il videogioco]”. Il suo videogioco preferito consiste in un susseguirsi di sanguinose sparatorie. I suoi genitori lo sanno e non approvano questo videogioco, tuttavia è raro che controllino se lui ci gioca. Un adolescente è giunto a questa conclusione: “La nostra generazione è molto più insensibile di qualsiasi altra alla violenza. Ora i figli crescono più con la TV che con i genitori, e la televisione soddisfa le loro fantasie violente”. John Leland, scrivendo su Newsweek, ha detto: “Ora che [negli Stati Uniti] ci sono ben 21 milioni di adolescenti collegati a Internet, una parte sempre maggiore della loro vita si svolge in un ambiente che per molti genitori è inaccessibile”.

Modi di vivere che portano alla morte

Come si comporta la gente al di fuori del mondo dei videogame sanguinari e dei film violenti? Anche se nel mondo reale non ci sono creature mostruose contro cui combattere in una lotta all’ultimo sangue, il modo di vivere di molti include comportamenti autodistruttivi. Ad esempio, nonostante familiari, servizi sanitari e altri esperti mettano in guardia contro i pericoli del fumo e della droga, questi vizi continuano a diffondersi. In molti casi portano a una morte prematura. Per aumentare profitti illeciti, le grandi industrie e i trafficanti di droga continuano a sfruttare l’ansia, la disperazione e la povertà spirituale della gente.
Aiutiamo i giovani a sfuggire alla “cultura della morte”

Come mai i giovani d’oggi sono affascinati dall’argomento della morte? Henry Hyde, deputato dello stato americano dell’Illinois, ha detto: [G]“In questi giovani c’è un vuoto spirituale che viene colmato dalla cultura della morte e della violenza”.

UN LETTORE di Time ha scritto: Se oggi tra i giovani esiste una subcultura della morte la colpa è della pigrizia dei genitori, della violenza delle forme di svago e della mancanza di educazione morale e spirituale”.


Un altro grosso problema che affligge gli adolescenti è la solitudine. Alcuni vivono in famiglie dove entrambi i genitori lavorano e sono assenti per la maggior parte del giorno; altri hanno un solo genitore. Stando a una fonte, negli Stati Uniti gli adolescenti passano ogni giorno circa tre ore e mezza da soli e stanno insieme ai genitori 11 ore di meno alla settimana rispetto ai loro coetanei degli anni ’60. Ci sono anche giovani che non beneficiano mai della presenza e del sostegno emotivo dei genitori.


Per sapere di più: www.fainotizia.it/2009/02/10/date-sulla-cultura-della-morte




[Modificato da santapazienzauno 26/07/2010 11:32]
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26/07/2010 14:11
 
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La povertà spirituale...il vuoto esistenziale...

Questo significa una sola cosa: che la religione ha fallito.

[SM=x1414722]



La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


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26/07/2010 15:09
 
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Re: Re:
Cristianalibera, 26/07/2010 14.53:




E tu cosa credi? Che l'assenza della religione potrebbe colmare il vuoto spirituale e esistenziale delle persone, le quali ne sono afflitti?


[SM=x789061]
Veronika





E' evidente che la religione non li colma. Non puoi riempire il vuoto con il nulla, altrimenti come si spiega che l'Italia, in maggioranza formata da cattolici, sia piena di gente afflitta da problemi esistenziali? La religione non ha dato le risposte che cercano e non è in grado di formare individui capaci di affrontare la vita. Se non te lo sai dare da solo con le tue forze, lo scopo nella vita, non credo che te lo possano dare altri, se non fittizio.

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Kelly



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26/07/2010 16:57
 
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Re: Re: Re:
kelly70, 26/07/2010 15.09:




E' evidente che la religione non li colma. Non puoi riempire il vuoto con il nulla, altrimenti come si spiega che l'Italia, in maggioranza formata da cattolici, sia piena di gente afflitta da problemi esistenziali? La religione non ha dato le risposte che cercano e non è in grado di formare individui capaci di affrontare la vita. Se non te lo sai dare da solo con le tue forze, lo scopo nella vita, non credo che te lo possano dare altri, se non fittizio.

[SM=x789057]

Kelly




Quanti di questi cattolici, cara Kelly, però sono cattolici convinti, praticanti e pieni di fede ?



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12/08/2010 03:28
 
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Per fortuna esistono film violenti! Altrimenti sarebbe una noia...mortale.
Stesso discorso per musica, telefilm, letteratura, videogiochi...
Tutto sta a prendere 'ste cose con ironia.

Ma la morte è stata sempre presente nell'arte, qualche esempio: i quadri dei martiri, le leggende dei "testi sacri"...quanta violenza e morte si trova lì? E poi il simbolo dei cristiani...la croce con tutto ciò che le sta dietro!
E poi qualcuno si stupisce se la morte viene "usata" per vendere! Mamma chiesa ha insegnato...e quanti soldi ci ha fatto!

Comunque, incolpare l'industria dell'intrattenimento è una scemenza. Se non ci fosse il mondo farebbe ancora più schifo.

Questo è l'unico punto che condivido:


santapazienzauno, 26/07/2010 11.31:




Un altro grosso problema che affligge gli adolescenti è la solitudine. Alcuni vivono in famiglie dove entrambi i genitori lavorano e sono assenti per la maggior parte del giorno; altri hanno un solo genitore. Stando a una fonte, negli Stati Uniti gli adolescenti passano ogni giorno circa tre ore e mezza da soli e stanno insieme ai genitori 11 ore di meno alla settimana rispetto ai loro coetanei degli anni ’60. Ci sono anche giovani che non beneficiano mai della presenza e del sostegno emotivo dei genitori.














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Poi FATTI I CAZZI TUOI
13/08/2010 16:17
 
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Un bambino dopo aver guardato un cartone animato giapponese si butta dalla finestra imitando l'eroe che a differenza del bambino riusciva volare!

Anche questo e uno dei effetti reali e tristi dell'industria dell'inrattenimento che tu diffendi, caro slayer!

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13/08/2010 16:34
 
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Io da piccolo mi dondolavo appeso ad una corda come l'Uomo Ragno... [SM=x789056]

Ma l'episodio da te menzionato è recente? Io ricordo che successe circa 30 anni fa, quando ero bambino; il ragazzino non morì, si ruppe le braccia, ed incolpò la sorella perchè "non gli aveva lanciato i componenti" (come nel cartone Jeeg Robot): non sai le risate che mi son fatto quando ho sentito la notizia...ed ero io stesso un bambino.
Dammi del cinico, ma se i genitori gli avessero insegnato che il cartone era pura finzione non sarebbe successo.
Ripeto, addossare colpe all'industria dell'intrattenimento non ha senso. Senza di essa il mondo sarebbe ancora più squallido.









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