E' una dura sfida per i genitori
Il mondo dello spettacolo
I film sfruttano l’argomento della morte. Ad esempio, capita che le trame dei film esaltino l’immoralità, la violenza, il traffico di droga o la criminalità organizzata, minimizzando così il valore della vita e dei princìpi morali. In certi film la morte viene addirittura rappresentata in chiave romantica — descrivendo la leggenda della vita dopo la morte, il presunto ritorno di alcuni defunti e i loro contatti con i viventi — il che non fa che banalizzare la morte.
Lo stesso vale per certi programmi televisivi e per certa musica. Sembra che i giovani assassini di Littleton fossero ferventi ammiratori di un cantante rock diventato famoso per “l’androginia, le immagini sataniche” e le canzoni che “parlano di ribellione e di morte”.
Negli Stati Uniti il modo in cui vengono classificati i programmi televisivi è stato modificato per proteggere i giovani, evitando che vedano materiale che potrebbe avere un effetto negativo su di loro. Il risultato è stato controproducente. Jonathan Alter, scrivendo su Newsweek, osserva che il nuovo sistema di classificazione “rischia di far sì che i ragazzi desiderino ancor di più il frutto proibito”. E aggiunge che per svergognare e costringere i responsabili a ridurre il contenuto di violenza nei mezzi di comunicazione, il presidente Obama dovrebbe “leggere pubblicamente i nomi di tutte le grosse aziende (e dei loro massimi dirigenti)” che producono non solo film in cui la gente si accoltella e dischi di ‘gangsta rap’, ma anche videogiochi in cui i bambini possono “uccidere ‘virtualmente’”.
La morte nei videogiochi e su Internet
Robert Waring ha scritto un libro (The Deathmatch Manifesto) in cui analizza la popolarità tra gli adolescenti dei videogiochi detti “deathmatch”, ovvero “duelli all’ultimo sangue”. Waring ritiene che questo fenomeno abbia fatto nascere una comunità underground di giocatori. In effetti questi giochi non sono educativi, ma insegnano ad uccidere. “Giocare contro un avversario in carne ed ossa che sta da una parte qualsiasi del mondo e cercare di dimostrare il proprio valore è un’esperienza forte. È facilissimo farsi prendere la mano”, osserva Waring. Gli adolescenti sono come ipnotizzati dagli scenari tridimensionali che fanno da sfondo ai combattimenti cruenti. Alcuni, non avendo accesso a Internet, comprano console da usare col televisore di casa. Altri hanno l’abitudine di affittare videogiochi e sfidano gli avversari in duelli ‘virtuali’ all’ultimo sangue.
Nonostante i videogiochi “deathmatch” siano classificati a seconda dell’età dei giocatori, la verità è che esistono pochissimi controlli. Eddie, un quattordicenne che vive negli Stati Uniti, ha detto: “Di solito ti dicono che sei ancora troppo giovane, ma non ti impediscono di comprare [il videogioco]”. Il suo videogioco preferito consiste in un susseguirsi di sanguinose sparatorie. I suoi genitori lo sanno e non approvano questo videogioco, tuttavia è raro che controllino se lui ci gioca. Un adolescente è giunto a questa conclusione: “La nostra generazione è molto più insensibile di qualsiasi altra alla violenza. Ora i figli crescono più con la TV che con i genitori, e la televisione soddisfa le loro fantasie violente”. John Leland, scrivendo su Newsweek, ha detto: “Ora che [negli Stati Uniti] ci sono ben 21 milioni di adolescenti collegati a Internet, una parte sempre maggiore della loro vita si svolge in un ambiente che per molti genitori è inaccessibile”.
Modi di vivere che portano alla morte
Come si comporta la gente al di fuori del mondo dei videogame sanguinari e dei film violenti? Anche se nel mondo reale non ci sono creature mostruose contro cui combattere in una lotta all’ultimo sangue, il modo di vivere di molti include comportamenti autodistruttivi. Ad esempio, nonostante familiari, servizi sanitari e altri esperti mettano in guardia contro i pericoli del fumo e della droga, questi vizi continuano a diffondersi. In molti casi portano a una morte prematura. Per aumentare profitti illeciti, le grandi industrie e i trafficanti di droga continuano a sfruttare l’ansia, la disperazione e la povertà spirituale della gente.
Aiutiamo i giovani a sfuggire alla “cultura della morte”
Come mai i giovani d’oggi sono affascinati dall’argomento della morte? Henry Hyde, deputato dello stato americano dell’Illinois, ha detto: [
G]“In questi giovani c’è un vuoto spirituale che viene colmato dalla cultura della morte e della violenza”.
UN LETTORE di Time ha scritto:
“Se oggi tra i giovani esiste una subcultura della morte la colpa è della pigrizia dei genitori, della violenza delle forme di svago e della mancanza di educazione morale e spirituale”.
Un altro grosso problema che affligge gli adolescenti è la solitudine. Alcuni vivono in famiglie dove entrambi i genitori lavorano e sono assenti per la maggior parte del giorno; altri hanno un solo genitore. Stando a una fonte, negli Stati Uniti gli adolescenti passano ogni giorno circa tre ore e mezza da soli e stanno insieme ai genitori 11 ore di meno alla settimana rispetto ai loro coetanei degli anni ’60. Ci sono anche giovani che non beneficiano mai della presenza e del sostegno emotivo dei genitori.
Per sapere di più:
www.fainotizia.it/2009/02/10/date-sulla-cultura-della-morte
[Modificato da santapazienzauno 26/07/2010 11:32]