Io riguarda la questione se Gesù aveva fratelli oppure no mi sono convinta che probabilemnte Gesù non ne aveva.
Sono stata persuasa dal fatto che Gesù sulla croce invitò Giovanni suo discepolo a prendersi cura di lei , se essa avesse avuto altri figli che bisogno ci sarebbe stato di affidarla ad un suo discepolo?
Ma ho visto un interessante commento altrove di polymetis che mi autorizza di riportarlo anche qui... polymetis docet:
"Le parole al posto giusto sono fratello e sorella, non cugino, infatti la CEI traduce con "fratello".
Devi fare un piccolo salto antropologico per capire la mentalità semitica: Gesù non parla di cugini, parla di fratelli, anche se quelli che per un semita sono fratelli, dal nostro punto di vista sociale sono invece cugini. Per noi il cugino è un cugino, per il semita quello che per noi è un cugino è un fratello... C'è un motivo se esiste una sola parola per definire quelli che noi chiamiamo fratelli e quelli che noi chiamiamo cugini, e questo motivo è che dal punto di vista della mentalità clanica la famiglia non è altro che un nucleo famigliare base allargato... Gesù in quel passo dunque ha in mente i suoi cugini, ma i suoi cugini nella sua percezione semitica sono suoi fratelli, ed è questo il motivo per cui la frase sta in piedi. Il rapporto di parentela non era concepito come lo intendiamo ora, i "cugini" non esistevano, non perché non ci fossero le persone che noi chimeremmo cugini, ma perché non erano cugini..."
"Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri" (Epitteto)
Col concetto cristiano della vita, l'amore non è una necessità e non si esercita su nulla; esso è una facoltà essenziale dell'anima umana. L'uomo ama, non perché ha interesse di amare questo o quello, ma perché l'amore è l'essenza dell'anima sua, perché egli non può non amare.
La dottrina cristiana insegna all'uomo che l'essenza dell'anima sua è l'amore, che la sua felicità non è di amare la tale o la tal altra entità, ma bensì il principio di tutto, Dio, ch'egli ha coscienza di contenere in sé. Ecco perché egli amerà tutti e tutto.
(Tolstoj)