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L' Eucaristia per il credente e per il non credente

Ultimo Aggiornamento: 20/09/2010 23:17
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18/09/2010 18:00
 
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La concezione primitiva alla base della dottrina: mangiare qualcuno per acquistarne le sue virtù

EucaristiaUn uomo mangia il corpo di un altro uomo
Sul significato dell’ ingestione di carne umana a scopo non puramente nutrizionale, negli ultimi due secoli hanno scritto fiumi di parole illustri antropologi, etnologi, psicologi. Noi, nella prospettiva del “comune utente biblico” chiamato a credere nel dogma della “presenza reale” del Cristo sotto le “specie” del pane e del vino e nei suoi corollari, vogliamo sottolineare innanzitutto la fondamentale primitività della concezione che sta alla base della dottrina eucaristica (o quanto meno, come si vedrà poi, di una delle due concezioni in essa reperibili): si mangia qualcuno per acquistare – almeno in parte - le sue virtù.


Analogamente, nella notte dei tempi (e in qualche regione del globo ancora in epoca assai recente) si usava mangiare il cuore del nemico vinto (ma ammirato) per acquistare il suo coraggio, o i suoi genitali per acquisirne la virilità. In particolare, nella storia delle religioni non mancano esempi di teofagia, in cui chi viene mangiato è un dio.

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La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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20/09/2010 20:35
 
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La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
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Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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20/09/2010 23:17
 
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S. Paolo, come abbiamo già detto, non faceva parte del collegio apostolico, però era stato istruito direttamente dal Signore, per ben tre anni, nel deserto dell'Arabia (cfr. Gal 1,12-17) e non fece altro che trasmettere quello che aveva imparato da Lui.«Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito (il giovedì santo) prese del pane v.24 e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è per voi, fate questo in me­moria di me» (ha ordinato di fare un'azione; ab­biamo visto la stessa espressione in S. Luca).v.25 «Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».Le virgole, che troviamo nell'ultima parte del v.25, confermano le due azioni distinte del "fare" e del richiamare la memoria del giovedì-venerdì santo.I protestanti, ripetiamo, mettono in risalto solo "in memoria di me", a causa di una cattiva interpretazione dei passi biblici; i Testimoni di Geova addirittura accennano ad un ricordo del venerdì santo e basta. C'è da chiedersi: possibile che siamo solo noi a capire la verità? Si può rispondere con un esempio: vive a Taizé in Francia un gruppo di protestanti luterani che, con la meditazione e con la riflessione, hanno scoperto che la Messa, il sacerdozio, il culto alla Madonna, la vita di convento, i voti sono validi e non aspettano altro che anche i loro fratelli di fede riconoscano tutto ciò. Questa è la prova evidente che se uno rientra in se stesso e legge con attenzione la Sacra Scrittura scopre inevita­bilmente la verità.Ritorniamo alla 1Corinzi cap. 11:v.26 «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga».È l'espressione che noi usiamo dopo la consacrazione: "Annunziamo la tua morte, o Signo­re, proclamiamo la tua risurrezione". Il sacerdote, quando alza l'Ostia e il Calice consacrati, pre­senta la crocifissione e la morte di Gesù.La vecchia traduzione della Bibbia diceva: "Ogni volta celebrate la morte del Signore...", qui invece è detto: "Ogni volta annunziate...", ossia rendete presente la morte del Signore, quindi non è solo un ricordo!Gli altri passi, dal v.27-29, spiegano come ci si debba preparare alla S. Comunione e cosa sia la Santa Messa.v.27 «Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore».Qui non ci sono dubbi: è il vero Corpo e il vero Sangue del Signore, non è solo memoria di un episodio di ieri, ma è un fatto riportato, vis­suto, celebrato oggi.Quindi abbiamo visto che è giusto osservare il digiuno per il rispetto del corpo, ma anche che è vitale accostarci in modo degno, ossia in grazia di Dio, altrimenti siamo rei, non di un pane e di un calice benedetti, ma del Corpo e del Sangue del Signore.v.28 «Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo cali­ce, v.29 perché chi mangia e beve senza rico­noscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna».E chiaro che l'espressione "esamini se stesso" significa confessarsi, essere in grazia di Dio; per questo non si può andare con tanta leggerezza alla Comunione, pensando: "Tanto ... Dio è mise­ricordioso!".In questi ultimi due versetti ci sono tre verbi molto importanti: essere degni, esaminarsi, ri­conoscere.I primi due li abbiamo già considerati, del terzo diciamo innanzi tutto che è il più impor­tante.Nel verbo "riconoscere" non c'è solo il signi­ficato di conoscere, di sapere, ma c'è anche quello di pensare a Gesù, di fissarLo. La cono­scenza può risalire ad un tempo molto remoto, ma il riconoscere è un qualcosa di immediato, di attuale, quindi non è più memoria, ma è ripresentazione della morte e del "sacrificio di Gesù."v.30 «È per questo...», cioè perché non tutti riconoscono, «..che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti ». Molti vanno alla Comunione da ammalati e molti da morti, cioè pieni di peccati; questi sono sacrilegi e su di essi non si può scherzare. La verità è che bisogna essere degni, esaminarsi e riconoscere, altrimenti riceveremo immediata­mente la condanna, perché, come abbiamo già detto, rei del Corpo e del Sangue del Signore.v.31 «Se però ci esaminassimo attentamente da noi stessi, non saremmo giudicati...».È per questo che prima ha detto al v.27 "Per­ciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore-, al v.28 "Ciascuno esa­mini se stesso e poi mangi..." e al v.29 "chi man­gia e beve senza riconoscere il corpo del Signo­re, mangia e beve la propria condanna".Questo, però, non deve allontanarci dalla Co­munione; dobbiamo tener presente il passo di S. Luca cap. 22,15: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione" e non spaventarci; occorre solo un po' di serietà e di fede.v.32 «...quando poi siamo giudicati dal Si­gnore, veniamo ammoniti per non essere con­dannati insieme con questo mondo».Il Signore non vuole condannarci, ma scuo­terci per correggerci. Se noi ci esaminassimo, capiremmo di più quello che il Signore desidera da noi e senza dubbio agiremmo meglio.Richiamiamo, qui, le condizioni per far bene la Comunione: essere in grazia di Dio, sapere e pensare chi si va a ricevere, osservare il di­giuno.A questo proposito è giusto ricordare che la Chiesa prescrive un'ora di digiuno, ma per gli ammalati, gli anziani e per chi li assiste pratica­mente non c'è limite; anche se hanno mangiato da poco, possono fare la Comunione.Prendiamo, ora, un passo della Bibbia, dove viene riportato che anche i primi cristiani cele­bravano la S. Messa di domenica.Atti degli Apostoli cap.20v.7 «Il primo giorno della settimana ci era­vamo riuniti a spezzare il pane e Paolo conver­sava con loro... ».Non si tratta della Messa che veniva celebrata nelle case tutti i giorni, qui si parla della Messa domenicale; si comincia già a distinguere quella della domenica, più solenne, da quella giornalie­ra. Al v.6 leggiamo infatti: "Noi invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo a cinque giorni a Troade dove ci trattenemmo una settimana "; quindi si trattennero fino alla domenica, per fare insieme la celebrazione solenne. La domenica, allora, veniva celebrata la Messa con la partecipazione di molta gente e con la presenza di qualcuno più qualificato; dal racconto che ci fa Paolo, sappia­mo che in una di quelle occasioni un ragazzo cadde dal terzo piano e morì; Paolo scese e lo risuscitò.v.11 «Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì».C'è un altro particolare che conferma la so­lennità della celebrazione del primo giorno della settimana:1 Cor 16,1 «Quanto poi alla colletta in favo­re dei fratelli, fate anche voi come ho ordinato alle Chiese della Galazia. v.2 Ogni primo gior­no della settimana (cioè la domenica) ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di rispar­miare, perché non si facciano le collette pro­prio quando verrò io».Qui si parla di un'azione congiunta con la ce­lebrazione della Messa domenicale: si faceva la colletta di quello che ognuno aveva portato in favore dei bisognosi, in modo che oltre alla co­munione tra di loro, ci fosse anche la condivisione.C'è un altro passo nella Sacra Scrittura che parla della Messa:At 13,1 «C'erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirene, Manaen, compagno di infanzia di Erode tetrarca, e Saulo. v.2 Mentre essi stavano cele­brando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho chiamati. v.3 Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono».In questi versetti si fa cenno alla prima con­sacrazione episcopale: Paolo e Barnaba vengono consacrati vescovi e la cerimonia viene svolta durante la Messa.Prima di concludere la trattazione è giusto far cenno ad una condizione indispensabile, affinché la celebrazione eucaristica sia vissuta pienamen­te.Sappiamo dal Vangelo di Luca che i discepoli di Emmaus lasciarono il cenacolo, perché erano sfiduciati; Gesù li raggiunse lungo la strada e spiegò loro le Scritture che si riferivano a Lui:Lc 24,28 «Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. v.29 Ma essi insistettero: Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino. Egli entrò per rimanere con loro. v.30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro (questa è la seconda volta che Gesù cele­bra). v.31 Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. v.32 Ed essi si dissero l'un l'altro: Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?».In questi versetti è chiarita la condizione es­senziale affinché l'Eucarestia diventi viva ed ef­ficace: prima del banchetto eucaristico dev'esse­re gustata la Parola di Dio.La spiegazione della Sacra Scrittura riscalda il cuore... "non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino quando ci spiegava le Scritture?".La Parola di Dio illumina, per cui chi su di Essa si è preparato, nel momento della Comu­nione può riconoscere veramente il Signore, gli si "aprono gli occhi", può incontrarsi con Lui e vivere in modo completo la Santa Messa.

Tratto dall'apologetica



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Discendiamo all'inferno fin che siamo vivi (cioè riflettendo su questa terribile realtà) - diceva Sant'Agostino - per non precipitarvi dopo la morte".
nell'aldilà

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