La concezione primitiva alla base della dottrina: mangiare qualcuno per acquistarne le sue virtù
Un uomo mangia il corpo di un altro uomo
Sul significato dell’ ingestione di carne umana a scopo non puramente nutrizionale, negli ultimi due secoli hanno scritto fiumi di parole illustri antropologi, etnologi, psicologi. Noi, nella prospettiva del “comune utente biblico” chiamato a credere nel dogma della “presenza reale” del Cristo sotto le “specie” del pane e del vino e nei suoi corollari, vogliamo sottolineare innanzitutto la fondamentale primitività della concezione che sta alla base della dottrina eucaristica (o quanto meno, come si vedrà poi, di una delle due concezioni in essa reperibili): si mangia qualcuno per acquistare – almeno in parte - le sue virtù.
Analogamente, nella notte dei tempi (e in qualche regione del globo ancora in epoca assai recente) si usava mangiare il cuore del nemico vinto (ma ammirato) per acquistare il suo coraggio, o i suoi genitali per acquisirne la virilità. In particolare, nella storia delle religioni non mancano esempi di teofagia, in cui chi viene mangiato è un dio.
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Il sonno della ragione genera mostri (Goya)