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Monicelli l'addio di un grande uomo

Ultimo Aggiornamento: 01/12/2010 20:39
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01/12/2010 14:29
 
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Interessante questo articolo, si mostra come anche nella morte Monicelli ci insegni qualcosa...che parlamento di incredibili buffoni.


www.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/2010/12/01/news/funerali_monicelli-...



"il punto essenziale non è se una teoria piaccia o non piaccia, ma se fornisca previsioni in accordo con gli esperimenti. Dal punto di vista del buon senso l'elettrodinamica quantistica descrive una Natura assurda. Tuttavia è in perfetto accordo con i dati sperimentali. Mi auguro quindi che riusciate ad accettare la Natura per quello che è: assurda. (da QED. La strana teoria della luce e della materia, traduzione di F. Nicodemi, Adelphi, 1989)
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01/12/2010 14:35
 
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Monicelli se ne è andato da ateo. Così come ha vissuto.




La cattiva notizia è che Dio non esiste. Quella buona è che non ne hai bisogno.
Apocalisse Laica
Le religioni dividono. L'ateismo unisce


Il sonno della ragione genera mostri (Goya)


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01/12/2010 15:25
 
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Re:
kelly70, 01/12/2010 14.35:


Monicelli se ne è andato da ateo. Così come ha vissuto.




Ha avuto il coraggio di porre fine alle sofferenze, anche se purtroppo in un modo eclatante e cruento.
Sia d'esempio a tutti coloro che percepiscono la vita come un "dono" e non piuttosto come una condizione a cui l'uomo può sempre affiancare una propria consapevole scelta.





01/12/2010 15:47
 
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Si parla del gesto di Monicelli come un gesto di grande solitudine e mi chiedo se questo potesse essere legato
alla sua scelta religiosa, in quanto un religioso autentico si senta meno solo, potendo contare su una presenza, pur invisibile, ma vicino spiritualmente, di un dio!??
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01/12/2010 15:54
 
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Re:
santapazienzauno, 01/12/2010 15.47:


Si parla del gesto di Monicelli come un gesto di grande solitudine e mi chiedo se questo potesse essere legato
alla sua scelta religiosa, in quanto un religioso autentico si senta meno solo, potendo contare su una presenza, pur invisibile, ma vicino spiritualmente, di un dio!??



L'uomo quando muore -sempre! - è solo con la propria esistenza.
Come nella nascita.
Gli unici atti umani a cui non devi rendere conto a nessuno.
Tanto meno ad un ipotetico dio che non si cura minimamente della vita.





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01/12/2010 17:27
 
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Eccoli lì, tutti i "benpensanti" pronti a dire come e perchè lui avrebbe scelto di morire. [SM=x789073]
"Si è suicidato per solitudine e non per laicità!"
Io mi chiedo... ma che cacchio ne sanno loro???
Ma dico io... un uomo a 95 anni con un tumore allo stadio finale, ma che speranze doveva avere?
Ha fatto l'unica cosa che poteva fare, invece di morire consumato dalla malattia.
Ma naturalmente la sua è stata una scelta coraggiosa, mica tutti sarebbero capaci di un gesto simile, io per prima... ma mi fa rabbia vedere persone che pensano alla sofferenza dei parenti e degli amici, piuttosto che a quella del diretto interessato.
Non è un inno al suicidio, ma francamente in un caso simile io non mi sento proprio di biasimarlo! [SM=p1420241]


Titti.



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01/12/2010 17:28
 
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Re: Re:
Babila il grande, 01/12/2010 15.54:


L'uomo quando muore -sempre! - è solo con la propria esistenza.
Come nella nascita.
Gli unici atti umani a cui non devi rendere conto a nessuno.
Tanto meno ad un ipotetico dio che non si cura minimamente della vita.


PAROLE SANTE!!!


Titti. [SM=x789057]




01/12/2010 18:58
 
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Re: Re:
Babila il grande, 01/12/2010 15.54:



L'uomo quando muore -sempre! - è solo con la propria esistenza.
Come nella nascita.
Gli unici atti umani a cui non devi rendere conto a nessuno.
Tanto meno ad un ipotetico dio che non si cura minimamente della vita.






Caro Babbila io chiedevo della solitudine, quella che Monicelli sentiva nel arco del tempo tra la nascita a fino quando si muore, e se un ateo come lui la sente di più di un religioso di fede autentica, che invece sente che qualcuno, quando tutti ti abbandonano, tra amici, parenti e tutto il resto del mondo che ti circonda, si prende cura della sua vita.
[SM=g27819]


[Modificato da santapazienzauno 01/12/2010 19:00]
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01/12/2010 19:29
 
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RE

L'ultima guerra di Mario Monicelli




di Andrea Scanzi, da lastampa.it, 30 novembre 2010



E' appena finito un giorno terribile. Una delle ultime coscienze critiche di questo paese se n'è andata. Per sua stessa mano.
Mario Monicelli si è ucciso. Diranno che non doveva. Si chiederanno come possa uccidersi un uomo di 95 anni. Scriveranno che il suicidio è peccato. Come se uno, anche da morto, debba beccarsi gli strali del bigottismo più palloso. Quello che ha sbertucciato per una vita intera. Diranno anche che un uomo di 95 anni non si piange. Che la morte fa parte della vita (sempre originali, i coccodrilli). E invece no. Questa è una morte che fa più male di quella di un bambino. Perché Monicelli era un bambino. E non era un bambino come gli altri.
E' vero, non faceva più grandi film. Poteva permetterselo: uno che gira La grande guerra, da sola, può anche smettere di pensare. E lui non aveva mai smesso. Non solo nei Soliti Ignoti.
Non so se l'avrebbe preso come complimento - non credo -, ma le sue cose migliori ultimamente erano le interviste. Neanche sei mesi fa, aveva raccontato in due minuti lo schifo dell'Italia contemporanea. Uno dei momenti più alti mai visti nel piccolo schermo. A Raiperunanotte, mentre in studio c'era un quasi cantante che si metteva i baffi finti e col suo inutile narcisismo faceva capire - per contrasto - quanta differenza passi tra gli Artisti di ieri e i Furbastri di oggi (sì, parlo di Morgan).
Riguardatevi quei due, tre minuti. Quelli in cui Monicelli parla di noi, degli italiani: è il nostro autoritratto. Quello che non ci piace guardare, perché siamo brutti e stupidi. Ignoranti e pavidi. E lui ce lo ricordava. Nei film, nelle interviste. In ogni cosa che diceva e pensava.
Era vivo, Monicelli. Anche troppo. Andava in tivù e amava dire che faceva ancora sesso. Che la morte non gli aveva mai fatto paura. Che Dio non l'aveva mai visto, quindi non c'era motivo di temerlo.
Era così vivo che ha deciso di scegliersela, la morte. Non meno di suo padre. Dall'alto, come Primo Levi. In controtempo, come Cesare Pavese. Uno schiaffo alla stasi italica, come Luigi Tenco.
Un'ultima inquadratura geniale, irriverente. Quasi come una commedia. Un lancio nel vuoto ad anticipare una trama scontata. A sporcare la retorica che non avrebbe sopportato. A dare inchiostro ai soliti bacchettoni. A riderne, chissà dove. Se esiste un Dove.
E' un anno implodente. Se ne vanno tutti. Quasi che il pensiero fosse da noi un bagaglio fuori luogo. Quasi che l'Italia non se li meritasse.
Mario Monicelli ha vissuto come ha voluto e così è morto. Senza rimpianti. Con la certezza che non c'era più niente da perdersi.
Senza lui farà ancora più freddo. Freddo dentro. Circondati da politicanti schifosi, italiani medi ampiamente al di sotto della deficienza. Tutti amici miei senza supercazzola. Tutte comparse immeritevoli di un Regista troppo arguto per scendere a patti con la banalità di un pensiero scomparso.
Ciao, Maestro. E grazie.


Ho postato questo scritto con grande partecipazione e condivisione. Un uomo come pochi non solo Maestro di cinema ma sopratutto Maestro di vita e di pensiero.
Anche la scelta di essere cremato denota l'ultima forma di rispetto verso chi rimane.UN GRANDE!!!!



omega [SM=g7372] [SM=g7372] [SM=g7372]




O=============O===========O

Se la vita ti sorride,ha una paresi.(Paco D'Alcatraz)

Il sonno della ragione genera mostri. (Goya)

Apocalisse Laica

Querdenker evangelico anticonvenzionale del 1° secolo. "Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam!" g.b.--In nece renascor integer ./Satis sunt mihi pauci,satis est unus,satis est nullus. Seneca-Ep.VII,11


Vivo fra lo Stato Sovrano della Fica e la Repubblica Popolare del Cazzo
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Re: RE
=omegabible=, 01/12/2010 19.29:


L'ultima guerra di Mario Monicelli




di Andrea Scanzi, da lastampa.it, 30 novembre 2010



E' appena finito un giorno terribile. Una delle ultime coscienze critiche di questo paese se n'è andata. Per sua stessa mano.
Mario Monicelli si è ucciso. Diranno che non doveva. Si chiederanno come possa uccidersi un uomo di 95 anni. Scriveranno che il suicidio è peccato. Come se uno, anche da morto, debba beccarsi gli strali del bigottismo più palloso. Quello che ha sbertucciato per una vita intera. Diranno anche che un uomo di 95 anni non si piange. Che la morte fa parte della vita (sempre originali, i coccodrilli). E invece no. Questa è una morte che fa più male di quella di un bambino. Perché Monicelli era un bambino. E non era un bambino come gli altri.
E' vero, non faceva più grandi film. Poteva permetterselo: uno che gira La grande guerra, da sola, può anche smettere di pensare. E lui non aveva mai smesso. Non solo nei Soliti Ignoti.
Non so se l'avrebbe preso come complimento - non credo -, ma le sue cose migliori ultimamente erano le interviste. Neanche sei mesi fa, aveva raccontato in due minuti lo schifo dell'Italia contemporanea. Uno dei momenti più alti mai visti nel piccolo schermo. A Raiperunanotte, mentre in studio c'era un quasi cantante che si metteva i baffi finti e col suo inutile narcisismo faceva capire - per contrasto - quanta differenza passi tra gli Artisti di ieri e i Furbastri di oggi (sì, parlo di Morgan).
Riguardatevi quei due, tre minuti. Quelli in cui Monicelli parla di noi, degli italiani: è il nostro autoritratto. Quello che non ci piace guardare, perché siamo brutti e stupidi. Ignoranti e pavidi. E lui ce lo ricordava. Nei film, nelle interviste. In ogni cosa che diceva e pensava.
Era vivo, Monicelli. Anche troppo. Andava in tivù e amava dire che faceva ancora sesso. Che la morte non gli aveva mai fatto paura. Che Dio non l'aveva mai visto, quindi non c'era motivo di temerlo.
Era così vivo che ha deciso di scegliersela, la morte. Non meno di suo padre. Dall'alto, come Primo Levi. In controtempo, come Cesare Pavese. Uno schiaffo alla stasi italica, come Luigi Tenco.
Un'ultima inquadratura geniale, irriverente. Quasi come una commedia. Un lancio nel vuoto ad anticipare una trama scontata. A sporcare la retorica che non avrebbe sopportato. A dare inchiostro ai soliti bacchettoni. A riderne, chissà dove. Se esiste un Dove.
E' un anno implodente. Se ne vanno tutti. Quasi che il pensiero fosse da noi un bagaglio fuori luogo. Quasi che l'Italia non se li meritasse.
Mario Monicelli ha vissuto come ha voluto e così è morto. Senza rimpianti. Con la certezza che non c'era più niente da perdersi.
Senza lui farà ancora più freddo. Freddo dentro. Circondati da politicanti schifosi, italiani medi ampiamente al di sotto della deficienza. Tutti amici miei senza supercazzola. Tutte comparse immeritevoli di un Regista troppo arguto per scendere a patti con la banalità di un pensiero scomparso.
Ciao, Maestro. E grazie.


Ho postato questo scritto con grande partecipazione e condivisione. Un uomo come pochi non solo Maestro di cinema ma sopratutto Maestro di vita e di pensiero.
Anche la scelta di essere cremato denota l'ultima forma di rispetto verso chi rimane.UN GRANDE!!!!



omega [SM=g7372] [SM=g7372] [SM=g7372]




Grazie Norberto !



"il punto essenziale non è se una teoria piaccia o non piaccia, ma se fornisca previsioni in accordo con gli esperimenti. Dal punto di vista del buon senso l'elettrodinamica quantistica descrive una Natura assurda. Tuttavia è in perfetto accordo con i dati sperimentali. Mi auguro quindi che riusciate ad accettare la Natura per quello che è: assurda. (da QED. La strana teoria della luce e della materia, traduzione di F. Nicodemi, Adelphi, 1989)
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