The Arcore's night

Quando Lui, crocefisso da tre donne, morirà e la verità finalmente prenderà forma non assurgerà in cielo ma si siederà sulla sponda del fiume e guarderà l' Italia comunista rotolare ormai distrutta lungo la corrente del grande fiume della globalizzazione. Decine di migliaia di dipendenti ormai senza lavoro frugheranno fra i rifiuti in cerca di cibo. Migliaia di mutui non verranno onorati e le banche pignoreranno le case. Le donne si prostituiranno per pochi euro. I furti nei supermercati aumenteranno a dismisura. Le fabbriche ad una ad una chiuderranno e andranno a produrre in Romania. Dopo qualche anno milioni di italiani diseredati e famelici emigreranno in Romania e Albania a implorare lavoro e si piazzeranno ai semafori a chiedere l'elemosina. Tegame Roy, la Querula Nullità, il Piadina, Cocò il publiese... si chiederanno come mai tutto ciò possa essere successo.

Poi man mano la popolazione stracciona e affamata rivolgerà lo sguardo implorante verso un punto preciso della Lombardia. Un luogo un tempo tanto odiato. Un luogo dal nome prima sinistro che man mano si trasformerà nel più ambito. Più ambito dello stesso paradiso dei credenti. Ed ecco che le genti in ginocchio e con le mani giunte si avvieranno verso quel luogo in un mesto pellegrinaggio. Il Suo nome pian piano verrà prima mormorato, poi man mano gridato a gran voce. Quel lugo è una villa faraonica ad Arcore, novella Gerusalemme. Quel nome è Sua Divinità il Cavalier Dottor Silvio Berlusconi.

Lui apparirà col suo stupendo sorriso amabile e paterno e le madri spingeranno verso di lui le figlie giovinette avvenenti (non vergini, perché ormai di vergini oltre i 16 anni...). Lui le acccoglierà affettuosamente e darà loro un posto di lavoro dignitoso e alle loro madri un abbraccio di perdono. Ai loro padri la dignità di una posizione onorevole.

Ma poi guarderà laggiù in fondo alla folla e li chiamerà a se... figliol prodighi... loro, i dirigenti del PD che tanto male hanno fatto a lui e al Paese. Li vorrà vicini e li perdonerà e loro, con gli occhi umidi di pianto e il cuore pieno di rimorso di inginocchieranno per ricevere una paterna carezza.

Lontano da occhi indiscreti, toghe rosse arderanno in fuochi acesi qua e la.

Fra ali di folla Lui, Silvio i Grande, ritornerà a Roma, e salirà lassù al Colle, dove un anziano usciere col capo pelato chino in segno di rispetto pronuncerà: Benvenuto Padrone dell' Italia.