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"Ateismo trionfa in Rete"

Ultimo Aggiornamento: 01/04/2011 14:36
01/04/2011 12:51
 
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Ateismo, il pensiero non religioso trionfa in Rete


I blogger ci spiegano in che modo il razionalismo scientifico, ignorato dai media, rivela meraviglie e misteri.


Quello dell’ateismo è tuttora un argomento spinoso in Italia. Nonostante una lunghissima tradizione culturale, letteraria e politica (e a differenza di quanto avviene all’estero), qui da noi l’ateismo viene raramente discusso dai media e dirsi atei è spesso visto come un’eccentricità o, più in generale, come un’eccezione.
Non c’é da meravigliarsi, considerando la presenza millenaria della Chiesa sul territorio italiano, con tutti i pregi e i difetti di un Paese conservatore. Anche per questo é solo dall’arrivo della Rete che qui da noi esiste un luogo in cui si possa diffondere liberamente l’argomento ateismo, sia attraverso organizzazioni preesistenti (come la celebre UAAR, Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti, molto attiva nel Web) che attraverso numerosissime persone comuni che vivono tranquillamente senza la necessità di una religione.
Sono molti i blogger atei, fra i quali si contano anche numerose facce conosciute, ma é un fatto che trapela solo di tanto in tanto con la stessa nonchalance di chi durante una conversazione fa accenno alla provenienza geografica, alle preferenze culinarie, al colore dei propri capelli. E’ spesso solo dopo eventi specifici giunti all’attenzione dei media che il discorso dell’ateismo viene a galla, spesso difeso con intelligenza e senza estremismi. E’ il caso ad esempio di Alessandro del blog MinimAL, il quale a dicembre 2009 reagiva a dichiarazioni riportate dalla stampa:
Mi sfugge come sia sfuggito il 10 dicembre scorso il lungo intervento di Vito Mancuso su Repubblica. Scritto a ridosso di un convegno internazionale promosso dal Progetto Culturale della Cei con il patrocinio del Comune di Roma, ripassa la lezione del difficile rapporto che la Chiesa ha con il progresso.
Tra le premesse della lunga prolusione, il compagno di libri di Augias scrive:
“La sfida della postmodernità alla fede in Dio non è più l’ateismo materialista. Tale era l’impresa della modernità, caratterizzata dal porre l’assoluto nello stato-partito o nel positivismo scientista, ma questi ideali sono crollati e oggi gli uomini sono sempre più lontani dall’ateismo teoreticamente impegnato. Gli odierni alfieri dell’ateismo vogliono distruggere la religione proprio mentre si connota il presente come “rivincita di Dio”, anzi la vogliono distruggere proprio perché ne percepiscono il ritorno, ma i loro stessi libri anti-religiosi, trattando a piene mani di religione, finiscono per alimentare la rivincita di Dio.”
Non immaginavo si potessero scrivere tante sciocchezze in così poche righe, credetemi.
Il blogger prosegue poi con un elenco di ragionamenti preciso e diretto, che invitiamo a leggere per intero, ma di cui riportiamo alcuni passaggi salienti:
confondere l’ateismo materialista tipico del sovietismo con le ragioni di chi non crede in dio, è un’operazione furba e maliziosa, che relega le antiche motivazioni degli atei solo dentro al ristretto fulcro della dittatura stalinista
confondere la modernità con l’afflato negativo del sovietismo materialista è un’altra scorrettezza dialettica e storica. Ateismo e stalinismo e modernità si saranno pure incontrati, ma ridurre tutti e tre nella stessa stanza, in spazi storici limitati e limitanti, è addirittura ipocrita
“Gli odierni alfieri dell’ateismo” NON vogliono “distruggere la religione”, caro il nostro Mancuso. La religione è cosa nobile e rispettabile: il cattolicesimo, invece, è un’ipocrisia che di religioso ha ben poco, anzi (e di popoli ne ha distrutti, haivoglia)
e comunque l’ateo non vuole neanche “distruggere” il cattolicesimo. Riportiamo l’Italia ai tempi sociali di Federico II, e Mancuso vedrà come sia possibile una civile convivenza tra le varie religioni, e anche con atei, sufisti e agnostici. L’ateismo è una scelta privata come privata dovrebbe essere la scelta religiosa. Solo che i religiosi s’impongono al mondo; gli atei non fanno nient’altro che difendere i propri spazi (peraltro in ordine sparso e senza fare i furbetti con l’otto per mille dei cittadini)
Non è dissimile la reazione di Segnale Orario di fronte alle polemiche che sono seguite ad una recente intervista al celebre oncologo (ed ex-ministro della Sanità) Umberto Veronesi:
La professione di ateismo in chiave prettamente scientifica di Umberto Veronesi («La religione non fa ragionare») ha scatenato, com’era prevedibile, l’indignazione dei cattolici. E ogni volta io non capisco. Strano, no? Loro, i credenti, hanno la fortuna di avere il passaporto per la vita eterna (che si può volere di più?) eppure non sono mai contenti. Potrebbero, beati loro che hanno la fede, essere magari un pochino più tolleranti e guardare noialtri miscredenti, persi e scoglionati come siamo, almeno con un po’ di umana pietà e un pizzico di comprensione per il nostro destino infame. (…)
Già siamo condannati e l’inferno, state tranquilli, non ce lo toglie nessuno, perché accanirsi contro chi è meno fortunato, perché infierire nei confronti di chi vive solo di sogni e speranze molto più terra terra? O dovrei forse interpretare tutto ciò come una rabbiosa e indispettita coda di paglia? (…)
Io sono ateo ma rispetto profondamente chi crede nell’esistenza di un essere superiore (sempre a condizione però che non venga identificato in una specifica religione perché al quel punto ovviamente perde ai miei occhi di qualsiasi credibilità). Lo rispetto perché tutti abbiamo paura della morte e cerchiamo disperatamente di esorcizzarla in qualche maniera. E pretenderei umilmente che il rispetto fosse civilmente ricambiato, soprattutto da chi è – oggettivamente – più fortunato di me.
Meno recente, ma ben argomentata, la reazione di Cadavrexquis a una notizia di quasi un anno fa che merita ancora di essere segnalata:
L’associazione Pro-Reli aveva voluto un referendum perché l’ora di religione fosse di nuovo introdotta nelle scuole della capitale tedesca. Attualmente esiste un’ora obbligatoria di Etica, senza riferimento specifico ad alcuna religione. Ebbene, i berlinesi hanno scelto di mantenere lo status quo: in gran parte non sono andati a votare, ma quei pochi che ci sono andati – il ventinove per cento degli aventi diritto, sufficienti comunque a non invalidare il referendum – hanno scelto in maggioranza di non reintrodurre le lezioni di religione. (…)
Saggiamente Klaus Wowereit, il sindaco socialdemocratrico di Berlino, ha commentato che è “scandaloso parlare di libertà per difendere l’ora di religione”. Sul Corriere della Sera di oggi c’è poi un’intervista al cardinale Walter Kasper (“presidente del pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani”) che commenta sconsolato, mettendo le mani avanti: “Berlino rappresenta un caso straordinario, non è la Germania. E certo non è la Germania del Sud, la mia Svevia, la Baviera…”. E per fortuna, mi viene da dire: io ho sempre preferito la Prussia e la Germania settentrionale a quella meridionale, del resto. Ma per questa gente qui lo stato ideale è quello che si lascia più docilmente ingravidare dai dogmi della religione dominante di turno. Il cardinale aggiunge poi, parlando di Berlino: “Ma Berlino, in particolare, è una città profana e secolarizzata. [...] E’ la capitale dell’ateismo!”. Quello che lui dice con tono indignato e scandalizzato è invece, secondo me, una coccarda di distinzione che me la rende ancora più cara.
Non sempre è un avvenimento specifico a far parlare di ateismo. Il noto musicista e blogger Sergio Messina, meglio noto come Radiogladio, rifletteva qualche giorno fa sulla definizione stessa:
Il problema: chiamare gli atei Atei non solo è un po’ sgradevole (ateo vuol dire senza Dio, e verrebbe da chiedersi: “Senza chi?”) ma suggerisce l’idea che a noi atei manchi qualcosa.
La soluzione: siccome invece secondo Dawkins è ai religiosi che manca qualcosa (tipo anche la tolleranza, l’accettazione dei voleri altrui, il rispetto per le idee diverse dalle loro), lui propone di chiamare Bright, cioè brillanti, gli atei. Forse brillanti è un po’ troppo. Io proporrei di chiamarci Svegli, e usare il contrario di svegli per quegli altri là.
Il riferimento di cui sopra è a Richard Dawkins: scienziato, divulgatore, figura di spicco della comunità scientifica internazionale. Un personaggio molto stimato sia per le sue pubblicazioni scientifiche che (un po’ come il nostro apprezzatissimo Piergiorgio Odifreddi) per la sua costante difesa della teoria darwiniana in un mondo che tende sempre più spesso ad abbracciare la teoria teocentrica del disegno intelligente. I libri di Dawkins sono precisi e dettagliati ma allo stesso tempo molto leggibili e di facile comprensione anche per chi non è particolarmente ferrato nelle scienze, tutte qualità che li rendono apprezzati a numerosi blogger. Uno di questi é Matteo Bordone di Freddy Nietzsche, che commenta così uno dei libri più celebri dell’etologo:
Dawkins oggi è diventato famoso, insieme al gigantesco Christopher Hitchens, come divulgatore di ateismo e razionalismo: il suo libro The God Delusion, del 2006, ha fatto decisamente discutere (quelli che credono in dio, ovviamente, non chi ha senso della realtà). Il Gene Egoista spiega l’evoluzione a partire dal gene, e teorizza che il nostro codice genetico sia un’esercito di pezzettini singoli e separati, unitisi tra loro solo per proteggersi meglio dall’ambiente esterno e riuscire a replicarsi meglio. Detta così è un po’ brutale, ma insomma. Il libro si oppone all’idea aristotelica e cristiana di individuo, e dimostra come in realtà noi siamo piuttosto una sintesi, un pool, una squadra di elementi eterogenei senza uno scopo diverso dalla sopravvivenza e dalla propagazione della ballotta. Il Gene Egoista è facile e affascinante: lo consiglio a tutti.
Una visione del mondo che nonostante l’impostazione puramente scientifica riesce ad avere un senso di meraviglia costante nei confronti dei misteri dell’esistenza. Lo sottolinea la citazione che Arcolabeno estrae dal video di una conferenza dello stesso Dawkins:
Richard Dawkins è quel tipo di scienziato e divulgatore capace di stimolare dei punti di vista alternativi sulla natura, l’Universo e il nostro posto nel mondo. Pur essendo un ateo militante ed il principale sostenitore e difensore dell’interpretazione più gene-centrica e meccanicista dell’evoluzionismo darwiniano, in lui si intuisce una meraviglia per tutto ciò che è possibile apprendere dall’osservazione scientifica dei fenomeni naturali che ha, secondo me, qualcosa di profondamente spirituale. (…)
“Se l’universo è più bizzarro di quanto possiamo supporre, è solo perché siamo stati naturalmente selezionati per supporre solo ciò di cui avevamo bisogno di supporre per sopravvivere in Africa nel Pleistocene? Oppure i nostri cervelli sono così versatili ed espandibili da far sì che noi possiamo addestrarci ad evadere dalla scatola della nostra evoluzione? Oppure, per concludere, è possibile che ci siano nell’universo cose così bizzarre che nessuna filosofia di alcun essere, per quanto divino, possa arrivare a sognare?“
Si tratta quindi della risposta a quella che è una delle più pungenti obiezioni all’ateismo poste dai credenti, ovvero: lasciando da parte il dibattito filosofico e teologico, come si può vivere senza il messaggio di speranza delle religioni, seguendo soltanto il pensiero (nichilista, secondo alcuni) scientifico? All’interrogativo risponde anche il video proposto da Gianluigi Filippelli di Science Backstage, dopo aver citato una classica frase dell’indimenticato premio nobel per la fisica e maestro di vita Richard Feynman:
Ricordate la video-intervista di Feynman alla BBC? In quel caso il geniale fisico teorico raccontò cosa vedeva in un fiore, soprattutto cosa vedeva di diverso (o in più) rispetto ad un suo amico artista, che anzi cercava di convincerlo quanto fosse limitata la sua visione della realtà.
Eppure la scienza è la poesia della realtà, è quanto afferma Richard Dawkins, etologo ed evoluzionista, ed è anche il filo conduttore del bellissimo video The Poetry of Reality dove vengono montate le affermazioni sulla scienza di una serie di scienziati, tra cui, oltre ai già citati Feynman e Dawkisn, non possiamo non ricordare Sagan e Hawking.
L’ultima parola la lasciamo a Samuele di B-log(0), che senza polemiche e con semplicità ci riporta una citazione autorevole per commentare a modo suo, con ironia e fra le righe, quelli che sono fra i più grandi problemi dei nostri tempi:
Passiamo agli agnostici pemanenti, cioè quelle persone che, una volta accertata l’impossibilità di avere certezze sull’esistenza o inesistenza di Dio, ritengono giusto astenersi completamente dal giudizio e non discuterne nemmeno. Secondo me è pura follia, e per farmi capire meglio cito il famoso paradosso della teiera celeste di Bertrand Russel :
“Se io sostenessi che tra la Terra e Marte c’è una minuscola teiera di porcellana in orbita attorno al Sole, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi. Ma se io dicessi che – dato che questa mia asserzione non può essere confutata – dubitarne sarebbe un’intollerabile presunzione da parte della ragione umana, ovviamente si penserebbe che sto dicendo fesserie. D’altra parte se l’esistenza di una tale teiera venisse affermata in libri antichi, insegnata ogni domenica come la sacra verità ed instillata nelle menti dei bambini a scuola, l’esitazione nel credere alla sua esistenza diverrebbe un segno di eccentricità e porterebbe il dubbioso all’attenzione dello psichiatra in un’età illuminata o dell’Inquisitore in un tempo antecedente.”
Essere agnostici e disinteressarsi della teiera perchè “non si può dimostrarne l’inesistenza” è ridicolo e sbagliato, soprattutto quando i sostenitori della teiera lapidano i non credenti nella teiera, o quando costoro si dividono e si fanno guerre in base al colore della teiera a cui credono oppure si uniscono e fanno lobby per decidere le leggi dello stato a favore del tè in teiera invece che quello in bottiglia.
Non so se mi sono spiegato.

magazine.liquida.it/2010/04/14/ateismo-il-pensiero-non-religioso-trionfa-...

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01/04/2011 14:36
 
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Re:
santapazienzauno, 01/04/2011 12.51:



Non è dissimile la reazione di Segnale Orario di fronte alle polemiche che sono seguite ad una recente intervista al celebre oncologo (ed ex-ministro della Sanità) Umberto Veronesi:
La professione di ateismo in chiave prettamente scientifica di Umberto Veronesi («La religione non fa ragionare») ha scatenato, com’era prevedibile, l’indignazione dei cattolici. E ogni volta io non capisco. Strano, no? Loro, i credenti, hanno la fortuna di avere il passaporto per la vita eterna (che si può volere di più?) eppure non sono mai contenti. Potrebbero, beati loro che hanno la fede, essere magari un pochino più tolleranti e guardare noialtri miscredenti, persi e scoglionati come siamo, almeno con un po’ di umana pietà e un pizzico di comprensione per il nostro destino infame. (…)
Già siamo condannati e l’inferno, state tranquilli, non ce lo toglie nessuno, perché accanirsi contro chi è meno fortunato, perché infierire nei confronti di chi vive solo di sogni e speranze molto più terra terra? O dovrei forse interpretare tutto ciò come una rabbiosa e indispettita coda di paglia? (…)




Bell'articolo. Questa è la parte migliore.






I litsfiga fanno cagare [SM=x2706467]
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Le mosche non riposano mai perchè la merda è davvero tanta!
Poi FATTI I CAZZI TUOI
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