"Il papa va difeso",i vescovi alla riscossa

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snaplinx
00domenica 29 marzo 2009 06:36
Iaia Vantaggiato
"Il papa va difeso",
i vescovi alla riscossa

 La conferenza episcopale italiana fa quadrato intorno al papa e attraverso le parole del suo presidente dichiara guerra al mondo. "Di certo si è prolungato oltre ogni buon senso - ha dichiarato ieri il cardinal Angelo Bagnasco nel discorso di apertura del Consiglio permanente della Cei - un pesante lavoro di critica, dall'Italia e soprattutto dall'estero, nei riguardi nel nostro amatissimo Papa”. Un papa irriso e fatto oggetto di volgarità. Un papa intorno al quale non hanno però esitato a stringersi, ieri, tutti i vescovi italiani in barba ai commenti che danno Joseph Ratzinger isolato nella curia e carente – quanto ad autorevolezza - all'interno dello stesso Vaticano. Diviso quest'ultimo, come è ormai evidente, tra conciliaristi e anticonciliaristi. Tre gli argomenti affrontati da Angelo Bagnasco. Argomenti che, negli ultimi giorni, avrebbero costretto le gerarchie cattoliche (aggiungeremmo noi, "loro malgrado") a respingere "attacchi, richiami e polemiche pretestuose". Nell'ordine. Il caso Williamson, la vicenda Englaro e le critiche vaticane all'uso del condom in Africa. Cominciamo da Richard Williamson, il vescovo negazionista della Shoà cui Benedetto XVI ha revocato pochi mesi fa la scomunica. Una vicenda, commenta Bagnasco, sulla quale si sono moltiplicate incomprensioni e "non detti" e per chiarire la quale basterebbe leggere attentamente la lettera indirizzata dal pontefice a tutti i vescovi del mondo; missiva nella quale si ammette pubblicamente una lunga serie di errori, primo fra tutti la riabilitazione del presule lefebrviano. Un testo, sostiene Bagnasco, che "ha fatto emergere - come per contrasto - il candore di chi non ha nulla da nascondere circa le proprie concrete reali intenzioni e le motivazioni concrete delle proprie scelte". Del resto, ha precisato il presidente della Cei, "sul vescovo negazionista ci siamo già espressi in termini di severa condanna. Nessuno, tuttavia, poteva aspettarsi che le polemiche sarebbero proseguite in maniera tanto pretestuosa". Nemmeno quelli che Williamson, dall'interno della Chiesa, hanno criticato. Caso Englaro. E' qui che il portavoce dei vescovi italiani maggiormante si scatena. Una vicenda, quella di Eluana, che Bagnasco bolla come "un'operazione tesa ad affermare un diritto di libertà inedito quanto raccapricciante: il diritto di morire, darsi e dare la morte in situazioni da definire". E contro la deriva - o il fantasma dell'eutanasia - secondo Bagnasco non ci sono alternative: il Parlamento (italiano naturalmente) deve fare di tutto per approvare al più presto una legge sul testamento biologico che impedisca il verificarsi di casi simili a quella di Eluana. Un invito - un monito o un diktat? - che arriva proprio alla vigilia del voto del Senato sulla legge relativa al "fine vita". Le accuse di ingerenze nella politica italiana da parte del Vaticano saranno, come afferma Bagnasco, "grottesche". Vero è che al voto si va tra pochi giorni e che certo non sono neutri né neutrali i richiami alla politica istituzionale cui "spetta agire per approvare, senza lungaggini o strumentali tentennamenti, un inequivoco dispositivo di legge che preservi il Paese da altre analoghe avventure". Strumentale, in realtà, sembra il modo in cui il cardinal Bagnasco si dilunga su una vicenda che richiederebbe, al momento, solo silenzio. Le sue sono parole dure, definitive. Parole che dividono il mondo tra "buoni" e "cattivi", tra credenti e non credenti, tra chi fa discendere l'uomo da dio e chi, con Darwin, lo colloca nel mezzo di un'evoluzione ancora in corso. Di Eluana dice Bagnasco: "Benché non fosse attaccata ad alcuna macchina e benché sia da tempo invalso quel saggio principio di precauzione per il quale nulla di irripristinabile va compiuto se i dati scientifici non consentono una valutazione obiettiva del rischio, si è voluto decretare che a certe condizioni poteva morire". Di più. Una storia dolorosa, quella di Eluana, eppure umanissima: "quasi essa potesse esistere solo nei termini in cui la desideriamo noi, priva di imperfezioni o asperità". Poteva risparmiarselo. Così come poteva risparmiarsi l'elogio delle "Suore Misericordine", le uniche - a quanto pare - ad essersi prese a cuore la sorta di Eluana: "Se c'è chi considera Eluana morta, lasciatela a noi che la sentiamo viva". Così avrebbero dichiarato. Se questo hanno detto davvero, è con loro che vorremmo parlare e non con il cardinale Angelo Bagnasco. Perché Eluana non era "aspra" o "imperfetta". Eluana non c'era. E per finire il condom. Anche in questo caso nessuno - politici, Ue, vaticanisti, Ong - avrebbe capito niente. Rispetto alla lotta all'Aids, Benedetto XVI si sarebbe semplicemente limitato a dichiarare che il condom non è servito e che meglio sarebbe stato concentrarsi sulla "promozione effettiva della donna". Insomma, un pellegrinaggio infestato da una polemica tutta occidentale - quella sui preservativi - che "francamente non aveva ragione di essere". Del resto non è forse vero che la stampa africana se ne sia quasi completamente dis disinteressata?
by Repubblica
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